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LOUIS' POV

Cercavo di percepire ogni singola parte di me stesso mentre con le gambe raccolte al petto sedevo appoggiato all'armadio.
Facevo in modo di sentire i respiri entrare dalla bocca e scendere invadendo ogni parte del corpo, pensavo ai brividi che mi provocava la stanza immersa nella penombra, ascoltavo il battito cardiaco aumentare o diminuire in base al tempo che passavo trattenendo l'aria nei polmoni.
Il legno scuro e scadente del guardaroba a due ante posizionato tra la porta della stanza e la scrivania era duro contro la mia nuca, mi faceva quasi indolenzire il collo per la posizione troppo rigida che dovevo assumere.

Ovviamente non mi stavo struggendo senza un motivo: era il primo giorno dell'ultimo, lunghissimo, estenuante e orribile anno di università.

Ero arrivato al college situato nei pressi di Preston poche ore prima con solo la valigia che avevo usato durante l'estate: dato che la maggior parte dei miei averi era a casa e nonostante l'obbligo di frequenza passavo molti giorni al mese nel mio appartamento sul mare (conoscendo le mie condizioni mediche e i miei risultati più che soddisfacenti nonostante la lontananza, il preside aveva approvato straordinariamente un piano di studi adatto) lasciavo quasi tutti i vestiti e gli oggetti importanti lì.
L'estate, ora che ci pensavo, era stata normale: quasi ogni anno era la stessa storia.
Avevo passato tre mesi a casa mia, facendo avanti e indietro tra le piccole feste di paese e la spiaggia, e una settimana da solo in Grecia.
Avevo passeggiato tra le strade di Corfù al tramonto con addosso solo un costume, una camicia bianca, le infradito e gli occhiali da sole in testa; mi ero poi attardato ogni notte in piccoli ristoranti caratteristici traboccanti di ragazzi felici per poi lasciare chiunque avessi conquistato e scappare correndo a perdifiato sulla spiaggia costellata di piccole barche da pesca.

Rimanevo fino a tarda notte seduto sul bagnasciuga, con le dita dei piedi rinfrescate dall'acqua e la testa abbandonata sulle ginocchia piegate -la posizione in cui mi trovavo in quel momento era pressoché la stessa, erano i miei sentimenti ad essere diversi-
Mi piaceva allontanarmi da tutti durante le vacanze passandole da solo, per vivere qualche breve e delicato momento di pace con il vento tra i capelli prima che la realtà tornasse a soffocare i miei pensieri.

Avevo ancora la pelle abbronzata e il segno del costume sulle gambe, e in quel momento mi mancava particolarmente il rumore cantilenante delle onde marine nelle orecchie.

La salsedine e i suoni duri della lingua greca a erano purtroppo solamente un ricordo scolpito nelle mie vene... ero infatti nel mio solito piccolo appartamento universitario a disfare le valige.
Il mio vecchio coinquilino, un ragazzo con cui non ero mai stato più di conoscente non frequentando gli stessi gruppi, si era laureato l'anno prima e stavo aspettando l'arrivo del nuovo ragazzo.

Mi guardai intorno con aria schifata.
Non volevo stare lì, volevo solo scappare dalla mia vita e non tornare mai più.
Le valige abbandonate sul letto sembravano chiamarmi per farsi mettere a posto, ma seduto con la schiena appoggiata alle ante non avevo la minima intenzione di farlo.

Le pareti erano sempre del solito colore giallo paglierino che metteva una tristezza unica nel suo genere e nel complesso l'appartamento era veramente brutto.

Era però il massimo che l'università potesse offrire a una persona entrata con una borsa di studio proveniente da una famiglia nemmeno lontanamente benestante, ed in fondo ero grato per quella realtà lontana dalla mia vita.

Con le gambe raccolte al petto e le braccia a cingerle controllai di nuovo l'ora.
Quanto ci stava mettendo? Erano già passate due ore e non era possibile che mi avessero lasciato da solo.

Un leggero bussare mi risvegliò dai miei pensieri.
Mi alzai svogliatamente e mi stiracchiai cercando di rimettere in funzione muscoli e articolazioni, poi allungai le braccia sopra alla testa facendo alzare il bordo della maglietta; sistemai un poco i miei capelli spettinati e sbadigliai in cerca d'aria.
Sentivo un grande peso sul petto mentre camminavo attraverso la piccola sala collegata alla cucina, il quale ara dovuto alla paura di chi avrei trovato dall'altra parte.

For your eyes only - L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora