Cassetta XXVI

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Parlare in seggiovia era più difficile del solito quel giorno. Tirava un vento fortissimo e i fiocchi di neve mi finivano in faccia andando ad intralciare l'uso principale dei miei occhi, cioè vedere. Non che ci fosse tanto da vedere visto che c'era la nebbia fitta più che mai. Evelin non aveva scelto proprio il miglior giorno per venire a sciare con noi.

Il seggiolino dondolava in modo poco rassicurante ed in più era inclinato verso sinistra perché il peso non era bilanciato. Vista l'intelligenza conosciuta dei ragazzi quel gigante di Samuele si era seduto sul lato sinistro Federico al centro e avevano lasciato me dal lato destro. Io che in confronto a loro peso quanto una piuma.

Un'altra scossa di vento ci fece dondolare ed io mi dovetti stringere al metallo del poggia braccio. Peccato mi fossi tolta un guanto per far riprendere il sangue a circolare nelle mie dita. Le mie dita si incollarono al metallo. Ed io non dico altro.

«Sei seria?»
«Oh no mi sto divertendo da morire a morire di ipotermia. É una nuova challenge.»
«Preferivo quella del dissanguamento proposta da mia sorella ragazzi.»
«Lo avete mai visto quel film dove tre ragazzi come noi rimangono bloccati su una seggiovia di notte e i due maschi muoiono sbranati dai lupi che stavano sotto di loro mentre cercano di chiamare aiuto per non morire di ipotermia?»
«No e non penso mai lo vedrò, però devo dire che tu sai come rassicurare le persone.»

Sentii qualcuno gridare da dietro e dopo aver ascoltato attentamente quella voce capii che si trattava di Nicola. Non capivo però cosa volesse dirci perché si confondeva con l'ululato del vento. In quel momento non desideravo altro che una bella cioccolata calda e magari un lama a coccolarmi sul divano.

«Cosa ha detto?»
«Di andare a sinistra quando scendiamo.»

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Non dovevamo andare a sinistra. Non avremmo mai dovuto farlo. Ma perché ascolto ancora questi due idioti? Ne erano così convinti. Anche io una volta ero convinta che gli unicorni esistessero ed invece avevo scoperto che mi avevano ingannata.

Ora eravamo su una pista nera. Capite?
Una pista nera con la nebbia, il vento, mentre nevicava e circondata da due coglioni che a malapena vedevo. Anzi. Erano fortunati che non li vedessi perché gli avrei messo le mani sul collo in quel momento se avessi potuto.

Scommetto che Satana provava una nuova forma di tortura per vedere se era peggio il caldo o il freddo. Beh amico hai la tua risposta. IL FREDDO.

«Federico cerca di uscire da quel cumulo di neve e di non diventare un pupazzo di neve troppo presto. Mimetizzarti non ti servirà a nulla perché alla fine ti staccherò le braccia dal corpo comunque. »
«Cosa dicevi dei lupi sulla seggiovia?»
«Smettetela di flirtare per una buona volta voi due, quando saremo in baita potrete fare tutto il sesso violento che vorrete ma adesso concentratevi e aguzzate la vista per vedere un cartello e non finire nel burrone.»
«Ah bene sono miope.»

Mi stavo per mettere a piangere dalla disperazione. Mi si erano formate le stalattiti nei capelli e probabilmente avevo già perso due delle dita dei piedi. Evelin avrebbe detto che non sarebbe stata poi una grande perdita, lei odiava i piedi. Chissà come se la sta cavando sulle piste.

Finalmente eravamo arrivati su uno slargo vicino a degli alberi e a dei lampioni a neon funzionanti per miracolo. Mi sfrecció accanto uno di quegli sciatori pazzi del livello agonistico e mi urtò con forza. Caddi all'indietro e finalmente riassaporai quella sensazione di sembrare una pozzanghera in onore dei bei vecchi tempi a Milano.

«Vedi di alzarti e di non rotolare giù per la pista.»
Detto fatto. Mai pronunciare certe parole con me davanti, non si sa mai se Dio le prenda alla lettera o meno. Oggi aveva deciso di scrivere un libro si vede.

Cercai di tirarmi su nel migliore dei modi e ce l'avevo quasi fatta quando un'altra di quei cretini dell'agonismo mi sfrecció accanto. Questa volta caddí su un fianco, mi si incrociarono gli sci e uno dei due si staccò. I bastoncini se ne andarono a fanculo e nella speranza di riprenderli rotolai giù per la pista.

Vidi Samuele prendere il mio sci e le racchette, mentre Federico dopo uno sbuffo mi inseguì. Ma io andavo veloce. Sempre più veloce e la neve si accumulava intorno a me facendomi diventare una palla enorme. Ad un certo punto intravidi la fine della pista piena di bambini e mamme e nonne e zie e cugini e papà e... C'era Howard il Papero.

Sbattei contro un palo e mi fermai. I miei due amici mi guardarono preoccupati, ma poi videro che ero cosciente.

«Chi ha fatto il pupazzo di neve alla fine eh?»
«Se le angurie sono fatte dal 92% d'acqua ed io cammino sulle angurie, tecnicamente non sto camminando sull'acqua? Sono la sorella di Gesù quindi?»
«Al massimo puoi essere la sua cugina sfigata.»

Le Bozze di  DioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora