28. Un cielo senza stelle

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Come diceva un saggio in una vecchia pubblicità: "l'antico vaso andava riportato in salvo", o, in questo caso, il sellino della bici.

Ma come fare?

Adesso che finalmente andavano d'accordo, e adesso che addirittura Margherita aveva insinuato che lui fosse interessato a lei, non poteva mica presentarsi a sorpresa a casa sua per riconsegnarglielo. Si immaginava già la scena: Riccardo avrebbe potuto riprendere i vecchi scontri, il signor Valsecchi l'avrebbe gettata in pasto a Scanna.

Alla fine, però, aveva deciso: avrebbe colpito quando sicura di non trovarlo in casa.

Ma prima doveva sistemare i conti con un'altra persona: il signor Gigi.

Il capo continuava ad apparirle piuttosto risentito e, anche se sospettava che il 90% del suo rancore fosse dovuto ai venti euro dati a Orietta, voleva comunque levarsi il sasso dalla scarpa.

Spiò la sua agenda degli appuntamenti e ne approfittò per recarsi nel suo ufficio in un'ora libera. Credendo di trovarlo immerso nel lavoro, non pensò nemmeno di bussare. Il signor Gigi sobbalzò davanti lo spalancarsi senza preavviso della porta e Freya poté sorprenderlo a ingozzarsi di nascosto di patatine in busta.

«Oh, Freya!» esclamò lui, mentre si strofinava frettolosamente via le briciole dal viso. «Non mi aspettavo visite.» e con altrettanta impellenza gettò nel cestino il sacchetto.

«Capito in un brutto momento?»

«Affatto! Stavo solo facendo una piccola pausa.» Spazzò la superficie della scrivania per far cadere a terra i resti della merenda. «Solo non dire a Margherita che mi hai beccato a mangiare queste cose: le avevo promesso che mi sarei messo a dieta.»

Freya annuì senza ribattere, il braccio con il regalo ancora dietro la schiena. Dopo un breve silenzio imbarazzante, la ragazza gli allungò il presente ben impacchettato.

«Ho voluto portarti questo. Per scusarmi della brutta figura che ti ho fatto fare con lei.» spiegò avvicinandosi alla scrivania.

L'occhio le cade sul raccoglirifiuti imboscato nell'angolo: era colmo di cartacce di merendine. Il signor Gigi non aveva controllato l'alimentazione neanche per sbaglio. A salvarlo dal lievitare come zia Marge di Harry Potter, c'era solo la sua abitudine di farsi sei chilometri di corsa tutte le sere.

«Oh, Freya...», iniziò lui esaminando il pacco, «non avresti dovuto.»

Estrasse il biglietto scritto a mano, lo lesse e le mostrò uno dei suoi sorrisi bianchissimi. Passò poi a strappare la carta e, una volta essersi ritrovato davanti una scatola con dentro una bottiglia di spumante dolce, il riso si allargò ulteriormente.

«Non avresti dovuto. Bastavano delle semplici scuse.»

«Accetta il regalo e basta.»

Feya evitò di dirgli che quella precisa marca era la preferita di Margherita — voleva evitare che questo pensasse di avere di nuovo a che fare con una delle sue giocate — limitandosi a sollevare anch'essa gli angoli delle labbra carnose.

«Deve esserti costato una fortuna.»

Venti euro, sarebbe stata la risposta, proprio come Orietta.

«Non importa.» affermò lei, invece.

«Lascia che te lo ripaghi.»

«Ma no, Gigi—»

«D'accordo.»

Il signor Gigi ripose il portafoglio ancora più velocemente di come fece sparire le patatine.

La regola della psicologia inversa (#Wattys2022)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora