5. ...Ma non il vizio

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Il documento Excel compilato per svago parlava chiaro: Margherita sceglieva le sue vittime senza alcun criterio logico. L'importante era che respirassero e che avessero già raggiunto la maggior età — tanto per non incorrere in problemi penali.

Tutti si presentavano alla stessa maniera: si fermavano sulla porta, sbadigliavano, si grattavano il sedere e infine si servivano da soli. Nessun outlier, nessun caso isolato.

Nove volte su dieci mettevano mano al Muro del the prima di venir sbattuti fuori; quell'uno rimanente veniva spunto a mano da Margherita stessa in direzione della porta, senza che questo avesse avuto nemmeno l'opportunità di fare la propria walk of shame verso la dispensa.

Sulla curva gaussiana, tutti rientravano nel range di normalità di più o meno una deviazione standard; la media del tempo trascorso nel bilocale dopo il risveglio era fissa a quattro minuti e trentacinque secondi.

Se non altro il corso di statistica seguito nel suo percorso di laurea le tornava utile a qualcosa.

Ma l'ultima conquista, che al momento frugava in uno stipo per mettere mano su un qualcosa privo della scritta "vegano", stava agendo contrariamente a tutti i calcoli stilati da Freya: anche lui deambulava mezzo nudo e si comportava come se fosse il padrone di casa, ma non era caduto nella tentazione dell'armadietto delle tisane strane. Aveva addirittura battuto sul tempo Freya, in genere sempre la prima ad aprire occhio e andare alla ricerca di cibo.

Inoltre, bizzarria più degna di nota, questo qui era stato portato a casa di venerdì, e non di sabato come tutti gli altri.

«Cerchi qualcosa?» gli domandò lei all'improvviso.

Questo sussultò per lo spavento e picchiò la testa contro il mobile, provocando un tonfo che con ogni probabilità aveva udito persino la vicina.

«Scusa. Sono Francesco.» rispose lui richiudendo il mobiletto.

Francesco si alzò dal pavimento e le si avvicinò per stringerle la mano con fare educato. Aveva la barba curata, i capelli biondi e lunghi — distinguendosi ulteriormente da tutti gli altri sgorbietti con cui si era interfacciata in passato. Sembrava la figura stereotipata di un vichingo norreno, gli mancava solo l'elmo con le corna e l'accento scandinavo.

«Freya.» replicò lei atona. «Stai cercando qualcosa di particolare, Francesco?» domandò nuovamente.

Questa volta spostò lo sguardo verso il Muro, quasi lo stesse invitando a dirigersi verso la ragnatela di Margherita. Doveva ammetterlo: una parte di lei sperava che commettesse l'errore di farsi un the nero alla lavanda, tanto per udire di nuovo gli strilli della coinquilina come ogni domenica mattina.

Era questione di pochi minuti, prima che questa si alzasse dal letto e si presentasse sul posto per cacciare via l'intruso.

«Dei muffin senz—»

Eccola lì! Freya ne sentiva i passi pesanti avvicinarsi, come se fosse già arrabbiata prima ancora di aver sorpreso l'ingenuo di turno con le mani nel Muro.

«ALLONTANATI SUBITO DAL—» Margherita si zittì di colpo.

Lasciò vagare lo sguardo dall'uomo in slip, all'espositore ancora chiuso e nel preciso stato in cui l'aveva lasciato lei.

«Oh...» esclamò poi spaesata.

Era stata presa in contropiede, non se l'aspettava nemmeno lei di trovare qualcuno che avrebbe snobbato la sua preziossima collezione.

Francesco le restituì uno sguardo dubbioso, finalmente conscio di essere andato a letto con una svitata.

«Non fa niente. Serviti pure.» concluse Margherita, prima di sedersi al tavolo della cucina con l'espressione di qualcuno che ha appena assistito ad un evento di cui non si capacita.

La regola della psicologia inversa (#Wattys2022)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora