CAPITOLO XXXVI revisionato

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I giorni al villaggio sono trascorsi sorprendentemente in fretta, tra chiacchierate e guerre con i cuscini nello studio del medico e battaglie di palle di neve per le vie imbiancate. Ho realizzato di avere gli amici più sleali del mondo, che non hanno esitato ad attaccare me e Si Woo alle spalle più volte, nonostante fossimo ancora convalescenti. Sono stati giorni scanditi dal susseguirsi di mucchietti di neve infilati dentro i vestiti che, con la loro gelida discesa lungo la schiena, ci facevano rabbrividire e di ciuffi di piume tirate fuori dai cuscini che ci entravano in bocca senza pietà, attaccandocisi alla lingua. Sì, assolutamente sleali.

Ammetto, però, che ciò che mi ha sconvolto di più è stato quando un giorno, finalmente, ho potuto dire di sentirmi molto meglio e il Profeta ne ha approfittato subito per scaraventarmi su di un mucchio di neve, sostenendo che era dunque giunto per lui il momento di prendere parte alle nostre battaglie. Inutile dire che ci siamo istantaneamente arresi tutti; l'abbiamo visto combattere contro gli Huai e gli inseguitori e non avevamo alcuna intenzione di fare la loro stessa fine. Solo Akame ha tentato un attacco, munita di palle di neve, ma si è ritrovata ben presto ricoperta interamente di bianco, perfettamente mimetizza con l'ambiente.

Ora siamo tornati alla casa del Profeta; la neve che ricopriva la vetta del monte aveva già iniziato a sciogliersi sul sentiero del ritorno e, una volta giunti alla città sul mare, ci siamo resi conto che qui l'inverno è praticamente agli sgoccioli. Sono passate alcune settimane e i timidi raggi del sole hanno iniziato a portare qualche accenno di primavera, sebbene ancora lontana, nei cortili interni della casa, rendendo il clima un po' più piacevole. Abbiamo ripreso ad allenarci e sia io che Si Woo ci siamo finalmente potuti togliere le bende, nonostante alcuni movimenti continuino a darci improvvise fitte di dolore. Il Profeta ci prepara ogni giorno infusi e impasti di erbe, assicurandoci che presto ci rimetteremo del tutto.

Esco dalla camera e mi dirigo al piano terra, all'esterno, dove sono allineati sotto un porticato i catini per lavarsi. Mi piace venire qui all'alba, quando le prime luci filtrano lievi tra le foglie degli alberi; c'è un'aria più fresca, la mattina presto, che mi carica di energia. In più, a quest'ora è difficile trovare qualcuno in giro, perciò posso lavarmi in tranquillità.

Mi avvolgo in un grande panno e corro di nuovo al piano di sopra, sfregandomi le braccia addosso durante il tragitto per riscaldarmi un po'. Mi fiondo nella stanza ancora avvolta nella penombra e mi posiziono sullo sgabello davanti al comò di Si Woo, sopra il quale è appeso un vecchio specchio piuttosto grande. Si Woo intanto si sta alzando, per darmi il cambio e andare a lavarsi anche lui; mi passa accanto lasciandomi un bacio sulla testa, mentre cerco di dare un senso ai miei capelli.

Una volta sistemati, lascio che il panno mi scivoli giù dal corpo e mi fermo per un istante a scrutare l'immagine riflessa allo specchio, prima di rivestirmi. Mi sembra quasi impossibile che quello che vedo sia realmente io; da quando sono partito dalla mia isola la mia massa muscolare è notevolmente aumentata, nonostante il mio corpo rimanga comunque asciutto, e i capelli mi si sono allungati parecchio, tanto che ora devo legarli dietro come mi ha insegnato Enya, se non voglio ritrovarmeli perennemente davanti agli occhi. Tuttavia, ciò su cui mi soffermo di più con lo sguardo sono le cicatrici. Le nuove cicatrici che ora mi ricoprono il corpo. Proprio adesso che stavo iniziando ad accettarlo, proprio ora che le mie macchie avevano cominciato a non sembrarmi qualcosa di cui vergognarmi. Passo un dito leggero sulla cicatrice più grande, che si allunga sul fianco sinistro. E va bene, sarà di nuovo dura, ma ce la farò. Sono cicatrici che hanno un significato...

Si Woo torna nella stanza con un panno appoggiato intorno al collo; per un attimo non lo noto neanche, continuando a fissare la mia immagine allo specchio, poi incontro il riflesso del suo sguardo e trasalisco, accorgendomi che mi è appena arrivato alle spalle.

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