35, fine.

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Cinque mesi dopo

LOUIS POV

Ero seduto su una scalinata nel retro dell'ospedale con una sigaretta in una mano e il pranzo preparato da Harry nell'altra.
Non faceva troppo caldo, ma il camice azzurro mi faceva comunque soffocare.

Forse perché mentre lavoravo non potevo esprimermi attraverso i vestiti come facevo di solito e ciò mi faceva sentire orribile, ma non potevo farci molto.
Qualcuno aveva anche avuto da ridire sulla mia abitudine di truccarmi definendola "poco professionale", ma quando alcune mie compagne di corso si erano presentate truccate esattamente come me senza ricevere nessun avvertimento mi ero rifiutato categoricamente di struccarmi.

Avevo litigato con qualcuno, ma alla fine avevo come sempre vinto io.

Erano stati cinque mesi pesantissimi ed in un certo senso bellissimi: appena laureato avevo deciso di andare in vacanza con Harry, solo noi due, per rilassarci un po' e lui dopo solo due mesi averlo iniziato aveva finito il corso da pasticcere superando gli esami con ottimi risultati.
Inizialmente i professori non lo avevano preso sul serio per colpa della cecità, ma testardo com'era quando si metteva in testa una cosa si era impegnato il triplo dei suoi compagni dimostrando a tutti di essere un genio in cucina.

Ero così fiero di lui... Quel pomeriggio sarebbe stato speciale.

Io avevo iniziato la specializzazione e come tutti avevano previsto la mia sanità mentale era totalmente crollata.
Harry ci metteva ore a farmi alzare dal letto e in ospedale mi sentivo sopraffatto per colpa di ogni minimo compito, ma ero fiero di me per essere ricaduto nell'autolesionismo solamente una volta e per essere riuscito a trovare anche se con fatica il mio equilibrio.

Nel mio corso di specializzazione avevo subito attirato l'attenzione ridendo e parlando con tutti e mi ero sentito un po' solo come all'università prima di Harry. Ma poi lui mi chiamava per pranzo e la sensazione passava, perché nonostante nessuno di loro mi conoscesse veramente Harry per me ci sarebbe sempre stato.

Mi isolavo solo nei momenti dedicati al pranzo in cui avevo bisogno di rilassarmi e nascondermi quando non riuscivo a mangiare e scoppiavo a piangere al telefono con Harry.

Avevo trovato quei sette scalini in una parte di ospedale abbandonata e mi sedevo lì ormai ogni giorno.

Avevo chiuso gli occhi e mi ero disconnesso dal mondo mentre fumavo la sigaretta con le maniche del camice tirate su per il caldo.
Non riuscivo ancora ad uscire in maniche corte, così scoprivo le braccia solo quando mi trovavo solo.

Mi chiesi cosa stesse facendo Harry.

Negli ultimi tre mesi aveva aperto un profilo su Instagram dove faceva vedere tutti i suoi dolci e la cura che metteva nel prepararli, e in pochissimo tempo aveva raggiunto più di centomila followers.
Si divertiva moltissimo a fare video e live dove spiegava una nuova ricetta o mostrava quelle non andate a buon fine, e io ero felicissimo di vederlo finalmente così a suo agio e spensierato nel fare ciò che amava.

Internet era impazzito per il bellissimo pasticcere cieco che nonostante tutto riusciva a creare dolci perfetti, ma per chissà quale motivo la priorità del bellissimo pasticcere ero ancora io.

Non capivo Harry.

Me lo ripeteva almeno tre volte al giorno, ma io ancora non riuscivo a comprendere perché avesse scelto di fare tutta quella fatica per avere una relazione con me.

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