CAPITOLO III revisionato

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Fisso le assi di legno, sdraiato sul materasso, e ascolto il rumore delle onde che si infrangono sulla nave. Vorrei che il suono del mare bastasse a riempire il vuoto che sento. Non posso permettermi di avere paura. Dovrò andare in battaglia e dovrò essere coraggioso, per tutti quelli che stanno sperando in me. Gran bell'affare, Guerriero Celeste. Non potevi scegliere eroe peggiore.

Sento qualcuno scendere le scale e il Comandante compare al mio fianco.

«Vieni a mangiare»

Non ho molto appetito, ma lo raggiungo comunque.

Il cadavere dell'inseguitore è sparito, rimane solo una traccia sbiadita della chiazza di sangue nel punto in cui la bestia era caduta.

Tutti mangiano in silenzio; cerco di vedere se il marinaio ferito è con noi, ma non c'è.

«Dov'è l'uomo che è stato colpito al volto?»

«Nella mia cabina» risponde il capitano. «L'abbiamo portato lì, per farlo riposare meglio»

Dopo pranzo scendo sottocoperta e prendo un po' di frutta candita dai cesti che mi hanno donato gli abitanti del mio villaggio.

Busso alla porta della cabina del capitano, ma nessuno risponde, così abbasso la maniglia ed entro. All'interno è buio, neanche le lampade ad olio sono accese. Avanzo lentamente, urtando qualcosa di tanto in tanto, fino ad arrivare al letto. C'è troppa poca luce per vedere bene, ma riesco a distinguere una sagoma distesa. Questa si volta e mi accorgo che una benda gli avvolge il volto, lasciando liberi solo un occhio e la bocca.

«Ti ho portato un po' di frutta candita, pensavo ti avrebbe fatto piacere»

Il marinaio non risponde, ma intravedo una fila di denti bianchi e ciò basta per lasciarmi intendere la sua gratitudine, così lascio la frutta vicino al letto ed esco.

Fuori dalla cabina trovo il Comandante che mi aspetta, a braccia conserte.

«Cambio di programma per oggi pomeriggio, vieni con me»

«Dove?» chiedo, iniziando a seguirlo.

«Hanno deciso di pescare. Diversi banchi di pesci vengono a mangiare poco lontano da qui, ma il fondale non è sufficientemente profondo da permettere alla nave di raggiungerli» inizia a spiegare. «I marinai stanno andando là con delle scialuppe, per cuocerli poi sui falò a riva. Ci uniamo anche noi»

Mi guardo intorno e mi accorgo, infatti, che alcuni uomini stanno calando giù delle imbarcazioni più piccole, nelle quali hanno caricato le reti e tutto l'occorrente per la pesca.

Ogni barca ha posto per circa quattro persone; seguo il guerriero fino alla scialuppa che ha puntato e saliamo a bordo insieme ad altri due marinai, che iniziano subito a remare.

Scivoliamo lentamente sull'acqua, dirigendoci verso una scogliera. Il paesaggio è meraviglioso. Se non fosse, ovviamente, per il ricordo terrificante e ancora vivido della bestia nera, che vi nuotava minacciosa solo poche ore fa, verrebbe voglia di tuffarsi.

Sbuffo. Non permetterò a quei mostri schifosi di rovinarmi anche l'immagine del mare.

«Non ce ne sono» la voce del Comandante mi richiama alla realtà.

«Cosa?»

«Di inseguitori. Non ce ne sono qui» tiene lo sguardo fisso verso il cielo azzurro, i gomiti appoggiati al bordo della scialuppa e la testa reclinata all'indietro.

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