CAPITOLO IX revisionato

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Facciamo colazione mentre Enya ci spiega che l'aiuto di cui parlava consiste nel raccogliere le provviste per il viaggio.

Ci addentriamo nella foresta con grandi ceste da riempire di frutti e bacche. Seguo le istruzioni di Makenna per raccogliere solo le bacche commestibili e scegliere i frutti migliori.

Camminiamo a lungo, finché non intravedo dei frutti maturi attaccati a un ramo molto alto, quasi sulla cima della pianta. Hanno un bel colore.

Punto i piedi sul tronco dell'albero e inizio a tirarmi su. Arrivo a circa quattro metri di altezza e mi fermo a cavalcioni su un grosso ramo; uno dei frutti è proprio sopra la mia testa, circondato da lunghe spine. Mi alzo in piedi, cercando goffamente di non perdere l'equilibrio; mi appoggio al tronco con una mano e allungo l'altra verso il frutto. È troppo in alto.

Guardo sotto di me attraverso i rami; gli altri sono ormai lontani dall'albero su cui mi sono arrampicato. Capisco che dovrò prendere il frutto da solo, facendo attenzione a non precipitare rovinosamente a terra, scenario verificatosi già numerose volte nella mia isola. Allontano con estrema lentezza la mano dal tronco, bilanciandomi per rimanere in piedi, e tiro leggermente la manica della camicia per coprirmi il palmo e prendere il frutto senza pungermi. Sto per riuscirci, quando la voce del Comandante, che mi chiama con il suo solito tono tra l'allarmato e l'arrabbiato, mi fa sobbalzare e in un attimo perdo l'equilibrio.

Il ramo sotto i miei piedi sparisce improvvisamente.

La caduta sembra durare un'eternità e mi toglie il fiato, fino a che non sento di botto il terreno duro contro il mio corpo. Il colpo è talmente forte, che per qualche secondo non riesco a respirare, poi sento due mani sollevarmi la testa.

Riconosco la voce di Makenna, all'inizio è lontana e non capisco cosa mi stia dicendo, solo dopo inizio a distinguere un suono che sembra il mio nome. Altre mani mi afferrano e il Comandante mi compare davanti, fissandomi con gli occhi spalancati.

«Sto bene» tossisco, mentre cerco di mettermi a sedere.

Solo in questo momento, avverto la spalla destra bruciarmi tremendamente.

«Mmh, è una brutta ferita... Che, però, ti ha salvato la vita. Se quei rami non avessero rallentato la tua caduta, a quest'ora saresti conciato molto peggio» Makenna strappa un lembo dei suoi indumenti e me lo avvolge intorno alla spalla stringendo forte la stoffa. «Dobbiamo spostarci. Subito»

«Perché?» mi tiro su a fatica, ancora intontito.

«Stai perdendo sangue. Gli inseguitori ne avvertono l'odore anche a grandi distanze. Non possiamo rischiare»

Ci rimettiamo in cammino, prendendo tutte le ceste e proseguendo a passo spedito; intravedo il Comandante lanciarmi un'occhiataccia, con la fronte aggrottata e lo sguardo severo.

«Devi allenarti sul mantenere l'equilibrio»

«Lo so, scusi»

«C'erano ancora molte provviste da raccogliere in questa zona»

Non mi piace il modo in cui mi sta fissando, come per accusarmi. Non sono mica caduto di proposito.

«Guardi che non è stata colpa mia, è lei che mi ha distratto»

«Non ti vedevo più. Sai che non voglio che ti allontani»

Mi blocco di colpo, puntando i piedi a terra. Va bene preoccuparsi un po', ma così è decisamente troppo.

«Ma qual è il suo problema?»

«Come, scusa?» il guerriero si gira lentamente, con uno sguardo torvo che si conficca nelle mie iridi.

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