CAPITOLO XXXII revisionato

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Si Woo apre la porta e mi fa entrare; l'interno è molto accogliente, con un camino che riscalda tiepidamente l'ambiente e lo avvolge con la sua luce morbida, alla quale si aggiunge quella di alcune lanterne appese alle pareti. I tavoli in legno sono rotondi e al centro di ognuno di essi è accesa una piccola candela, appoggiata su un piattino di ferro. La taverna è quasi piena, ma si tratta di persone tranquille, intente a mangiare in compagnia e chiacchierare allegramente, senza fare troppo baccano. Un ambiente totalmente diverso da quello che ero solito frequentare.

L'oste si avvicina, ci saluta educatamente e ci fa accomodare a un tavolo, informandoci riguardo ciò che sua moglie sta cucinando stasera. Ne ordiniamo due porzioni e l'uomo scompare dietro una porta, dopo averci salutati con un inchino.

Mi slaccio la mantella, dal momento che qui dentro è molto più caldo rispetto a fuori, e l'appoggio sullo schienale della mia sedia. Si Woo, che è seduto di fronte a me, fa lo stesso con la giacca, rivelando una camicia senza colletto dalla stoffa candida e morbida, larga abbastanza da lasciar intravedere le clavicole.

Do un'occhiata in giro e mi godo l'atmosfera rilassata del posto, facendo scorrere lo sguardo sui quadretti che adornano le pareti. Sono tutte rappresentazioni naturali, che hanno per protagonisti boschi, ruscelli, campi di fiori, vette innevate...

Lo sguardo mi cade su Si Woo, che mi fissa in silenzio. Allunga una mano sul tavolo, con il palmo rivolto verso l'alto. Gliela prendo con un sorriso; lui avvicina la mia alla sua bocca e inizia a saltare con dei piccoli baci da una nocca all'altra. Poi si appoggia il mio palmo contro una guancia, per tornare a guardarmi negli occhi, mentre sfrega il viso sulla mia mano. Dov'è finito il guerriero austero che avevo incontrato mesi fa?

«Ti piace qui?»

«Sì, Comandante, è un posto molto carino»

Il suo sorriso si allarga e il suo sguardo si fa ancora più dolce, accendendogli gli occhi di una luce brillante e affettuosa.

«Voglio darti una cosa» si alza dalla sedia e si avvicina a me, che lo guardo spaesato.

Mette una mano in tasca e tira fuori un sacchetto di stoffa, lo stesso che gli era caduto prima che partissimo a cavallo. Lo apre e si porta alle mie spalle, coprendomi così la visuale e impedendomi di vederne il contenuto. Provo a voltarmi, ma le sue braccia mi passano improvvisamente davanti e qualcosa picchietta sul mio petto. Abbasso lo sguardo e vedo un turchese, al quale è fissata una piccolissima struttura di ferro attraversata da una catenina. Lo sento armeggiare dietro la mia nuca finché le sue mani non si fermano e lui torna davanti a me.

Faccio saettare lo sguardo dal suo viso alla pietra che pende dal mio collo, sfiorandola delicatamente con le dita. Mi ha regalato un ciondolo...

Un lampo mi attraversa la mente e sposto subito l'attenzione al pugnale di Si Woo, che è come sempre fissato alla sua cintura. Osservo attentamente l'impugnatura e lo vedo: un foro, scavato nell'elsa, dove un tempo c'era di sicuro un turchese. Mi ha regalato una delle sue pietre.

«Non è di tuo gusto? È il turchese più bello che avevo, ero contento che lo tenessi tu. Ha lo stesso colore delle spiagge della tua isola, pensavo ti potes–»

«Mi piace tantissimo» pronuncio la frase tutta d'un fiato, mentre un nodo di commozione mi serra la gola. «Non mi era mai stato fatto un regalo del genere»

«Non è poi così strano, regalare un ciondolo»

«No, intendevo... questa pietra era sua» il nodo che sento non ne vuole sapere di scendere, nonostante io continui a deglutire. «So quanto sia importante il pugnale per voi guerrieri dell'Esercito Celeste. Lei ha... preso una pietra da–»

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