"Dovremmo tutti iniziare a vivere,
prima di diventare troppo vecchi.
La paura è stupida,
è cosi che nascono i rimpianti."
(Marilyn Monroe)-Come è andata a Camden Town?- chiese con interesse mentre lo vedeva togliersi il berretto e il pesante cappotto, tirandosi via la cravatta e aprendosi il gilet lasciando andare la fondina con la revolver. Scarlett aveva solo una sottoveste di raso nera e camminava scalza, i capelli castani e fluenti erano quelli di sempre, ondeggianti sulle sue spalle.
-Avevi ragione, Solomons è parecchio instabile. Certo, la sua follia lo riempie del rispetto altrui. Ha spaccato la faccia ad uno degli uomini di Kitchen e ha fatto un lungo discorso del cazzo, che però ha funzionato.- constató mentre si avvicinava a lei con passi lenti e stanchi.
-Ti direi che sto bene, ma credo si capisca palesemente che non lo sono dalla mia faccia.
-In effetti...- gli scompiglió i capelli neri e lui le circondò la vita con le sue braccia abbastanza muscolose, calde, che amavano proteggerla.
-Hai gli occhi scavati dal sonno, sei intorpidito dal freddo e lo stress ti starà uccidendo.
-È la mia testa ad uccidermi. È più un suicidio, il mio, se ci pensi.
-Oh, che umorismo nero...- alzó gli occhi al cielo con un mezzo sorriso arreso a quella battuta di spirito. Stettero a guardarsi per un po', vicini e silenziosi, fino a quando Scarlett non interruppe il silenzio.
-Senti, io...Scusa...
Thomas la bloccò. -No, è colpa mia, mi sono comportato da coglione e non ero in me. E hai ragione, sono fottuto quando perdo il controllo.
-E io non ho avuto pazienza. Avrei dovuto ascoltarti, hai ragione a preoccuparti della morte.
-No, basta Sky. Non dire quella parola, ti prego. Non la voglio sentire, non stasera. Devo staccare per una fottuta volta, perciò parliamo di qualsiasi altra cosa che non sia la morte. -
Scarlett annuì silenziosa, accarezzandogli uno zigomo e baciandolo con più dolcezza e trasporto rispetto alle altre volte. Si sedettero sul divanetto ad assaporare le labbra dell'altro, lei a cavalcioni su di lui, appoggiato allo schienale, che la teneva salda per i fianchi.
-Sai, Campbell alloggia in quel locale gestito dalla proprietaria di quel famoso bordello, ricordi?- farfuglió staccandosi leggermente e riprendendo fiato.
-E tu hai interrotto il nostro fottuto momento così?- sospiró lei appoggiando la sua fronte contro quella di Thomas.
-Credevo ti interessasse...- ghignó divertito accarezzandole le gambe in una piacevole tortura, avanti e indietro.
-E mi interessa, ma non adesso.
-Ho bisogno di più che un bacio per eliminare i pensieri, signorina.- gli fece capire lui osservando le sue guance diventare leggermente più rosee.
-No, sei stanco e devi dormire, altrimenti non riuscirai a trascinare tutta la baracca domani.-
La guardó di traverso, le sembrava Polly quando gli diceva di fumare meno sigarette.
-Ho parlato con lui, Campbell. L'ho avvertito sullo squallido motel in cui alloggia e sulle donne che ci girano...
-Immagino la sua faccia...- disse furba lei.
-Sì, l'ho fatto incazzare parecchio...Come ti è sembrato Micheal?
-Sveglio, furbo, gentile e ha anche il fascino degli Shelby.
-È il tuo tipo di uomo ideale, per caso?- si seccó Tommy un po' geloso, nascondeva in realtà un sorriso dentro quell'espressione.
-Nah, a me piacciono le combinazioni rare. Capelli neri, occhi azzurri, intelligenti, quelli che stanno con i piedi per terra anche se sono superiori, quelli che nel silenzio costruiscono il loro cammino tirando avanti e lavorando duramente. Credo che mi piacciano quelli che in fondo un cuore ce l'hanno, coperto da mille corazze e da roccaforti. Mi piacciono quelli che mi ascoltano, quelli con cui riesci a completare i pensieri, quelli con un'anima che si incastra perfettamente con la tua, con gli occhi che pargono indecifrabili a chiunque, quelli che invece io riesco a capire. Mi piacciono davvero quelli che non sono solo parole, che danno importanza fondamentale ai fatti, quelli che passano subito ai gesti. Perché è facile parlare d'amore quando alla fine non ne riescono a capire la sostanza...È facile dire 'ti amo', poi sposarsi, scopare e fare figli, quando poi c'è un vuoto a sostenere l'amore. Quel vuoto fatto di uomini che tornano a casa tardi, di donne stanche dopo giorni di lavoro in casa, di figli che sono fuori a giocare e di un posto vuoto. La moglie seduta sul divano, di spalle, il marito sul tavolo a mangiare ciò che rimaneva la sera, un piatto mezzo freddo, in un silenzio contornato da domande superficiali, risposte vaghe. 'Com'è andata a lavoro? Tutto bene?', 'Tutto bene. Luke e Scarlett?', 'Tutto bene, hanno mangiato, ora sono fuori.', 'Bene.'.
Non è amore, è solo una fottuta menzogna, monotona e grigia, come i lavori di ogni giorno. Non voglio un uomo come mio padre. Non voglio una vita come quella dei miei, una dolce bugia, quando la cruda verità era un matrimonio destinato a marcire e a morire così, in un mare di agonizzante silenzio.-
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𝘐𝘵𝘢𝘤𝘢 - 𝘛𝘰𝘮𝘮𝘺 𝘚𝘩𝘦𝘭𝘣𝘺
Historical Fiction𝘐𝘵𝘢𝘤𝘢 - 𝘐𝘭 𝘷𝘪𝘢𝘨𝘨𝘪𝘰 𝘥𝘦𝘭 𝘥𝘦𝘴𝘵𝘪𝘯𝘰 - Thomas e Scarlett dovranno fare il viaggio che detterà loro il destino prima di essere davvero felici, attraversando ogni tipo di ostacolo e provando ogni genere di emozione. Ce la faranno a...