Questo capitolo sarà più lungo
LOUIS POV
Io ed Harry eravamo in macchina da quasi due ore ormai. Guardavo il paesaggio cambiare lentamente: passava dalle colline e gli alti alberi della campagna in cui si trovava l'università all'autostrada lunga e grigia, piena di macchine, per poi arrivare alle piccole cittadine simili a quella in cui ero cresciuto.
Non mi era mai piaciuto parlare durante i viaggi in auto; quando ero piccolo soffrivo le curve quindi immaginavo di essere su una grande onda che mi portava ai confini del mare; da adolescente, invece, erano gli unici momenti in cui dimenticavo un po' i problemi e riuscivo a dormire; infine da quando avevo preso la patente avevo iniziato ad innamorarmi del guardare i paesaggi e le persone nelle altre macchine, per studiarle e farne fotografie immaginarie.
La mia macchina fotografica era sempre con me nello zaino, ma mi ero allontanato da tutti i miei interessi.Harry non parlava, mi lasciava i miei spazi e mi teneva la mano; a volte baciava le nocche o la appoggiava alla guancia, ma nulla di troppo invadente.
Le uniche parole che ci eravamo scambiati erano, appunto, sul modo di stringere la mano."Non mi piace tenerti la mano intrecciando le dita, è strano" gli avevo detto dopo un po' di tempo passato a pensarci.
"E allora come vorresti tenermela?" Aveva sorriso incoraggiante, non mi stava prendendo in giro: voleva solamente farmi sentire a mio agio.
"Così... Come fanno i bambini" appoggiai il palmo perpendicolarmente al suo e poi chiusi le dita nella curva tra l'indice e il pollice, lui fece lo stesso. Era un tocco molto più leggero e delicato, che non mi stringeva e mi faceva stare bene.Mi ritrovai a pensare al percorso che avevo fatto in due mesi. Erano sembrati allo stesso tempo velocissimi e infiniti.
Nell'ospedale c'erano stati giorni terribili, in cui avrei voluto farla finita una volta per tutte, ma poi arrivava Harry e nell'ora che passavamo insieme capiva i miei bisogni e mi aiutava a fare tutte le attività basilari come mangiare o farmi una doccia.
Quei giorni c'erano ancora, le mie braccia erano coperte dalle bende perché i tagli fatti quella sera si erano rivelati veramente profondi e in due mesi rischiavano ancora di riaprirsi, e in linea di massima non era cambiato nulla.Mi impegnavo a studiare, a non ricadere nella dipendenza da autolesionismo e gli esami erano sempre più vicini.
Si avvicinava anche la laurea, la specializzazione e il momento in cui avremmo dovuto cambiare casa. Non credevo di avere la forza per fare tutto, mi sentivo solamente sopraffatto.
Nei due mesi passati in ospedale non avevo nemmeno più visto la mia famiglia.
Le mie sorelle pensavano avessi avuto un incidente in macchina e con mia mamma avevo smesso di parlare. Avevo paura della sua reazione, non sapevo da dove iniziare la conversazione.
Dato che non rispondevo al cellulare lei aveva chiamato Harry e si erano messi d'accordo per cenare insieme.
La mia famiglia e quella di Harry. Aveva deciso che avrebbe voluto conoscere i genitori del mio ragazzo, senza dirmi nulla."A cosa pensi?" Chiese Harry stoppando la musica. Mi incantava la sua capacità di capire sempre quando ci fosse qualcosa che non andava. In quel momento mi sentivo un po' estraniato, come se tutto non fosse reale.
Smisi di canticchiare e lo guardai.
"Mi viene da piangere" sussurrai.
Harry strinse la mia mano e mi baciò le nocche.
"Puoi piangere, lo sai che non ti giudicherei mai... Se ti aiuta a sfogarti piangi amore"
"Mi sento" sospirai cercando di spiegarmi "mi sento come se qualcosa mi soffocasse e... E sono pieno di- cose che dovrei sfogare"
"Le "cose" sono per caso emozioni?" Chiese per aiutare entrambi a capire meglio.
Tornai in silenzio e sentii le prime lacrime bagnare le guance. Harry sorrise con le labbra chiuse per incoraggiarmi; avrei voluto un suo abbraccio.
"Si... Ed è comunque meglio di non sentire nulla credo. L'unica cosa che ti vorrei chiedere è se potessi usare il neutro oggi" sospirai. Harry si illuminò, capivo fosse felice del fatto che volessi sentirmi a mio agio.
"Certo che posso, anzi, devo"
Mancava veramente poco alla casa della mia famiglia, quindi fermai la macchina vicino ad un prato e scavalcai la parte centrale dell'abitacolo per sedermi in braccio ad Harry. Appoggiai le braccia sulle sue spalle e le chiusi dietro al collo. Lui mise le mani sulla mia vita in una stretta protettiva, appoggiai il capo vicino al suo collo e rimanemmo così.
"Arriveremo in ritardo" mormorò Harry.
Nessuno dei due si mosse. Continuavo a piangere silenziosamente e lui mi accarezzava.
"Ho paura di parlare con mia mamma. Cosa le dovrei dire? Ciao mamma, come stai dopo che tuo figlio ha provato a suicidarsi?"
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For your eyes only - L.S.
FanfictionLouis sta benissimo: è questo ciò che tutti credono. Louis vive in un college -o forse sopravvive-, ha una casa al mare in cui scappa ogni tanto e si sta allontanando da tutti i suoi amici. Ma i demoni che si nascondono nei ricordi di Louis lo stann...