17. La forza di non arrendersi.

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"Maggiore è l'ostacolo,
maggiore è la gloria nel superarlo."
(Molière)

Camminando a passo veloce ed agitato per le vie di Small Heath, Scarlett era preoccupata per Tommy e per tutti gli altri, che sicuramente avevano già iniziato a cercarla. Controlló i polsi, erano pieni di lividi viola, il resto tutto alla normalità. A parte quello schiaffo e il calcio negli stinchi non l'avevano toccata con un dito, per fortuna. Radunó gli ultimi attimi vissuti in un pensiero veloce, si riallacció la cintura con le sue armi e decise cosa fare delle prossime ore. Cercó di dimenticarsi in fretta di quel bacio nauseante con Jackie Cole e fu contenta di avergli fatto male una volta tanto, se lo meritava dopo tutto quello che le aveva fatto e le stava facendo passare. Quasi si sentiva in colpa per aver avuto quel bacio da Cole, ma fece uscire questa convinzione dal suo cervello perché sapeva che non fosse stata affatto colpa sua. Ora, in quel preciso istante, doveva capire che fine avesse fatto Tom dopo quella notte a Londra e aveva la necessità di sapere bene se quello che lui avrebbe detto a Campbell sarebbe stato coerente con ció che lei aveva riferito.
-Scarlett! Scarly, eccoti cazzo! ECCOTI!- Qualcuno interruppe il flusso di coscienza di Sky: era John e le stava correndo incontro, finendo il suo percorso con un abbraccio. Lei si sentì meglio grazie a quel gesto d'affetto da parte del suo migliore amico, provava conforto dopo ore di sensazioni disgustose.
Il ragazzo si staccò e la prese per le spalle guardandola intensamente. -Scarly, che fine hai fatto? Ti stiamo cercando tutti!
-Mi hanno portato via per interrogarmi, John, tutto a posto adesso, tranquillo.
-Ti hanno fatto del male?
-Come potrebbero? Sono Scarlett, mica una qualunque...- Cercó di rassicurarlo con il suo sorriso, al che John si rincuoró e respiró pacato. Più che altro, la frase che lei stessa aveva pronunciato le serviva per autoconvincersi del fatto che fosse andato tutto bene, ma non era proprio così. Adesso doveva levarsi di torno Jackie e Campbell prima che la sua volontà e libertà venissero oscurate per sempre. Aveva paura, paura di non poter più avere una vita nel caso avesse perso.
-Entra dentro, evitiamo di dare nell'occhio. Devi parlare con Polly...Sta dando di matto e non sappiamo il motivo. Dopo quella cosa a Londra dobbiamo mantenere un profilo basso.
-Hey, aspetta, hai scordato di dirmi una cosa importante! Dov'è Tommy?
John non parló, non aveva voglia di dirglielo dopo quello che aveva passato lei.
-John-John, io ho bisogno di saperlo, dobbiamo parlare di una cosa che coinvolge entrambi, ti prego dimmelo!
Lui sospiró e si ritrovò a raccontarle dell'accaduto, almeno quello che gli aveva detto Tom quando la mattina lui e Arthur si erano precipitati all'ospedale.
-Cazzo...Devo andarci questo pomeriggio. È messo male?
Riluttante, il ragazzo si trovò costretto a rispondere anche a quello con un leggero annuire della testa.
-Gli hanno dato tre settimane per guarire. Gli hanno fatto di tutto, ma lui è di tempra forte. Sai che si riprenderà, vedrai...
E bussó alla porta di casa con vigore per farsi aprire. Sull'entrata comparve Esme con preoccupazione. Anche se aveva il bambino in grembo e non poteva fare sforzi, si gettò al collo di Scarlett, compiendo un gesto totalmente inaspettato dalla donna castana. Lei stessa pensava che, dopo quello che aveva detto e aver offeso le sue idee, la mora non volesse più avere tanta confidenza con la sua nuova amica. Invece fu il contrario di quello che si aspettava, d'altronde era sempre il contrario di ciò che si aspettava.
Dalla porta verde si sentivano le urla degli scommettitori e di Arthur che chiacchierava ad alta voce riguardo alle scommesse del giorno che sembravano andare bene. John salutó la moglie con un bacio e dopo aver sorriso ad entrambe le donne se ne andó dal fratello maggiore, lasciandole sole. Subito Scarlett si apprestò a scusarsi.
-Prima di tutto Esme, mi dispiace di aver offeso le tue idee. Era stata una brutta giornata per me e non ho dato peso a ciò che stavo dicendo.
-Hey, tranquilla Scarly, non ce la potrei avere con te, in fondo stavi difendendo quello in cui credevi quindi non è colpa tua. E, anche se di solito la prendo sul personale, ti perdono e ammetto che in fondo hai ragione, se ci facciamo rispettare i miei figli saranno al sicuro e potranno avere un'infanzia felice.
-È bella la tua idea della campagna. Sai, ho vissuto in una casa in mezzo ai campi di grano fino ai 17 anni. Poi ci siamo trasferiti a Small Heath a causa di mio padre.
Un sorriso comprensivo si fece largo sulle labbra di Esme, capiva bene la situazione.
-Tuo padre non era un buon uomo, vero?
Il cuore di Scarlett iniziò ad essere avvolto da un velo di amarezza, fissava il vuoto mentre sentiva la mano decisa e gentile della sua amica sulla spalla. -Mio padre perdeva il controllo quando le cose andavano male. Col passare degli anni inizió ad essere più severo del solito, perse il lavoro, prese la strada dell'alcool, violentó mia madre...Non era un buon uomo, non lo era affatto, ma l'ho perdonato per stare meglio con me stessa e perché provavo pena per lui. Si lasciava autodistruggere. Mia madre invece era il contrario, troppo pura per questo mondo.
-Non posso capire quello che provi, ma...Cerco di comprendere il tuo dolore...
-Stai tranquilla, io sto bene, sono solo distrutta dagli eventi. Ma tanto prima o poi i genitori muoiono e te ne devi fare una ragione, quelli buoni come mia madre se ne vanno sempre prima dei figli di puttana, un'amara convinzione con cui mi sono ritrovata faccia a faccia da ragazzina.-

𝘐𝘵𝘢𝘤𝘢 - 𝘛𝘰𝘮𝘮𝘺 𝘚𝘩𝘦𝘭𝘣𝘺Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora