CAPITOLO V revisionato

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Liam mi sveglia, avvisandomi che stanno tutti cenando; il banco di nebbia è ormai stato superato, perciò possiamo toglierci le maschere. Ci sediamo vicini e riprendiamo la conversazione iniziata durante il pranzo e, come tutte le sere, finito di mangiare, partono la musica e i balli disordinati ma allegri. Ripenso al dialogo avuto con il Comandante, prima di addormentarmi; lo cerco con lo sguardo e lo trovo seduto vicino al capitano. Stanno chiacchierando, ma il guerriero continua ad avere un'aria diversa dal solito.

La ciurma danza in cerchio e Liam si sporge verso di me, invitandomi a ballare. A causa del suo occhio bendato però, non ci vede bene; così, ci ritroviamo più volte a pestarci i piedi a vicenda e ad andare a sbattere contro gli altri. Dopo le vicende dell'inseguitore e del banco di nebbia, c'è di nuovo un'atmosfera serena sulla nave e ne sono contento.

Terminati i canti, tutti si ritirano per andare a dormire, tranne il Comandante, che vedo scendere sottocoperta insieme al cuoco. Io e Liam restiamo sul ponte ancora un po'; mi racconta le storie che ha sentito durante i suoi viaggi e lo sto ad ascoltare volentieri, rendendomi conto che inizio a sentirmi leggermente meglio.

«Domani arriveremo alle Isole Verdi» mi dice alla fine. «Andiamo a riposarci, sarà una giornata impegnativa»

Scendiamo sottocoperta; sono ancora tutti svegli, così mi sistemo senza preoccuparmi di fare troppo rumore. Mi stendo sul materasso con le gambe accavallate, a fissare le sinuose venature delle assi di legno sopra la mia testa.

«Ragazzo» il guerriero compare accanto a me con una ciotola piena di un liquido azzurro in mano. «L'ha preparata il cuoco con delle alghe. Serve a inibire gli effetti della nebbia»

Me la passa e sto per portarla alle labbra, ma il Comandante mi blocca subito.

«Non si beve!»

Tira fuori un panno arrotolato e lo intinge nella ciotola, a mo' di spugna.

«Devi bagnarci la pelle, in modo che il liquido venga assorbito»

La pelle. Deglutisco forte, temendo la risposta alla domanda che sto per fare.

«Tutto il corpo?»

Il Comandante annuisce e io mi giro a guardare i marinai, che per fortuna non stanno badando a me. Questo però, non mi garantisce che poi non si volteranno. Lancio uno sguardo impaurito al guerriero e lui capisce al volo.

«Non dirmi che ti stai preoccupando per le macchie»

«Mi vergogno... non voglio che le vedano»

«Ma devi rimetterti. Domani sbarchiamo, è importante che tu sia in forze, anche mentalmente. Dobbiamo essere sicuri che gli effetti della nebbia se ne vadano del tutto»

Vedendo che non reagisco neanche a quelle parole, appoggia il panno dentro la ciotola e si avvicina, tendendo la mano verso di me.

«D'accordo, passami quel lenzuolo»

Faccio come dice; lui mi fa alzare e me lo avvolge intorno, reggendolo con entrambe le mani e lasciandomi abbastanza spazio affinché io possa muovermi dietro la lunga stoffa, senza essere visto.

«Non ti guardo, tranquillo»

Inizio a spogliarmi, un po' titubante. L'ho fatto così tante altre volte. E in maniera provocante. Perché adesso è così diverso? Il guerriero tiene saldamente il lenzuolo tra le mani, con gli occhi chiusi.

«O-ok, fatto»

Apre leggermente un occhio e, senza puntare lo sguardo direttamente su di me, mi passa la ciotola con il panno.

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