27. L'orizzonte che ci unisce.

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"L'orizzonte sottolinea l'infinito."
(Victor Hugo)

Lizzie sentì bussare alla porta in quel pomeriggio ventoso. Era fuori dalla sala scommesse e aveva bisogno di un po' di pace per la sua salute mentale, la segreteria era affollata di gente e lei doveva lavorare, organizzare e posticipare. Si alzò in piedi, raccolta nei suoi vestiti e nei capelli neri ben pettinati, andando a scoprire all'occhiello chi fosse. Gli Shelby erano tutti dentro indaffarati, quindi chi altro poteva conoscere il loro codice segreto?
Rimase sconcertata quando vide dalla piccola immagine offuscata la figura di una donna bionda, ma non si preoccupó e seria aprì di poco il portone, togliendo tutte le serrature.
-Come mai conosce il cod-...Scarly? Che cazzo ti sei messa?-
La lasció entrare, Scarlett se la rideva togliendosi quel cappotto e lasciando la valigetta sul tavolo. Lizzie era rimasta divertita e stupita al tempo stesso.
-Scusa Liz, è che mi serve uno specchio per togliermela, non ci riesco.
-Tranquilla, ti aiuto io, tanto che ci vuole.
-Oh Dio, grazie mille!- si sedette e lei iniziò a toglierle le forcine. Da quando si davano una mano a vicenda erano diventate ottime amiche.
-Mi hai fatto prendere un colpo. Linda era già dentro e non capivo chi fosse...Dove sei stata col vestito da sera? È da ieri che non ti vedo più in giro.
-Senza protezione non posso farmi vedere in pubblico, rischio parecchio. Sono andata a Londra per risolvere una piccola faccenda, tutto a posto. Vuoi una?- Le era capitato il suo pacchetto di sigarette in mano, così decise di offrirgliela. Lizzie accettò di buon grado la sua gentile proposta e finì il lavoro lasciandole le ciocche bionde in mano. -Ecco fatto, ora continuo con questo seccante chiamare e chiamare...
Ritornó a sedersi prendendo di nuovo in mano il telefono. Le sorrise dopo aver annunciato un indirizzo telefonico e disse sottovoce: -Se cerchi Tommy è nell'ufficio a distruggersi i polmoni col fumo. Non esce da lì da stamattina se non per scambiare qualche parola esclusivamente per lavoro. Vedi se riesci a fargli prendere aria, si comporta sempre in modo strano.-
Prese di nuovo la sua ventiquattrore con decisione e, prima di aprire le porte e precipitarsi nel suo ufficio senza farsi notare, sospiró disperata: -Ah, gli uomini...
L'ultima cosa che sentì fu la risata della mora, poi camminó velocemente e a testa bassa superando tutti quegli uomini che fumavano e scrivevano, lavorando come matti. Incroció Polly, lei la riconobbe anche sotto quelle vesti e le mostrò l'espressione più confusa, allibita e stranita che avesse mai fatto. Non la vedeva molto spesso in vestito da sera, soprattutto di pomeriggio. La fece ritornare alla sua scrivania mimandole un "Ne parliamo dopo", ma Pol era consapevole del fatto che se non ci avesse pensato lei a tirarle fuori tutto Scarlett non gliene avrebbe mai parlato.
Di fretta abbassó la maniglia e si apprestó a chiudere le porte a vetri dietro di lei, respirando più tranquilla. Si sentivano solamente i rumori ovattati e le voci più alte della sala accanto, il tintinnio dei soldi e le macchine che stampavano. Aprì un occhio solo con la testa appoggiata contro il legno e lo vide lontano di qualche metro. Seguirono delle occhiate silenziose, prima una incurante, poi una stranita e un'altra dopo ancora completamente interessata, con un sopracciglio alzato. Lui, il gomito messo sulla scrivania e la mano a togliere la sigaretta dalla bocca, la osservó da capo a piedi mentre la sua figura sinuosa si dirigeva verso la scrivania.
L'abito nero che aderiva alle sue curve, i tacchi, aveva i capelli legati in uno stretto chignon che si apprestò subito a togliere, liberando dalla presa la chioma castana che faceva parte di sè.
Scarly lasciò la sua valigetta di pelle con la chiavetta sulla poltroncina e lo scrutó per più di un secondo. Lo trovava davvero bello quando fumava.
-Ci hai messo parecchio col treno...
-Sciopero generale, ho dovuto aspettare più di due ore alla stazione. Sono ritornata solo adesso, sono scesa più volte e ho cambiato locomotive.
-E non hai dormito.
-Lo faccio mai?- gli chiese retorica in risposta.
-Con me sì.
Aveva la rara capacità di farla arrossire con poco, lui era l'unico con cui lottava per avere l'ultima parola. La guardava con desiderio ben celato, un sentimento che solo la sua donna riusciva a vedere attraverso quegli occhi oceano.
-Come stai?
-Ero preoccupato per te, non tornavi.
-Ma sono qui adesso.
Appena riportò la sigaretta alle labbra screpolate, Scarlett gliela tolse, lo prese per la mascella e lo baciò con intensità, distraendolo mentre spegneva il tabacco rovente nel posacenere. Lui però se ne accorse e alzó gli occhi al soffitto ridestandosi da quella posizione e mettendosi in piedi.
-Sky, dai...
