𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝐕𝐄𝐍𝐓𝐈𝐓𝐑𝐄̀

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Taehyung si svegliò con il mal di testa, un po' a causa del whiskey che aveva bevuto quella notte, un po' a causa della rissa che c'era stata quella notte ma soprattutto perché Jessica e Jimin avevano fatto casino per quasi tutta la notte

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Taehyung si svegliò con il mal di testa, un po' a causa del whiskey che aveva bevuto quella notte, un po' a causa della rissa che c'era stata quella notte ma soprattutto perché Jessica e Jimin avevano fatto casino per quasi tutta la notte.

Jessica aveva fatto disperare Jimin prima di addormentarsi ed aveva fatto disperare pure lui che, non riuscendo a dormire, aveva finito per pensare a Riye per quasi tutta la notte fino a quando non si era addormentato per la stanchezza.

Si era addormentato pensando a Riye e si era risvegliato con il pensiero della ragazza in testa.

Respirò frustrato passandosi le mani in faccia e fissò il soffitto non sapendo bene cosa fare o a cosa poter pensare.

Jimin aveva sicuramente ragione: lui e Riye avevano litigato per una stronzata. voleva risolvere con la ragazza ma non aveva idea di come poter fare.

Più che altro non sapeva se la ragazza desiderava la stessa cosa. Forse lei non voleva vederlo dopo le cose che le aveva detto.

Sospirò tenne le mani tra i capelli, tirandoli un po', come se facendolo sarebbe riuscito a trovare una soluzione al suo problema. Si alzò sentendo qualcosa cadere in un'altra stanza e lasciò la sua camera da letto con l'ennesimo sospiro.

Era sicuramente stata Jessica, non aveva dubbi a riguardo. Sentì delle imprecazioni sussurrate e le seguì arrivando in cucina dove trovò la ragazza abbassata mentre raccoglieva pezzi di ceramica che si erano sparsi ovunque. Aveva rotto ben tre tazze e Taehyung non voleva nemmeno sapere come.

«Lascia stare faccio io» disse con fare stanco. La castana sobbalzò e si alzò nascondendo le mani dietro la schiena.

«È stato Jimin» disse ma del suo amico non c'era nemmeno l'ombra in cucina.

«E come ha fatto se non è nemmeno qui?» chiese leggermente divertito mentre si abbassava per raccogliere tutto. Jessica arrossì appena e si grattò il collo.

«Diciamo che è colpa sua... sì, è colpa sua! Perché i vestiti che mi ha fatto mettere per dormire sono troppo larghi ed io sono inciampata facendo cadere le tazze»

𝐂𝐇𝐎𝐂𝐎𝐋𝐀𝐓 | 𝐤𝐭𝐡 [◌]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora