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Vi prego Tommy Shelby è così gay

HARRY'S POV

"Bene ragazzi, abbiamo finito. Andate a cambiarvi e riposatevi"

Ero sugli spalti del piccolo campo dove Louis allenava i ragazzi di quella specie di confraternita di cui non avevo mai capito nulla.
Ero rimasto lì per tutto il tempo, sapendo quanto fosse stato difficile per lui andare a giocare.
Durante qualche pausa si era spinto fino da me per salutarmi o dirmi come stesse andando l'allenamento.
Lo ascoltavo sorridendo.

Aspettai che si cambiasse e nel mentre mi avvicinai all'uscita del campo con estrema calma.

Sentii le voci degli altri ragazzi che uscivano, Louis ci mise qualche minuto in più.

"Come stai?" Chiesi mettendogli un braccio sotto la giacca, intorno alla vita.
Inizialmente irrigidì i muscoli, ma poi si lasciò andare avvicinandosi di più a me.

"Lo sai già" mi rispose un po' triste, così gli diedi un bacio sulla tempia e ci dirigemmo verso la gelateria. Louis aveva una vera e propria ossessione per il gelato, lo mangiava quasi ogni giorno; era una delle piccole cose che amavo di lui.

Spostai la mano dal suo fianco e intrecciai le nostre dita. Eravamo all'inizio di marzo, ma l'aria non accennava a scaldarsi.
A Louis piaceva il freddo, diceva che lo faceva sentire vivo.

Quando arrivammo vicino al bar sentii Louis stringermi forte la mano.
Inizialmente non ne capii il motivo, ma quando si girò per portarmi fuori dalla fila realizzai.

Tirai il suo piccolo corpo in un abbraccio, lo strinsi forte a me.
Aveva una mano stretta sulla mia maglietta e l'altra ancora intrecciata alla mia.
Misi le nostre mani unite dietro la sua schiena per tenerlo vicino a me, con l'altra gli feci appoggiare la testa sulla mia spalla e gli accarezzai i capelli.

Ci eravamo spostati in un'area del parco in cui non sentivo voci, quindi doveva essere abbastanza vuota.

Louis tremava. Sentivo il suo cuore battere troppo velocemente e il suo respiro spezzarsi sul mio collo.

"Va tutto bene, ci sono io"

Ormai quelle parole erano diventate la quotidianità. Non passava giorno in cui non sentissi Louis piangere perché non voleva svegliarsi o in cui non dovessi bendargli le braccia mentre come se fosse senza vita riposava con la testa sulla mia spalla.

Non andava bene. Nulla andava bene, ma io ci sarei stato sempre.

Qualche lacrima iniziò a bagnare il tessuto della mia maglia e gli asciugai le guance con il polpastrello del pollice.

"Non ci riesco" sussurrò "a resistere"

Continuai a stringerlo cercando di non piangere.

Il sole stava per tramontare.

"Si che ci riesci. Sono qui"

Sentii i suoi respiri corti sul petto, la sua tristezza insinuarsi nella mia pelle e rompermi le ossa.
Era come un velo nero che lo copriva interamente; lo avvolgeva, lo soffocava.
Più provavo a staccarglielo di dosso più quello si stringeva imprigionandomi le mani e lacerandogli la pelle.

"Ti prego fallo smettere. Fallo smettere" disse stringendo la mia maglia.
Trattenne il respiro per non urlare.

Dovevo trattenere le lacrime, mi sentivo inutile.
Louis soffriva tra le mie braccia e io non potevo fare nulla, il dolore si era impossessato di lui e io potevo solo stare fermo ad aspettare il giorno in cui non lo avrebbe più sopportato.

"Che cosa? Prova a dirmi cosa Lou, posso farlo smettere se mi dici cosa è. Posso provarci."
Sapevo benissimo che qualunque cosa fosse stata io non avrei potuto fare nulla.
Era qualcosa dentro la sua testa che non lo lasciava mai solo, che come un parassita si nutriva di lui.

For your eyes only - L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora