XIII

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Jimin quella notte non aveva dormito.
Era ritornato a casa solo la sera, dopo l'ora di cena. Inutile dire che si era preso anche la ramanzina da suo padre che per "punizione" gli aveva tolto il telefono per un giorno.

Si era steso nel letto, senza nemmeno togliersi quel leggero strato di trucco che gli copriva la pelle pallida e candida. La moda coreana voleva che l'essere pallidi era ben visto, ma Jimin si dava sempre un leggero e sottile strato di blush che lo faceva sembrare ancora più piccolo.

Non si era nemmeno cambiato, era restato con la camicia e i pantaloni, con il profumo di Jungkook impresso nella camicia e ancora lo stomaco vuoto a causa degli scatti d'ira del signor Jeon.

Non poteva andare più in quella casa. Lo sapeva e aveva paura di ciò che sarebbe potuto accadere se ci fosse andato veramente.

Poggiò la guancia calda sul freddo cuscino e un raggio di sole colpì la mano del biondino poggiata sopra le lenzuola.
Aveva freddo. Aveva avuto freddo per tutta la notte, si era dimenticato anche di accendere il climatizzatore nella sua stanza e sembrava di essere in antartide.
Ma questo poco importava.

Importavano i pensieri di Jimin in quel momento.
Quei pensieri che lo avevano accompagnato tutta la notte.
Jungkook era il suo pensiero fisso.

Dopo quell'incontro con i genitori del corvino Jimin si sentiva spaventato dall'idea di ritornare in quella casa. Lui c'era andato solo perché il suo migliore amico lo aveva quasi costretto, ma poi conoscendo il ragazzo aveva capito che forse un po di interesse per lui c'era.

Non aveva ancora parlato con Jungkook della sua vita sentimentale, delle sue delusione d'amore e dei suoi momenti più felici, mente il corvino lo aveva fatto.

Gli aveva raccontato che aveva dato il suo primo bacio a dodici anni, ad una ragazza più grande di lui di due anni, ma ancora non aveva avuto la sua prima volta.
Jimin si sentiva strano se pensava al suo primo bacio, soprattutto se lo avesse mai dato ad una ragazza.

Aggrottò le sopracciglia a quel pensiero e si alzò dal letto emettendo un lungo sospiro, avrebbe preferito restare a letto e non andare a scuola ma dall'inizio dell'anno non aveva nemmeno un'assenza e voleva mantenere così il suo andamento.

Aprì l'armadio e prese una maglia di lana bianca e dei semplici jeans neri da mettere sotto. Si vestì in completo silenzio e con passo lento si recò in bagno per lavarsi. Si lavò il viso con dell'acqua congelata per restare il più sveglio possibile, anche se questa cosa non sarebbe stata poi così tanto efficace.

Prese il suo zaino rigorosamente grigio e se lo mise in spalla e con estrema velocità mise il telefono al suo interno, anche se non poteva usarlo.
Si siede una veloce spruzzata di profumo e scese velocemente di casa. Non aveva mangiato, ma tanto non ci sarebbe riuscito ugualmente.

Si mise le auricolari alle orecchie e fece partire una delle sue canzoni preferite: attention.

Questo è un capitolo di passaggio, scritto per capire i pensieri di Jimin che saranno molto importanti nella storia

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Questo è un capitolo di passaggio, scritto per capire i pensieri di Jimin che saranno molto importanti nella storia.

Volevo dirvi che in questo tempo di vacanze aggiornerò due volte a settimana; il mercoledì (come sempre) e il sabato.

Ci teniamo un po di compagnia.

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