XXXXVIII

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«Signor Jeon siamo fuori casa di vostro figlio, sembra che in casa ci siano due persone...procediamo?» parlò un uomo al telefono.

«Procedete» sogghignò il signor Jeon dall'altra parte del telefono terminando poi la chiamata.

Il suo piano stava procedendo alla perfezione, aveva pagato degli uomini per trovare Jungkook e prenderlo, se necessario anche di peso, per farlo sposare con Munhee.
A sfortuna di Jungkook suo padre aveva recuperato i soldi che erano stati persi quindi passati un paio di giorni in quella casa si tornò nuovamente a parlare del matrimonio.

L'uomo in giacca e cravatta bussò alla porta di Jungkook e Jimin, quest'ultimo infatti aprì la porta.

«Si...posso aiutarla?» chiese Jimin sorridendo come faceva spesso.

«Il signor Jeon Jungkook? È in casa?» disse l'uomo incrociando le braccia al petto e solo in quel momento il biondino fece due più due.

Nessuno avrebbe chiamato Jungkook "il signor Jeon Jungkook", nessuno tranne qualcuno che aveva contatti stretti con il padre di quest'ultimo.

«Non c'è...posso sapere lei chi è?» domandò leggermente titubante.

«Agenti...siamo qui per riportare il signor Jeon Jungkook a casa da suo padre, se non le dispiace ci faccia entrare, lo aspetteremo fin quando non sarà in casa» disse l'uomo facendo un passo in avanti ed entrando senza permesso nella casa.

«N-non mi sembra il caso di entrare nelle case delle persone...» provò a parlare Jimin ma gli agenti erano già dentro casa, chi seduti sul divano e chi davanti le finestre.

«Jimin...che succede?» disse la madre del corvino scendendo le scale, ma quando si fermò fu troppo tardi.

«Signora Jeon!» urlò uno degli agenti facendo scattare in piedi tutta la squadra.
Alcuni si avvicinarono a lei ma la donna corse via nelle camere al piano di sopra.

«Signora siamo qui per riportare indietro suo figlio e anche lei...»

«Non c'è bisogno agente...io e mio figlio stiamo benissimo qui, mio marito non si è mai comportato da tale ed è giusto che ora ne paghi le conseguenze» disse la donna che si trovava letteralmente di spalle al muro con i battiti accelerati, troppo accelerati per la sua malattia.

«Sunhi» intervenne Jimin andando velocemente dalla donna per farla calmare.
«Stia tranquilla, cerchiamo solo di sistemare le cose»

«Jimin...mio marito è capace di tutto, non ne hai nemmeno idea fidati...lo sta facendo solo per i soldi, io ci sono abituata ma non lasciar cadere Jungkook nelle mani di quel mostro, ti supplico» sussurrò la donna in modo che solo il biondino potesse sentirla.

«Glielo prometto Sunhi...» annuì il minore guardando poi gli agenti, ma quasi non svenne quando vide tutti gli uomini puntare delle pistole proprio contro loro.

«Signora Jeon venga con noi o siamo costretti a sparare»

Jimin avrebbe tanto voluto urlare in mille lingue ma le parole gli si soffocarono in bocca dalla paura.

«Signora Jeon, non se lo faccia ripetere» tutti gli agenti fecero un passo in avanti proprio verso la donna che se ne stava ancora di spalle al muro.

«Piuttosto muoio ma in quella casa non ci torno» disse la donna stringendo la mano del biondino, quelle scena l'aveva vista nei film, ma sapeva che suo marito era disposto veramente a tutto...anche far fuori sua moglie.

Jimin invece era sempre più pietrificato, non sapeva cosa fare o cosa dire.

«Jimin, Eomma sono a casa!» gridò il corvino facendo il suo ingresso in casa e il biondino sbarrò gli occhi, istintivamente perse la donna dalla mano e corse giù dal proprio ragazzo.

«Jungkook dovete andare via, tu a tua madre veloci! Ci sono degli age-AH!» il biondino non finì di parlare che uno sparo lo interruppe finendo direttamente sulla porta di casa.

Il corvino in un momento capì tutto.
«Appa...» sussurrò stringendo i denti e mettendo sua madre e il minore dietro le sue spalle.

«Signor Jeon Jungkook, lei e sua madre dovete tornare a casa, con le buone o con le cattive»

«Signor agente non mi sembra il caso di usare le maniere forti, se siamo scappati di casa non se le fa due domande?»

«Si...ma a noi non importa dobbiamo solo eseguire gli ordini» sospirò l'uomo mettendo in tasca la sua pistola e fece segno alla sua squadra di prendere i due interessati.

Jungkook si dimenò immediatamente mentre la donna stette ferma sapendo di non potersi sforzare più del dovuto.

«Jungkook!» gridò il biondino sul pavimento dato che un agente lo aveva letteralmente strattonato per prendere il corvino.

«Jimin...» sussurrò Jungkook con gli occhi lucidi mentre si mordeva il labbro per non piangere.
Jimin con quel poco di coraggio che aveva si alzò correndo ad abbracciare il suo ragazzo che con tutta la sua forza staccò gli agenti di dosso e strinse tra le sue braccia il minore.

«Amore...sai cosa ci siamo promessi» sussurrò il maggiore.

«Prometto che anche se noi due dovremmo separarci fisicamente i nostri cuori restaranno sempre uniti...» dissero entrambi dandosi un bacio.

Un bacio che raccontava il loro amore.

Così...Jungkook e Sunhi vennero portati via mentre Jimin cadde sulle ginocchia gridando dal dolore immenso che sentiva nel petto.

«Jungkook ti amo!» gridò tra le lacrime stringendo la sua maglia in un pugno.

«Ti amo Jimin! Ti amo» gridò il corvino prima di entrare nella vettura che lo avrebbe portato alla sua fine.

«Ti amo Jimin! Ti amo» gridò il corvino prima di entrare nella vettura che lo avrebbe portato alla sua fine

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-2...
Ha fatto male anche a me scrivere questo capitolo...

𝙂𝙞𝙧𝙡 ;; 𝙆𝙤𝙤𝙠𝙢𝙞𝙣Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora