CAPITOLO XIV revisionato

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Entriamo nel grande cortile interno, che è pieno zeppo di guerrieri, radunati intorno a qualcosa, o qualcuno, che ancora non riesco a vedere. Il Comandante inizia ad avanzare e, in un attimo, la calca si divide in silenzio, creando un corridoio attraverso il quale possiamo passare. Sento gli occhi di tutti puntati su di me, mentre cammino incerto dietro Shaoran.

A un tratto ci fermiamo e una voce calda risuona tra le mura che circondano il cortile.

«Si Woo, bentornato!»

«Maestro!»

Mi sporgo leggermente, per vedere ciò che sta succedendo: un uomo sulla cinquantina, dagli splendidi abiti azzurri sta abbracciando il Comandante e lui ricambia. Accanto a loro è seduta una tigre, che osserva tranquilla la scena. Riconosco immediatamente l'uomo e l'animale: sono gli stessi del dipinto che ho visto, solo qualche ora fa, nella stanza di Akame. Il Profeta.

Si accorge di me e mi sorride dolcemente.

«Kees, vieni pure avanti»

Come fa a conoscere il mio nome?

Avanzo di qualche passo, continuando a percepire nettamente gli sguardi della folla fissi su di me, mentre nel cortile regna il silenzio più totale.

Gli arrivo davanti e lo guardo negli occhi.

Di colpo tutta la tensione svanisce.

Non mi era mai capitato di trovarmi di fronte a qualcuno e sentire una calma tale. Non riesco a distogliere lo sguardo da quelle iridi. È come se non mi stesse osservando solo lui, ma l'universo intero. Sono osservato e sono accolto. Con tutti i miei difetti e tutte le mie paure: sono accolto. Osservato, senza essere giudicato.

«Hai fatto buon viaggio?»

«S-sì» mi accorgo di essere rimasto a bocca aperta e la chiudo subito, per cercare di togliermi di dosso l'espressione da ebete che sicuramente sto esibendo.

«Bene. Immagino avrai tante domande»

«Abbastanza, in effetti»

Guardo il Comandante, che sta ritto in piedi accanto a noi con le braccia incrociate dietro la schiena. Mi ha tenuto nascoste diverse informazioni e ora, finalmente, potrò avere delle risposte. So che l'ha fatto per una giusta causa, deve per forza essere così, ma non posso fare a meno di sentirmi agitato e forse anche risentito con lui, che si comporta in modo così misterioso. Sono io a sbagliare, nel pretendere di conoscere la verità, tutta e subito?

Seguiamo il Profeta nei locali interni, con la tigre che gli cammina a fianco, docile e allo stesso tempo maestosa.

«Lei è Guogan» il Profeta indica la tigre che, con mia grande sorpresa, si volta verso di me, chinando leggermente la testa. Come se volesse salutarmi, avendo capito di essere stata appena presentata.

«Devo purtroppo chiederti di attendere fino a domani, per le domande» il Profeta si gira leggermente indietro, per guardarmi in volto. «Ti prometto che risponderò a tutto quello che vorrai, ma stasera preoccupatevi solo di mangiare e riposare»

Facciamo come dice; ceniamo in una sala con lunghissime tavolate insieme agli altri guerrieri e, dopo il pasto, ci raduniamo nel cortile interno. Il Profeta inizia a raccontare del suo ultimo viaggio e tutti lo ascoltiamo affascinati.

Quando ormai la luna è alta nel cielo, ci augura la buonanotte e la folla inizia a recarsi negli alloggi, così anch'io scendo al piano inferiore, insieme a Liam e agli altri.

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