-Dispiace anche a me, sei molto bello quando fumi, ma devi salutare le sigarette fino a domani se non vuoi morire intossicato.-
Tommy la guardó in tralice, ma la raggiunse aggirando la scrivania.
-Maledizione a me che ti ascolto...
-Un giorno mi ringrazierai.
-Spero di essere ancora qui per ringraziarti, allora.
Lei gli fece una smorfia, commentando con sarcasmo: -Haha, che simpatico, davvero. Piuttosto, devo levarmi questi vestiti di dosso, non ce la faccio più. Prima giravo per Londra fingendomi una biondina stravagante.- Lui la fermó prendendola per i fianchi, contrariato dal suo essere fuggitiva.
-No, no, tu resti qui.- La fece scontrare con il suo corpo e la attirò in un bacio passionale da cui fece fatica a staccarsi. Col fiato corto mise le mani sul suo petto, allontanandolo leggermente.
-Mi hanno mandato qui con un incarico, farla uscire fuori. Voci di corridoio affermano che lei è qui dalle 6 di mattina a lavorare senza fermarsi e io sono il suo passaporto per portarla via, mister Shelby.
-Bisogna trovare un compromesso, allora. Che ne pensa di questo: lei resta con me per un po' e io dopo staccherò per seguirla.
-Mi sembra un patto decente. Il problema è che lei, Shelby, non rispetta mai questo genere di promesse.
-Se mi accontenta poi la ascolteró, signorina.
-E allora cosa vuole?
-...Voglio farti mia.
Senza neanche sentire una parola di rimando inizió a baciarla con foga, la fece indietreggiare fino a quando lei non finì con la schiena contro la libreria con poca delicatezza. Le prese le mani e le bloccò sopra la sua testa mentre con l'altro palmo esplorava ogni parte delle sue forme sinuose. Ogni volta che stava con lei sentiva una nuova e diversa sensazione appropriarsi di lui, non sapeva cosa fosse, ma gli piaceva ogni singola volta. Le alzó il vestito setoso che la copriva elegantemente, Sky sentiva il loro piacere scontrarsi più e più volte, non avrebbe mai voluto staccarsi da lui, ma dovette farlo troppo presto.
-Tommy! Tommy!
-Porca puttana, è Esme!- si accorse l'uomo staccandosi da quel contatto.
La sua voce li fece allontanare di colpo col fiatone e la paura di essere scoperti; un verso di disapprovazione uscì dalle labbra più rosee di Scarlett, che si aggiustó rapidamente. I suoi passi si avvicinarono sempre di più e Thomas fu costretto a sedersi dietro la scrivania fingendo di essere rilassato e con gli occhi fissi sui fogli. La donna invece si giró e si mise a controllare i libri con improvvisa concentrazione, quasi teatrale.
Nell'ufficio fece il suo ingresso Esme con un diavolo per capello, seccata e indaffarata. Aveva in mano due pesanti registri e per fortuna fece fatica ad aprire la porta.
-Thomas, hai presente quel manuale, quello sulla contabilità? Non lo trovo...- improvvisó Sky, tergiversando.
La mora li guardó per più di due secondi, l'uomo aveva un bottone slacciato e a volte si aggiustava le pieghe della camicia. Salutó frettolosamente l'amica e avvisó l'uomo velocemente: -Tommy, c'è una riccona di sotto, dice che è venuta qui per il cavallo, una cosa del genere. John gli stava per fottere la Riley, puoi venire?
Lui rimase per un attimo incuriosito da quell'annuncio, ma annuì con il suo solito atteggiamento.
-Dille che sto facendo una telefonata molto importante. Tra cinque minuti saró lì, tu intanto non aprire le porte della sala scommesse.
-Va bene...Ah, Scarly, il tuo telefono ha suonato due volte, ma appena lo sollevo chiudono la linea. Vedi chi è, magari.-
Oh no, Campbell...
-Certo, grazie.
La donna dai capelli neri e un po' arruffati venne fermata da Thomas, il quale le ricordó con tranquillità: -Esme, la prossima volta bussa.
-Lo faró se mi ricorderó!- esclamó mentre se ne andó di là con indifferenza. Appena la porta si chiuse con uno scatto entrambi si lasciarono andare ad un sospiro liberatorio.
-È stato l'ispettore a chiamare?
-È stata la Carleton a venire? Fatto sta che hanno entrambi rotto le palle, perdona il francesismo.- attaccó lei recuperando le sue cose seccata. Tommy sapeva perché reagiva così, era giustamente e leggermente gelosa, ma lui sorrise consapevole e si alzó dalla sedia andandole incontro.
-Cambio di programma, quindi...Sarai mia, ma stasera...Che cazzo, peró.- farfuglió baciandole il collo da dietro, ma lei sentì il rigonfiamento dei suoi pantaloni e si allontanó mordendosi il labbro.
-È meglio che vada, hai parecchie cose da sistemare lì sotto, mister Shelby. E mi dispiace, ma io non ti posso aiutare...-
Lui stupito dalla sua audacia si appoggiò alla scrivania lasciandola andare di malavoglia.
-Questo è l'inizio di una guerra!
-Sì, sì, sergente maggiore, tanto vinco sempre io!- E uscì dall'ufficio con un ultimo sorriso.
Ed è vero. Tanto alla fine, tra di noi, vinci sempre tu...Anche sul mio cuore di pietra.

𝘐𝘵𝘢𝘤𝘢 - 𝘛𝘰𝘮𝘮𝘺 𝘚𝘩𝘦𝘭𝘣𝘺Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora