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Ho fame

HARRY'S POV

Dopo che Louis era scappato senza dire nulla mi ero scusato con i ragazzi e lo avevo seguito.

Dentro di me sapevo cosa stesse facendo, e gli occhi mi si riempirono di lacrime.
Avevo le mani tremanti quando presi le chiavi per aprire la porta.
Entrai e corsi verso il bagno, trovando l'uscio semi aperto.

Mi fermai a respirare.
Per un secondo mi passò per la testa di andarmene; non potevo sopportare tutta quella situazione più grande di me.
Sapere che la persona di cui ero innamorato soffriva così tanto da non riuscire ad alzarsi la mattina mi stava distruggendo.

Poi però, mi venne in mente il fatto che Louis non avesse nessuno all'infuori di me.
Se io me ne fossi andato nessuno sarebbe entrato in quel cazzo di bagno per dargli anche solo un abbraccio, o dirgli che sarebbe stato bene.
Lui si era fidato di me, si era aggrappato a me per non cadere, e nonostante la corda che lo teneva a galla si stesse lentamente spezzando io avrei dovuto fare di tutto per tenerla insieme.
Quella corda mi stava lacerando le mani, ma avrei sopportato tutto il dolore di questo universo e degli altri se avesse potuto fargli passare almeno un giorno con il sorriso.

Respirai a fondo e entrai.
Lo chiamai, ma come mi aspettavo lui non rispose.
Non dovetti camminare per molto dato che il suo corpo fragile mi intralciò la strada.

Mi accovacciai di fianco a lui, ma quando non si mosse la mia ansia aumentò.
Gli controllai il battito con le mani che tremavano e un respiro bloccato in gola; era ancora vivo.
Non era nemmeno svenuto, il suo cervello si era solamente isolato escludendo la realtà.

Lo faceva spesso.

Non avrebbe ricordato nulla di quel momento, come succedeva sempre in quella situazione.

Presi le bende e il disinfettante dal mobiletto e gli fasciai le braccia.
Al sangue per terra ci avrei pensato dopo.

Finito di aiutarlo lo abbracciai. Circondai il suo corpo con braccia e gambe e appoggiai la sua testa sulla mia spalla.
E piansi.
Piansi perché nuovamente mi resi conto del fatto che tutta quella situazione era più grande di me, perché avevo paura di svegliarmi la mattina e non trovarlo nel letto di fianco a me.
Temevo non sarebbe più riuscito ad essere felice, di non essere abbastanza per farlo stare bene.
Temevo di sentire il suo ultimo respiro da un giorno all'altro.

Mentre piangevo lo abbracciai forte e accarezzai ogni centimetro del suo viso con disperata delicatezza.

Rimasi così, fino a quando lui non permise al suo cervello di tornare alla realtà.

Mosse la testa e io aprii gli occhi di scatto; sorrisi istintivamente nel sentirlo presente accanto a me.

"Sei sveglio" sussurrai.

Lui annuì e appoggiò di nuovo la testa su di me non capendo cosa stesse succedendo.

"Perché piangi?" Disse in un mugugno.

"Non importa... l'importante è che tu sia sveglio." Feci una piccola pausa, ma non feci in tempo a continuare che lui mi interruppe.

"Cos'è successo?" Chiese disorientato e sull'orlo delle lacrime.

Sospirai sentendomi pesante, gli presi il viso tra le mani e gli accarezzai le guance con delicatezza.
"Ti ho disinfettato le braccia, ma non so quanto tu sia ancora sporco"

Sentii un sospiro seguito da delle pesanti lacrime, e si rannicchiò ancora di più contro di me.
"Amore non succede niente. Va tutto bene... Va tutto bene" gli dissi subito per rassicurarlo.

For your eyes only - L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora