𝐂𝐇𝐎𝐂𝐎𝐋𝐀𝐓 | 𝐤𝐭𝐡 [◌]

𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝐃𝐔𝐄

Riye non era una ragazza a cui piaceva frequentare discoteche o locali notturni. Suo fratello maggiore ne frequentava di posti simili e poi era scomparso, per qualche motivo la ragazza aveva sempre attribuito quei posti alla sua misteriosa scomparsa, per quel motivo quando aveva raggiunto l'età per frequentare quei locali aveva sempre evitato di farlo.

C'erano state delle volte in cui, per esempio ai compleanni di Doori, era stata costretta ad andare in quei locali. Non era stato divertente per lei ma sorbirsi il broncio di Doori, che sarebbe durato per giorni se non per settimane, sarebbe stato anche peggio. Ad ogni modo aveva fatto del suo meglio per restare almeno fino al brindisi poi tornava a casa.

Non le piaceva andare in quei posti, ogni volta in cui era entrata in quei locali aveva visto persone senza limiti, che si ubriacavano fino a perdere i sensi, che vomitavano all'uscita e che si toccavano e strusciavano li uni con gli altri in modi a dir poco osceni. Quello non era l'ideale di serata che Riye desiderava passare ma la cosa peggiore era che a detta del fascicolo il Chocolat era un milione di volte peggiore di tutti quei locali.

E a causa di quel caso lei ci avrebbe dovuto passare molto tempo al Chocolat. Guardò la foto del proprietario del locale, era così sfocata quella foto ma nonostante quello c'era qualcosa di particolare in quella foto. C'era qualcosa di particolare nel viso di quel ragazzo, nei suoi occhi affilati. Chissà se tutto quel traffico di droga era gestito solo e soltanto da quel singolo uomo.

Kim Taehyung.

Lo avrebbe sicuramente scoperto, o ci avrebbe provato, avrebbe fatto di tutto.

Sì, avrebbe fatto di tutto.

«Sei mai stata al Chocolat?» chiese alla sua migliore amica. Doori era arrivata da qualche minuto e si mordeva intensamente il labbro inferiore mentre aspettava che le venisse consegnata la spesa, da quello che aveva capito la sua amica aveva promesso a Seokjin un'ottima cena ma gli ingredienti per quella cena non erano ancora arrivati.

«Non frequento quel covo di drogati» rispose guardando la sua amica come se fosse impazzita solo per averle fatto quella semplice domanda. «Perché me lo chiedi?» chiese sollevando un sopracciglio.