30. ...Ma lui non se ne va

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Un urlo squarciò il silenzio che, fino a poco prima, caratterizzava l'appartamento.

Freya si svegliò di soprassalto, dapprima credendo di essere stata vittima di un'allucinazione. Poi però si rese conto che di trovarsi un po' troppo comoda nel proprio letto singolo e, solo allora, si riprese dall'inerzia del sonno.

Riccardo non era al suo fianco e il trillo appena udito era quello inconfondibile di Margherita.

Sapeva perfettamente quale fosse la causa.

La ragazza schizzò in piedi e si vestì alla svelta — giusto per evitare di invertire i ruoli ed essere lei a presentarsi nuda in cucina — mentre la cucina sembrava essersi appena trasformata nel set di un film western. Riuscì a recuperare tutto, tranne le mutande — finite chissà dove — e dovette prenderne delle nuove.

I due litiganti nemmeno udirono i tonfi pesanti dei suoi passi, che scalza si era precipitata da loro per sondare il danno: Riccardo si era preparato da solo la colazione — dei semplici toast imburrati — e, davanti al piatto, c'era una tazza di costosissimo vero matcha giapponese.

Era appena successa una tragedia.

Margherita, inginocchiata in intimo davanti al suo Muro, sembrava sul punto di svenire.

«Menomale, sei arrivata!» esclamò il ragazzo, sollevato.

Questo si alzò e le corse incontro, sul viso dipinta un'espressione insolitamente angosciata. Gettò un'ulteriore occhiata alla donna che, ora come non mai, si trovava a un passo dalle lacrime.

«Non so che sia successo, mi ha trovato qui e si è messa a urlare. Credo sia matta.»

Credi bene, avrebbe voluto rispondere Freya. Finalmente qualcuno che la vedeva come la vedeva lei.

Tuttavia, invece di dare sfogo al proprio pensiero così come avrebbe fatto in qualsiasi altro momento, si avvicinò alla coinquilina con circospezione, quasi temesse sue possibili reazioni improvvise o aggressive.

«Margherita...» la chiamò con voce bassa. «È tutto okay, non è successo nulla.»

Margherita ruotò di scatto il capo nella sua direzione. Aveva gli occhi lucidi e le sopracciglia corrugate, sembrava aver davvero perso l'ultimo briciolo di sanità mentale.

«Tu!»

Scattò in piedi per puntarle contro un dito affusolato con fare accusatorio, proprio in mezzo al viso. Freya si ritirò in dietro mentre Riccardo — non nuovo nemmeno lui alle stramberie di Margherita, ma non fino a quel punto — osservava la scena terrorizzato.

«Perché cavolo l'hai portato qui?!» strillò la donna.

Per vendergli un bellissimo tappeto persiano, avrebbe voluto replicare, in memoria della vecchia battuta emessa da Margherita tempo addietro.

«Un destino peggiore della morte.»

«È solo una tazza di tè»

Margherita la guardò come se avesse appena bestemmiato.

«Stai zitta, tu!»

La sua voce isterica risuonò di nuovo per l'intero bilocale e, conoscendo la vicina di piano, Freya non si sarebbe sorpresa troppo di scoprirla con un orecchio attaccato alla loro porta, concentrata nella propria impresa di ascoltare la lite.

Sapeva che in altre occasioni Margherita non avrebbe resistito all'impellente bisogno di deriderli — magari sculacciando Riccardo e chiamandolo "macelleria", perché solo "manzo" era riduttivo. Ma quella mattina l'ira doveva essere davvero troppa.

La regola della psicologia inversa (#Wattys2022)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora