21. Il segreto di Pulcinella

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Alle dodici spaccate, il campanello di casa aveva emesso un lungo trillo acuto e, prima ancora che Margherita potesse lamentarsi del baccano, la ragazza aveva preso la giacca di jeans ed era scivolata giù per le scale. Ancora qualche giorno di pazienza, e avrebbe potuto compiacere la sua pigrizia prendendo l'ascensore.

Il giorno dello street food era finalmente giunto.

Aprendo la portiera, venne investita dalla quantità esorbitante di profumo che Diego si era spruzzato addosso. Sembrava quasi ci si fosse fatto un bagno.

Tuttavia, per evitare di offendere l'amico, Freya trattenne i colpi di tosse.

Dopo una ventina di minuti di viaggio, avevano parcheggiato l'auto all'ombra di un pino, con un panorama meraviglioso sulla Val Brembana. Freya si scattò un selfie con Diego, per ricordarsi della gita in compagnia e portarla con sé nel caso, un giorno, avesse dovuto trasferirsi di nuovo.

Compiuti una decina di passi, tuttavia, Freya avvistò una Volvo bianca dall'aspetto familiare. Si fermò a guardarla, cercava di capire dove l'avesse già vista. Quello che la metteva più in allarme, era la vernice rovinata sul paraurti posteriore. Ricordava di averla già vista, ma non riusciva a fare mente locale dove.

«Tutto bene?» le domandò Diego, confuso.

La ragazza non gli rispose. Si limitò a riprendere la propria marcia con un sorriso rassicurante sulle labbra.

Era solo una paranoia inutile. Chissà quanta gente, nella provincia bergamasca, guidava quel modello di macchina e di quel preciso colore...

Diego rideva rallegrato dalla bella giornata

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Diego rideva rallegrato dalla bella giornata.

Stavano così bene insieme, che a Freya sembrava quasi di conoscerlo da una vita. Non faticava a immaginarselo bambino, seduto a un banco di scuola davanti a un quaderno colmo di esercizi matematici; nonostante la differenza di età di sette anni, si fantasticava seduta al suo fianco a siglare un patto: lei gli presentava tutte le sue amichette, lui le faceva i compiti di matematica — come due amici avrebbero fatto. E sarebbero cresciuti insieme. Lei avrebbe attraversato la sua fase emo e lui, invece, avrebbe continuato a svolgere il ruolo del ragazzino gentile ma emarginato.

Ora poteva capire meglio quello che Riccardo provava con Margherita.

In seguito il riso sulle labbra di lui venne meno. Si voltò verso serio in volto e si morse le pellicine del labbro inferiore per strapparsele via. Una di queste prese a sanguinare.

«Ti devo parlare.»

Eccolo lì.

Freya aveva capito perfettamente dove questo volesse andare a parare, ma non poteva ammetterlo. Anche perché come l'avrebbe fermato?

Carissimo, non so più come dirtelo: non è cosa.

Anche no.

«Guarda! Quello stand fa le crêpes!» esplose indicando una bancarella che, tra l'altro, non vendeva nemmeno dolci.

La regola della psicologia inversa (#Wattys2022)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora