Il Comandante mi ha detto di andare a fare due passi per schiarirmi le idee e riprendermi del tutto, così passeggio per il cortile della casa, aspettando di andare a cenare insieme agli altri.
Mi sono trasformato. Mi sembra ancora qualcosa di assurdo, come se stessi leggendo un racconto inverosimile. E invece è successo. Ed è stato orribile.
O meglio, mi sentivo forte, davvero forte, come mai prima d'ora. So, tuttavia, che non era una forza ben indirizzata. Quante cose potrei fare con un'energia del genere! Quante persone potrei proteggere, quante famiglie difendere. E invece ho attaccato il Comandante.
Ho bisogno di camminare e far respirare i pensieri.
Arrivo in un locale della casa in cui non ero ancora stato; ci sono poche persone qui, ma poco lontano scorgo Akame, indaffarata a impastare delle erbe in una ciotola.
Anche lei si accorge di me e mi chiama subito.
«Kees! Stavo per venire a cercarti. Prendi queste»
Mi avvicino e il mio olfatto è letteralmente devastato dall'odore pungente della poltiglia rossastra, che la ragazzina sta mescolando energicamente.
Oltre alla ciotola, mi porge alcune bene e mi accorgo che, per la prima volta, ha le mani pulite, senza il pastrocchio di colori che di solito usa per dipingere. Le esili dita si snodano sinuose, reggendo il contenitore; sono bianche, quasi lattiginose, se non per le punte rosate, che mi ricordano le conchiglie che vedevo sempre nella mia isola. Bianche con le estremità rosa.
«Ho cucito le ferite a Si Woo. Adesso è al fiume, per sciacquare via il sangue. Mio padre ha detto di portagli quest'impasto, deve mettercelo sopra»
Le ferite. Le ferite che io gli ho procurato.
Prendo tutto, ringraziando la ragazzina, e mi avvio verso il fiume.
Non posso fare a meno di sentirmi in colpa. Dopotutto, sono stato io a ridurlo in quel modo, prendendogli il pugnale e mordendolo al collo. Evidentemente, il Profeta aveva le sue buone ragioni per essere preoccupato. Nonostante questo, però, ci ha lasciati fare. Ci ha lasciati combattere, fidandosi ciecamente delle capacità del Comandante e del fatto che io sarei riuscito a fermarmi. Queste persone hanno fiducia in me, più di quanta io ne abbia in me stesso.
Raggiungo la riva e vedo il Comandante, con le maniche della camicia arrotolate, mentre sciacqua via le ultime tracce di sangue.
Il sole è appena tramontato, ma c'è ancora una quantità di luce sufficiente a permettermi di vedere ciò che mi circonda.
«Comandante»
«Scricciolo. Che fai qui?»
«Akame mi ha dato queste»
Gli mostro la ciotola e le bende e mi siedo sull'erba, aspettando che lui finisca di pulirsi.
«Per le ferite?»
«Sì» annuisco, stringendo nervosamente il contenitore in legno.
Poco dopo mi raggiunge, si asciuga con un panno e si siede sull'erba, accanto a me. Insieme alla ciotola e alle bende, Akame mi ha dato una piccola paletta di bambù, per poter stendere l'impasto con più facilità.
«F-faccio io?»
«Te ne sarei grato» mi sorride e immediatamente distolgo lo sguardo, sentendo le guance scaldarsi.
Raccolgo un po' dell'impasto sulla paletta e inizio a stenderlo lentamente, prima sul suo collo, poi sopra i tagli causati dal pugnale, mentre le mie narici sono di nuovo assediate dal terribile odore di questo intruglio.
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Lasciati salvare
RomanceCOMPLETATA Kees ha vent'anni e non sopporta ballare e spogliarsi nella taverna in cui è costretto a lavorare, da quando si è ritrovato a vivere da solo con il fratello. Ancora di meno, sopporta l'essere stato scelto come Sacrificio della Profezia. ...