9. Date a Cesare quel che è di Cesare

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Che barba, che noia: senso di malessere interiore connesso a una prolungata condizione di uniformità e monotonia; avvilimento psicologico derivante da mancanza d'interesse o passiva indifferenza.

Due esclamazioni che Freya aveva ripetuto nella sua testa a intervalli regolari di due minuti come un mantra. Altro che "libera il tuo chakra", come diceva Margherita durante le sue lezioni di yoga.

Non che la pausa pranzo a Fisco Germoglio in altre circostanze fosse un ballo in maschera, ma quella giornata era più tediosa del solito.

Il signor Gigi, in palpitazione per il veloce avvicinarsi della sua prima festa di partito, aveva passato l'intera mattina a scrivere il suo discorso, chiamare i servizi di catering, organizzare l'allestimento del parco cittadino... non aveva mai messo il naso fuori dal proprio ufficio e, per assicurarsi di non venir disturbato, aveva anche annullato tutti gli appuntamenti fissati in precedenza.

Freya aveva consumato il proprio cous cous vegetariano in silenzio, circondato dagli uomini di Fisco Germoglio che, più infervorati che mai, discutevano animatamente delle ultime parti del monologo da mettere a punto. Anche Diego, in genere il più propenso del gruppo a riservarle attenzioni, sembrava considerare solo il documento aperto sul desktop del computer del suo capo.

Che barba, che noia, ancora.

Sempre com'era solita fare, la segretaria si alzò dalla sedia, si infilò il cappotto e uscì per fumare la prima sigaretta della giornata. Nessuno dei presenti badò a lei.

Tanto per cambiare stava per piovere; un cielo grigio e noioso come quella pausa. Sembrava una combutta.

Aveva appena messo mano all'accendino quando avvistò Margherita. La donna, per rispettare le abitudini settimanali, stava facendo jogging con una delle sue tante canotte colorate e i suoi immancabili pantaloni alla zuava, a cui era stato legato un contapassi. Al braccio aveva stretto una fascia con un lettore mp4 e nelle orecchie aveva infilate due cuffiette bianche da cui, con ogni probabilità, ascoltava qualcuno dei suoi tanti podcast motivazionali preferiti. Diceva che si sentiva costretta a ricorrere a quel tipo di stratagemmi per andare avanti da quando era arrivata Freya, ma lei sospettava che fosse solo un modo per nascondere una delle sue tante stravaganze.

Dall'altra parte della strada, invece, ecco sopraggiungere Riccardo e quel Grizzly aggressivo che lui chiamava amorevolmente "Scanna". Alla vista della donna, la belva le si lanciò in contro e Riccardo, per contrastarne la forza ed evitare di venir trascinato via, dovette piegare il busto all'indietro e puntare i piedi per terra.

Sta' a vedere che ora mi tocca chiamare per davvero la polizia, si disse Freya tra sé e sé.

Per un attimo temette di dover accorrere sulla scena per raccogliere i brandelli di quella che una volta era stata la sua coinquilina, ma sorprendentemente Scanna iniziò a scodinzolare come un tenero Pincher nano. La sigaretta che stava conducendo alle labbra si fermò a mezz'aria per la curiosità.

Vide Margherita togliersi un auricolare da un orecchio, lasciandolo pendere dal filo, e piegarsi per andare ad accarezzare sorridente il mostro al guinzaglio.

Non se l'aspettava.

A quel punto le sorgeva il dubbio che Riccardo non l'avesse addestrato a latrare solo contro di lei.

La cosa divenne ancora più bizzarra quando, al minuto suonato di grattini dietro le orecchie della bestia feroce, Freya non aveva ancora visto Margherita rivolgere al ragazzo un dito medio. Anzi, prima di separarsi e continuare con i propri impegni, scambiarono quattro chiacchiere come avrebbero fatto due amici di vecchia data.

La regola della psicologia inversa (#Wattys2022)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora