33. Sogno e Incubo.

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"Ho avuto un sacco di preoccupazioni
nella mia vita,
la maggior parte delle quali
non sono mai accadute."
(Mark Twain)

Oggi è il giorno.
Tommy si alzò di scatto dal letto, reggendosi a malapena in piedi; gocce di sudore scendevano dalla sua fronte per la paura e l'ansia, cose che difficilmente aveva provato nella sua intera vita.
Fece un passo; gli fischiavano le orecchie.
Si sedette di nuovo, allora realizzò.
Quel giorno, entro le otto precise di sera, l'orologio avrebbe segnato la condanna a morte definitiva della sua amata oppure la rivalsa sulle avversità che l'avevano colpita. Forse era per quello che inizialmente avrebbe preferito rimanere sul materasso a contemplare le pareti della sua stanza o, ancora meglio per deteriorare la sua misera condizione, uccidersi.

Osservò la Colt sul comodino, tanto lucida e nera quanto invitante. Poteva dare fine alle sue sofferenze in un solo secondo, era così facile, bastavano due singoli movimenti: avvicinarla alla testa, premere il grilletto. Era già carica, pronta a qualsiasi evenienza, pronta per lui. Eccome se era quello che voleva.

Quante volte in quelle lunghe ore senza Scarlett aveva pensato di finirla, fermarsi e abbandonarsi. Quante volte aveva disdegnato di quegli uomini che avevano preferito suicidarsi, non rispettando il dono della vita che era stato loro offerto, pur di non soffrire. Ma la vita era un dono senza di lei? Piuttosto, poteva essere definita un inferno. Ora sì che capiva quei suicidi.

Allungò il braccio, tremante, verso la pistola. Due centimetri più avanti e ci sarebbe arrivato...così come sarebbero arrivate le sofferenze per gli altri.
Nessun problema, mai più. La testa leggera, chissà dove.
Ma una volta morto Thomas Micheal Shelby, tutti i suoi familiari sarebbero caduti nell'oblio, tra il dolore e il non saper che fare.
Ritirò la mano schiaffeggiandosi il viso per quella fiammella di pensiero di morte che si era accesa nella sua macchinosa testa.
Cosa stavo facendo? Cosa cazzo stavo facendo?!
Si lanciò verso il catino, sciaquandosi il viso che non aveva il coraggio di vedere allo specchio. Era quella la faccia di un uomo che aveva perso tutto? Provava solo male fisico adesso.

Con quel po' di barba si rivestì, non pensando neanche di prendere la lama del rasoio in mano. Aggiustandosi i guanti in quelle mani che stavano per commettere un così terribile gesto verso lui stesso decise di lasciare la sua arma lì, uscendo dopo secoli senza. Tanto, il massimo che avrebbe potuto fare se qualcuno quel giorno avesse pianificato la sua morte sarebbe stato farsi prendere.
Esattamente come dopo la guerra, al suo rientro a Birmingham, Tommy arrancava nuovamente per continuare a sopravvivere. Ma la cosa sbagliata era che non lo faceva per sé stesso, ma per gli altri che sarebbero rimasti senza un leader, senza un nipote, senza un fratello, senza un amico.
Lasciò la casa per dirigersi al centro scommesse e pensare al lavoro, cosa che ormai non gli riusciva più così facilmente.
Vivevo senza neanche respirare, in totale apnea, quando lei era apparentemente morta?
Com'era la vita quando Sky non era qui?

[3 giorni prima...]

-Lily...-
Dove sono? È forse questo il Paradiso? O è l'Inferno?
Una landa desolata, grigia, dall'aria cupa e dal prato di un verde sbiadito, secco, perde i suoi confini in un denso strato di nebbia. Il vento freddo trasporta una qualche polvere violastra, niente sembra reale. Il sole non si vede, è coperto dalle nuvole che sterminate si estendono sopra di me. Nonostante ciò, quella sagoma che vedo nitidamente a qualche metro di distanza è uguale a quella di mio fratello.
Mi avvicino, cercando di capire meglio.

Fa freddo, lo posso sentire a pelle.

-Lily! Sei tu?- urla da lontano. È la sua voce, è proprio lui.
-FRATELLO!- Gli corro incontro veloce, la mia espressione è incredula, ma piena di gioia.
Appena è esattamente davanti a me lo stringo forte. Sento il suo odore, il battito del suo cuore, non mi sembra vero.
Mi guarda con occhi lucidi dall'emozione, neanche lui ci crede del tutto. Mi accarezza i capelli, quasi a ricordarsi la sensazione.
-Mio Dio, mi viene da piangere! Non ci posso credere, Lukey! Sei tu, sei proprio tu!
-Sì, sono io, Lily...Sei qui, non hai idea della felicità che io stia provando! Sei qui!-
A malapena trattiene le lacrime, e cosí anche io. Com'è possibile che ci siamo ritrovati?
-Sei- sei cresciuta! Mi hai quasi raggiunto!
-Ne è passato di tempo. Quasi sette anni...Ci sono così tante cose che devo dirti, cose che sono successe e che ho lasciato in sospeso, mi devi dare mille consigli e suggerimenti, non so proprio da dove iniziare! Non mi sembra vero, posso riabbracciarti, fratello!
-Lily, ho contato ogni giorno in attesa di poterti rivedere...Mi sei mancata, sorellina, mi sei mancata come l'aria.- Posso sentire il suo battito accelerato, è tutto così dettagliatamente vero. -E mi hai fatto piangere quando ti sei inginocchiata al cimitero e hai detto che prima o poi ci saremmo rincontrati. Beh, eccoci qui, finalmente, lontani da ogni problema.
-Tu...sei uguale all'ultima volta che ti ho visto...- noto bene mentre lui mi accarezza una guancia. Ogni sua azione non fa che stranirmi ancor di più. Perché l'ho incontrato?
Lucas Winterhouse è morto.
-Beh, come potevo cambiare? Forza, sei finalmente a casa, raggiungiamo la mamma, ti sta aspettando. Ho da raccontarti ancora tutto e dovrò abbracciarti almeno altre tremila volte!
-Aspetta, in che senso? C'è mamma?...- Improvvisamente mi risveglio dallo stato di euforia causata dall'aver rivisto mio fratello.
-Ma come mai sono qui? Aspetta, mi sono persa qualcosa.- gli faccio capire assottigliando gli occhi. Mi stringe le mani, che non è intenzionato a lasciare.
-Come, non sei venuta qui per rimanere? Con me e con nostra madre?
-No, ci sono un sacco di cose che devo sistemare e non posso essere qui- E poi 'qui' dove? Non ci sto capendo niente!
Mi stacco da quel momento sconvolta e in pochi secondi realizzo tutto.
-Dov'è nostro padre?
-Oh...Lontano, penso, ma non te ne devi preoccupare! Forza, incamminiamoci, la strada è lunga.
-Quale strada? Quale cazzo di strada, rispondimi!
-Devi solo seguirmi, non ci vorrà molto!- La sua felicità sembra andare in senso opposto al mio essere traumatizzata.
-Seguirti?! Fammi tornare! Thomas e gli altri! Dove mi trovo?! Cos'è questo posto?
-È casa!
-Casa dove? Non è possibile! Devo risolvere ancora tutto, non posso, non posso rimanere, non è il momento!- Mi tornano in mente gli ultimi momenti, mi trovavo a Newcastle e Jackie era davanti a me. Provavo disgusto, ribrezzo, paura, e ad essere sinceri li provo anche adesso ricordandomi di quella scena.
-Non mi aspettavo che mi avresti detto di no.- Ha la delusione negli occhi, il che non fa che aumentare l'accelerata del mio cuore in palpitazione.
-Hanno tutti bisogno di me, io ho bisogno di loro!
-E di noi? Noi che faremo nel frattempo?
-Avrò tempo per stare con vo- Oh, perché diamine dico questo tipo di cose?!-
È come se lui non voglia rispondere alle mie domande, allora decido di stare al gioco. Gli do retta, cercando di capire. Forse è tutto vero.
-Sai, mi sa che hai ragione, non dovresti essere qui. Forse la mia vita avrà concluso il suo ciclo, ma tu ancora...- Il suo sguardo si fa più dolce, la mia testa scoppia di pensieri. -Evidentemente ti ho sottovalutata, Lily, e mi dispiace. Non pensavo che avresti avuto il coraggio di voler tornare indietro, e invece...Sai, speravo di poterti tirare fuori dai guai, di farti uscire fuori da quel casino con Jackie. Però, sappi che puoi finirla qui, ti sto dando la possibilità di farlo.
-Perché dici questo? Tutto ciò è solo una brutta invenzione della mia mente, un merdoso incubo!
-Potrebbe essere di più di questo, considerala un'illuminazione. Dopo queste cose che ci diremo la tua vita non sarà più come prima.- mi assicura.
Improvvisamente, una lacrima bagna il mio viso. Il vento non fa che crescere d'intensità intorno a noi.
-Non ti arrabbi se scelgo di tornare indietro, vero?- domando dopo qualche istante di pura indecisione. Sorride intenerito fissandosi sui miei occhi nocciola, non verdi come i suoi.
-Come potrei, piccola peste? La guerra potrà avermi portato via tutto, ma il ricordo che avevo di te è rimasto intatto, Lily. Sei la persona più amabile e coraggiosa che io abbia mai conosciuto in vita.
-Non lo rendere difficile, Lukey, ti prego.- singhiozzo incessantemente mentre osservo la sua calma e pace esteriore. È come un angelo sceso dal cielo, è esattamente come m'immagino che sia un incontro con un angelo.
-È giunta l'ora di salutarci. Di nuovo. Sai, è stato breve ma intenso.- Si riavvicina e mi attacco al suo corpo, quasi come se fosse una seconda pelle. Dondolandoci sui nostri piccoli passi, arriviamo al punto di salutarci. Una parte di me non vuole, ma l'altra sa bene che deve.

𝘐𝘵𝘢𝘤𝘢 - 𝘛𝘰𝘮𝘮𝘺 𝘚𝘩𝘦𝘭𝘣𝘺Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora