CAPITOLO XXXV revisionato

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Quando la mattina dopo il rituale mi sono svegliato, il Profeta mi ha spiegato meglio le dinamiche di quanto successo. Durante il momento stesso del rito, il mio corpo ha subito ciò che ha passato Si Woo, in tutto e per tutto, per questo mi sono ritrovato con le ossa rotte e la carne squarciata. Una volta terminato, tuttavia, le ferite sono state come smezzate; perciò, ora i nostri tagli sono meno profondi e le nostre ossa soltanto incrinate. Questo non toglie il fatto che io provi dolore a ogni singolo movimento che compio, per alzarmi dal letto, per vestirmi o per masticare.

Ma il dolore più grande è quello che sento nel cuore. Perché ormai sono passati tre giorni e Si Woo non si è ancora svegliato. Giace immobile sul letto dello studio del medico, con il petto che si alza e si abbassa lentamente, mentre il terrore di vederlo fermarsi all'improvviso mi divora. Mi hanno permesso di rimanere qui con lui, per aspettare che le sue condizioni migliorino e che si svegli, ma al momento l'unica cosa che posso fare è osservarlo dormire, sperando con tutto me stesso che apra presto gli occhi.

I guerrieri sono tornati alla città sul mare dopo aver aiutato gli abitanti del villaggio a sgombrare le vie dai cadaveri e dalle macerie. Hanno fatto diversi viaggi, per portare viveri e medicinali, e ora sono di nuovo tutti nella grande casa. Il Profeta, invece, è rimasto qui, insieme a Makenna e agli altri, nonostante io abbia provato più volte a convincerli a tornare indietro, per riposarsi un po'. Non hanno assolutamente voluto ascoltarmi, dicendomi che aspetteranno qui finché Si Woo non si sveglierà, così da tornare a casa tutti insieme. Alcune persone li stanno ospitando nelle loro abitazioni, dal momento che dal medico non ci sono altri posti disponibili, ma vengono spesso a trovarci, a tenermi compagnia e a prendersi cura di noi.

È venuta anche la bambina che lo Huai aveva preso in ostaggio in cima al precipizio. È passata a salutarci insieme ai suoi genitori, promettendo che tornerà di nuovo per poter ringraziare di persona anche Si Woo.

Le ore scorrono con una lentezza straziante, i secondi sono scanditi dai fiocchi di neve che cadono silenziosi fuori dalla finestra, ricoprendo il terreno e cancellando le tracce della battaglia. Mi sembra di vivere in un perenne stato di angoscia, seduto sulla sedia in legno dello studio, con le mani intrecciate, ad aspettare... aspettare...

E aspettare è tutto ciò che posso fare ora. Aspettare e sperare.

Ti prego, Guerriero Celeste.

Sento bussare alla porta e poco dopo il Profeta entra, portando con sé la solita ciotola con il preparato di erbe da spalmare sulle nostre ferite e sui punti corrispondenti alle incrinature delle ossa. Mi aiuta a stendere la poltiglia maleodorante nelle zone del corpo che non riesco a raggiungere, poi passiamo a farlo su Si Woo, in silenzio, ripetendo i gesti che ormai conosciamo a memoria. Una volta terminato il procedimento, appoggia la ciotola e si siede sul letto accanto a me. Mi prende una mano e mi sorride, con la sua solita aria tenera, ma dalla quale traspaiono una certa preoccupazione e un senso di attesa che anche il Profeta desidera con tutto se stesso vedere presto appagato. Osservo le borse scure che gli contornano gli occhi; il medico mi ha detto che, non appena hanno finito di cucire le nostre ferite, anche il Profeta è crollato. Il rituale deve averlo sfinito e le notti insonni che sta passando, in attesa che Si Woo si svegli, non gli sono certo d'aiuto.

«È stanco, vero?»

«Un po', ragazzo» continua a sorridermi stringendo la presa sulla mia mano, poi sposta lo sguardo su Si Woo e così lo imito, fissando il suo volto pallido.

«Ha detto che questo rituale ha funzionato, una volta...»

«Sì... una volta sono riuscito a farlo funzionare. Tanto tempo fa... Altri Maestri, prima di me, hanno salvato delle vite con questo rito, ma anche lì si è trattato di eccezioni»

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