1. Quattro ragioni per cui trasferirsi è stata una pessima idea

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Ormai aveva perso il conto di quanti uomini mezzi nudi l'avessero raggiunta nel cucinotto del suo umile bilocale, dopo una notte di fuoco. Questi avevano sempre seguito un copione ben preciso, neanche glielo avesse fornito la sera precedente: si presentavano sull'uscio in mutande, sbadigliavano, si grattavano una chiappa e, come un magnifico puntale su un albero di Natale, filavano dritti dritti verso una trappola ben tessuta.

«Buongiorno.»

«A lei.»

Unico piccolo particolare: non era mai stata lei a condurre quei ragazzi in casa propria, così come non era mai stata lei a vivere quelle movimentate notti di passione. Tantomeno aveva posizionato il tranello del diavolo così in bella vista. Di fatto, non conosceva nemmeno il nome del tonto che, proprio in quel momento, stava allungando un braccio peloso verso di esso.

Freya non provò nemmeno a reprimere il proprio sorrisetto divertito all'udire dei passi pesanti dal corridoio.

«VATTENE VIA! ALLONTANATI!»

Eccola lì, non tardava mai nemmeno di un secondo.

La povera vittima sobbalzò vistosamente e, prima ancora che potesse replicare in alcuna maniera, una donna nuda lo afferrò per la collottola per sbatterlo fuori.

«Sai, per un attimo ho pensato che sarebbe per davvero riuscito ad assaggiare quella buonissima tisana alla guava.» la prese in giro Freya, non appena udì il portone sbattere violentemente. «Peccato sia intervenuta, era proprio quella che più mi allettava dal tuo Muro del tè.»

«Ti avrei uccisa.»

Oh, il Muro del tè. Agli occhi di un comune mortale poteva sembrare un banale espositore con tante bustine strane, ma per Margherita era un tesoro inestimabile da difendere a costo della sua stessa vita.

Come al solito, accadde tutto molto in fretta: lo sventurato di turno si mise a pregare di riavere indietro i propri vestiti dal pianerottolo del condominio e Margherita glieli restituì poco dopo, tirandoglieli contro senza alcuna premura o spiegazione.

Poveri ingenui, da una parte Freya li compativa: andavano a casa di una donna e il mattino dopo scoprivano di essersi appena portati a letto una squinternata. Doveva essere un gran bel colpo per loro.

Freya invece aveva avuto la sventura di scoprirlo sin da subito, quando la locatrice aveva aperto la porta d'ingresso per mostrarle il suo nuovo appartamento e, la prima cosa che la ragazza riuscì ad avvistare, fu il sedere pallido e muscoloso della donna che, con nonchalance, assumeva la posizione del cane rovesciato.

All'inizio aveva pensato si trattasse del trentenne più brutto che avesse mai visto, poi però il trentenne le si era presentato come la sua coinquilina — al femminile.

E se già a primo acchito era parsa un po' bizzarra, con il passare dei giorni aveva sfondato il muro della follia pura. Era un'istruttrice vegana di yoga e pilates, attaccata a delle routine rigide che non cambiava nemmeno in occasione delle festività.

Sembrava essere del tutto refrattaria alla vergogna e nove volte su dieci deambulava per casa come mamma l'aveva messa al mondo. Nel dieci per cento dei casi in cui invece le muoveva la gentilezza di vestirsi, sceglieva sempre lo stesso di paio di pantaloni alla zuava e la stessa canottiera pastello.

Margherita era la prima ragione per cui accettare il suo impiego e trasferirsi a Valle d'Arnosio era stata una trovata orrenda.

Tuttavia, paradossalmente, nonostante le tendenze conservatrici della piccola e isolata Valle d'Arnosio, i suoi abitanti sembravano tollerare meglio lei — nata e cresciuta lì — di Freya — minacciosa ultima arrivata.

La regola della psicologia inversa (#Wattys2022)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora