CAPITOLO XXXVIII revisionato

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Faccio colazione assorto nei pensieri, mentre alcuni guerrieri sono intenti a sistemare le vetrate frantumate ieri sera dagli inseguitori. Il Profeta ci ha comunicato di buon'ora che Hurrit ed Eirik si sono svegliati, così tra poco scenderò di sotto con Si Woo. Anche se dopo l'incubo ho impiegato parecchio tempo prima di riaddormentarmi, il resto della notte è per fortuna trascorso più serenamente.

Finisco di mangiare e raggiungo uno dei cuochi nelle cucine per chiedere due vassoi da portare nella stanza sotterranea.

«Che devo darti, ragazzo? Ho qualche avanzo della cena di ieri, o–»

«No, mi dia ciò che avete servito a noi a colazione»

Il cuoco mi fissa interdetto, inarcando le sopracciglia.

«Le... le stesse cose?»

«Sì, le stesse cose...» affermo nuovamente, senza saper dire chi tra me e lui abbia l'aria più spaesata. «Perché dovrei portar loro gli avanzi di ieri?»

«P-perché...» il cuoco sembra riscuotersi e aggrotta ancora di più la fronte. «Credevo che quei due fossero vostri prigionieri»

«Beh, di solito, ai prigionieri...» non finisce la frase; continuiamo a fissarci disorientati finché non sento una mano appoggiarsi sulla mia spalla.

«Lascia spesso di stucco anche me» Si Woo è entrato nella cucina e si rivolge al cuoco. «Faccia quello che il ragazzo le dice, non si preoccupi»

Così l'uomo sistema alcune ciotole su due vassoi, riempiendole con le stesse appetitose pietanze che c'erano sulle lunghe tavolate stamattina, mentre Si Woo fa preparare due bicchieri di tè caldo.

Scendiamo nei sotterranei insieme al Profeta e raggiungiamo la porta della stanza, dalla quale proviene un vociare sommesso. Prima di entrare, il Profeta recita un altro breve incantesimo.

«A cosa serve questo? Sta togliendo la barriera?» domando incuriosito.

«No, la barriera sarà sempre attiva. Solo voi potrete varcarla a vostro piacimento, loro non potranno attraversarla» infila la chiave nel lucchetto e inizia a togliere il catenaccio. «L'incantesimo che ho recitato serve solo temporaneamente per bloccare le loro braccia, in modo che possiate entrare e parlare senza rischiare di essere aggrediti. Si scioglierà da solo, non appena avrete fatto ritorno da questo lato della barriera»

Detto ciò, apre la porta e ci lascia entrare.

Hurrit è disteso sul divanetto, a esibire un'aria sfrontata che lascia intuire che non gli importi niente della sua condizione, di dove si trovi e di cosa potrebbe accadergli. A testimonianza di quanto si senta nettamente superiore a noi, intoccabile. Eirik, d'altra parte, è seduto sul secondo divano, dritto e teso. Ogni centimetro del suo corpo trasuda preoccupazione. Lancio una rapida occhiata a Si Woo, che regge uno dei vassoi accanto a me, e mi accorgo di quanto il suo sguardo sia glaciale, fisso su Hurrit.

Emetto un colpo di tosse, cercando più che altro di scrollarmi la tensione di dosso, e mi avvicino al tavolino ai piedi di Eirik per appoggiare il vassoio.

«Cos'è, roba avvelenata?» la voce di Hurrit ha un tono tagliente e denigratorio, mentre si limita a fissare Si Woo, che si sta avvicinando al tavolo di fronte a lui.

«No, è soltanto la colazione» rispondo con tono piatto e dispongo le ciotole e il bicchiere di tè fumante.

Eirik scatta in avanti e, anche se non può muovere le braccia a causa dell'incantesimo, si sporge verso il vapore profumato che fuoriesce dalle ciotole, strabuzzando gli occhi. Da quant'è che questo ragazzo non fa un pasto decente?

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