Entro nella biblioteca di paese, con un sorriso indescrivibile stampato sul volto. Mi è mancato venirci, nonostante non sia così emozionante come quando c'era Meredith. Eliot si siede all'ingresso, conoscendo la regola di Arline, e io gli sorrido dolcemente. Mi guardo intorno alla ricerca di colei che da quando sono arrivata qui, vuole che mi fidanzi con suo nipote, che per mia fortuna o sfortuna, questo non lo so ancora, non ho mai visto.
«Mirea?» Mi volto di scatto in direzione della voce, correndole incontro e stringendola in un abbraccio.
«Arline, mi sei mancata!» Mi strige forte tra le sue piccole braccia e inizia a farmi muovere da destra a sinistra, cullandomi.
«Anche tu, piccola.» Afferma e io non posso non sorridere. Ci stacchiamo dall'abbraccio e lei inizia con il suo interrogatorio «Come sei arrivata qui?» La seguo mentre sistema alcuni negli appositi scaffali.
«Sono arrivata qui con il figlio di Meredith...» immediatamente mi mordo la lingua ma quando lei si volta verso di me, guardandomi stupita e con un luccichio negli occhi, comprendo che già era a conoscenza dell'esistenza di Nolan.
«Nolan?» Annuisco tornando a respirare «Dov'è ora » Ci spostiamo nello scaffale dedicato ai libri di storia.
«Doveva fare un tatuaggio, ma gli ho detto di venire qui quando avrà terminato.» Si volta nella mia direzione sorridendomi felice come non l'ho mai vista.
«Come sta George?» Inarco un sopracciglio alla sua domanda.
«Non dovresti dirlo tu a me, dato che abitate e lavorate, vicino?» Sorride beffardamente. Nonostante sia una donna anziana, ha una vitalità che sembra essere più giovane di me.
«Adesso sei tu che vivi con suo figlio.» Alza un angolo delle labbra sorridendo maliziosamente e le mi gote diventano immediatamente dello stesso colore della copertina dei libri che sta posando: rosse. «E pensare che io sognavo che un giorno mio nipote ti avrebbe presentato come sua ragazza!» Esclama fingendosi amareggiata. Sorrido divertita scuotendo la testa.
«Come sai di Meredith e George?» Chiedo cercando di deviare il discorso, pur sapendo che dopo ritornerà a parlare, in qualunque modo possibile, di suo nipote.
«Come tu ben sai, io non ho avuto figli, ma dopo la morte di mia sorella e suo marito, ho cresciuto Joel come se fosse mio figlio e quando la prima volta, circa vent'anni fa, Meredith è entrata da quella porta, io ho visto dentro di lei tutta la sofferenza che per anni si è tenuta dentro di sé. Così pian piano lei iniziò a parlare con me, l'aiutai a trovare un lavoro, a comprare la casa che ora ha lasciato a te e lei in cambio mi ha raccontato a poco alla volta, quello che la resa così chiusa nel suo mondo fatto di pittura.» Sorrido pensando a quanto lei amava perdersi in ciò che dipingeva. «Posso aiutare te ora?» Mi sorride dolcemente mentre si versa una tazza di tè, nel retro della biblioteca.
«Veramente, vorrei trovare un piccolo lavoro.» Affermo alzando di poco le spalle, imbarazzata dalla mia richiesta.
«Capiti al momento giusto!» Urla uscendo da dietro alla tenda rossa. «Proprio in questi giorni, pensavo di aver bisogno di qualcuno che mi aiuti a tenere in ordine la biblioteca, io non ho più tutte queste forze e ora è anche iniziato il mese in cui nel primo pomeriggio, inizia l'ora di lettura per i bambini più piccolo, che sporcano tantissimo.» Sul mio volto compare un enorme sorriso.
«Davvero?» Chiedo con la paura che mi stia solo prendendo in giro. Annuisce vigorosamente con il capo, mentre da sotto al bancone prende una pili di libri, porgendomela.
«Puoi iniziare anche in questo momento, mentre aspetti il tuo cavaliere» ammicca e io prendo i libri dalle sue mani «Devi metterli in ordine alfabetico, nello scaffale dedicato ai classici.» Annuisco e mi sposto nella direzione dello scaffale da lei indicato. Delicatamente, lascio scivolare sui ripiani i libri, sfiorando le copertine con i polpastrelli e soffermandomi su un libro che mi fa sorridere immediatamente e non solo perché è uno dei libri che amo alla follia, ma perché è la stessa copia di quello che io ho a casa dove ho lasciato la lettera di Meredith. Sorrido davanti al titolo: orgoglio e pregiudizio. Ho amato dal primo istante la storia d'amore tra Elizabeth Bennet e il signor Darcy. Un amore che si pensava non poter mai nascere a causa delle loro reciproche opinioni sull'altro, ma come sempre l'amore ti sorprende e tu riesci a cambiare opinione. Elizabeth cambia opinione dopo aver letto la lettera che il signor Darcy le aveva scritto e da lì posso dire di aver iniziato a sognare un amore come il loro. Un amore dove ci si innamora di qualcuno che non ti saresti mai aspettato di poter amare, ma che ti fa star bene come nessun altro prima. Sospiro e con ancora il sorriso sulle labbra, poso il libro e finalmente posso ritornare da Arline.
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Aiutami a volare
Romance[completa] Per Mirea Huber e Nolan Beckham la vita era un susseguirsi di istanti. L'istante, quella frazione minima di tempo, in cui è possibile fare qualsiasi cosa si voglia come ritornare a vivere, imparare ad amare ma soprattutto amare se stessi...