𝕴𝖑 𝖓𝖎𝖉𝖔 𝖉𝖊𝖑𝖑𝖆 𝖗𝖔𝖓𝖉𝖎𝖓𝖊

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"Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita."
[Proverbio Cinese]

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𝙱𝚒𝚛𝚖𝚒𝚗𝚐𝚑𝚊𝚖 , 𝚂𝚖𝚊𝚕𝚕 𝙷𝚎𝚊𝚝𝚑
𝟷𝟿𝟸𝟶

Small Heath: chi si poteva immaginare che dopo anni Scarlett sarebbe ritornata lì?
Il fumo invadeva le sue narici insieme a quell'odore nauseabondo che le faceva tornare in mente vecchie memorie, ormai polverose. In quel quartiere ci era cresciuta, e al girare di vicolo in vicolo ne ricordava ogni angolo. Tutto era cambiato, tranne quel luogo: esso rimaneva intatto come le miniature dei villaggi idilliaci che si vedevano nelle palline di Natale, quelle con la neve finta.
La differenza era che nel quartiere malandato di South Birmingham aleggiava nell'aria pesante l'acre odore del vomito e il puzzo delle fogne a cielo aperto. Avrebbe dovuto dimenticarsi presto dei fioriti campi verdi che coloravano le Midlands, se avesse deciso di soggiornare per un tempo più lungo. Scarlett odiava ammettere di apprezzare la semplicità, e al vederla per la prima volta sapeva apparire come una donna alquanto sofisticata e di classe, ma era una copertura. La cenere di Small Heath le piaceva, un elemento così sporco eppure sorprendentemente poetico, se si sforzava di ricordare.
E adesso stava ritornando a casa dopo anni trascorsi nell'ombra. Sempre più vicina a Watery Lane, lontana solo due stradine dal Garrison Pub. Un brivido si fece sentire attraversandola tutta. Non provava questa eccitazione da molto, e fece fatica a contenerla, ma ne lasciò trasparire solo un sorriso lieve.
Aveva lasciato in sospeso parecchie questioni importanti lì a Small Heath, ma aveva preferito scomparire dopo la Grande Guerra per i suoi motivi. Nessun membro di quella famiglia zingara che tanto amava l'aveva più incrociata per le strade, nessuno l'aveva più vista o sentita, nessuno che avesse avuto notizie di lei. Nessuno aveva più percepito il suo profumo all'acqua di rose, delle labbra rosse non più avvistate da anni ormai. Scarlett aveva accettato di svolgere qualsiasi compito sporco, ultimamente, purché non includesse Birmingham.
Era uscita da perdente dal maledetto quartiere di Small Heath; adesso ci rimetteva piede con passo sicuro e svelto. Non c'era un secondo da perdere. Sapeva bene che chiunque avesse incrociato il suo sguardo quel giorno, si sarebbe ritirato in casa per parlare del suo ritorno alla famiglia e agli amici. D'altronde era abituata e, anche se detestava i pettegolezzi di ogni genere, accettava quello scambio di voci su di lei come biglietto da visita. Quando una donna così enigmatica si faceva viva dopo un periodo di tempo così lungo da sembrare un'eternità, non era un buon segno. Inoltre, lo sguardo di Scarlett sapeva essere sempre più intimidatorio del necessario, capace di far preoccupare persino il più impavido. E in poche ore ognuno a Small Heath avrebbe saputo che degli stivali neri e un rossetto amaranto erano arrivati in città per restare. La piccola Scarly, la ragazza combattiva con i capelli al vento, la sirena incantatrice che popolava i sogni degli uomini, era diventata Scarlett Rose Winterhouse, per pochi altri il vero volto della Rosa Nera di Birmingham: una donna selvaggia, l'unione tra ragione e istinto, occhi profondi e nocciola, ipnotici, e un andamento fiero, sensuale ad ogni movimento.

C'erano molte persone che avrebbe dovuto incontrare, e le passò in rassegna lasciando parlare la coscienza.

Vestivo spesso con gli abiti di mio fratello, poiché non avevo tante amiche, ma moltissimi amici. Essere cresciuta in mezzo ai ragazzi mi aveva fortunatamente impedito di maturare troppo in fretta, e quella libertà che avevo acquisito da bimba adesso mi aiuta con tutto. Ero accompagnata dai più belli di Birmingham a detta di parecchie ragazze, gli Shelby, quando ancora le uniche pietre preziose che possedevano erano i loro occhi vispi e luminosi. Sin dalla tenera età sono sempre stata molto legata agli zingari e avevo assimilato molte delle loro tradizioni, tant'è che parevo una "fottutissima Shelby", piuttosto che una Winterhouse. Il loro carattere ce lo avevo tutto e la mia tempra era ed è ancora molto forte. Stronza, combinaguai, guerriera, simpatica e sarcastica quando serviva, leale solo con le persone di cui mi fidavo, letale quando attaccavano le persone a cui tenevo. Avevo mantenuto molti dei miei tratti caratteristici, perciò sarebbe stato facile riconoscermi. Mi riconosco ancora in ciascun aggettivo, solo che ho acquisito il controllo e il coraggio che prima mi mancava. Ancora troppo impulsiva o troppo fredda, ma alla ricerca costante dell'equilibrio.

𝘐𝘵𝘢𝘤𝘢 - 𝘛𝘰𝘮𝘮𝘺 𝘚𝘩𝘦𝘭𝘣𝘺Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora