29. Quando ti disfi del nemico... 🌶

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Da quando Margherita si era illusa di essere riuscita a maledirla, niente poteva più fermarla. Ormai nemmeno provava più a nascondersi; si posizionava al centro del salotto, disegnava a terra un cerchio di sale e candele e, infine, sfogliava in modo compulsivo quel suo libro di incantesimi, alla ricerca della fattura perfetta da scagliare su chissà chi.

A Freya piaceva pensare che non fossero tutte destinate a lei. Di sicuro, almeno una, doveva essere per quel fantasma di Francesco.

Al terzo sortilegio consecutivo - con tanto di risata malefica - la ragazza aveva preferito abbandonare l'appartamento per farsi un giro, anche se pioveva. Fosse mai che finiti i bersagli, Margherita decidesse di infierire su di lei.

La scusa ufficiale era stata quella di voler fumare una sigaretta e, già che si trovava per strada, fare quattro passi. Come tempo addietro si era diretta verso la zona più esterna del paese, laddove i frutteti erano in fiore e il silenzio regnava. Gli unici rumori a sfiorarle le orecchie erano quelli prodotti dai suoi stessi passi sull'asfalto, le goccioline di pioggia che si infrangevano sull'ombrello di plastica e, in lontananza, i muggiti delle mucche in qualche stalla.

Poi, dal nulla, ecco l'inconfondibile latrato di un cane, seguito da un altrettanto inconfondibile richiamo.

«Scanna!»

Eccola di nuovo lì, a un passo dalla morte. Aveva sentito addirittura le falcate pesanti della bestia che, una volta avvistata, si era lanciata abbaiando verso la sua succosa preda: lei. Né più né meno come era successo con il signor Valsecchi, con l'unica differenza che, questa volta, non era tornato dal padrone scondinzolando - al contrario, era stato il suddetto a doverlo inseguire per evitare che la uccidesse.

«Scanna! Fermati!»

Freya si voltò lentamente. Riccardo artigliò con una mano il collare del mostro e, con l'altra, si affrettò a legarlo al guinzaglio. Appena in tempo, perché a giudicare dalla distanza irrisoria che li separava, il successivo balzo di Scanna avrebbe anche potuto essere l'ultimo.

«Che strano, è ancora più aggressivo del solito. Chissà come mai.» mormorò lui.

Chissà.

Forse perché non troppo tempo addietro, questo l'aveva vista aggirarsi nei pressi di villa Valsecchi con un passamontagna in testa. Come un ladruncolo di periferia.

Nonostante fosse consapevole dell'incapacità dei cani di mimare le espressioni umane, le sembrava quasi che Scanna le stesse lanciando uno sguardo di sfida. Per la serie: non finisce qui, sei fortuna che mi stiano tenendo.

«Anche lei in giro?»

Ora che il ragazzo si trovava a una decina scarsa di passi da lei, Freya riuscì a scorgere gli occhi di lui caderle sulle gambe, per poi scorrere sulla sua intera figura.

«Sì, volevo prendere una boccata d'aria fresca.»

Era stata costretta a inventarsi una scusa, perché dire: sono qua perché la mia coinquilina ha lanciato fatture sui tre quarti di Valle d'Arnosio dal soggiorno di casa sua, era troppo lungo da spiegare. Specie perché i primi a rientrare nei suoi incantesimi di allenamento, erano stati proprio loro due.

Si guardarono negli occhi per un istante.

«Vuole prendere una boccata d'aria con me?»

Per tutta risposta, il ringhio di Scanna si fece ancora più rumoroso.

«Mi assicura che il suo cane non proverà a sbranarmi appena gli do le spalle?»

«Non posso prometterglielo.»

La regola della psicologia inversa (#Wattys2022)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora