Cassetta LX

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Maggio. Ventuno maggio. É il ventuno maggio, ho appena dato un esame e adesso sto correndo per non perdere un autobus e arrivare all'ospedale alle 16.13. Cosa faccio all'ospedale? Beh ovvio, mi tolgo il gesso. Ormai il mio gomito dovrebbe essere guarito, non ne posso più.

La settimana scorsa ero entrata in ritiro spirituale ed avevo provato a fare meditazione per evitare lo stress da esame. Avevo acceso una ventina di candele e bruciavo dell'incenso nel centro del salotto-cucina. E fin qui tutto bene, non mi stavo proprio rilassando, ma diciamo che cercavo di soffocarmi con i fumi tossici delle candele coreane.
Poi é entrata Evelin gridando di aver vinto la bellezza di dieci euro con un gratta e vinci con disegnate delle coccinelle ed é lì che ho capito di dover comprare un biglietto per il Perù ed iniziare ad allevare lama. Evelin aprendo la porta aveva scontrato una candela viola, che ha iniziato la serie di domino, fino ad arrivare all'ultima candela color azzurro di San Patrizio. Dio, quanto odio quel colore. L'ultima candela ha dato fuoco alle tende ed abbiamo dovuto chiamare i pompieri, per fortuna la casa non é bruciata tutta ma solo una parte del salotto.

É inutile sottolineare che Evelin, non potendo scaricare la sua rabbia su di me a causa del mio gomito, lo abbia fatto su Nicola. Il poveretto aveva due grossi lividi sulle braccia.

«Aspetti un attimo, non trovo il biglietto!»
«PERMESSO!!!»
Mi girai per vedere un grasso settantacinquenne con una valigetta nera. Molto triste, io ci avrei attaccato uno sticker di Superman. Sbuffai e mi rigirai per cercare nella tasca dove nascondevo le caramelle da Samuele.
«Signorina! Permesso!!! Si sposti che devo passare!!!»
Non lo degnai di uno sguardo e continuai a cercare nelle tasche. Ero passata a quella dove mettevo i calzini di ricambio.
«Signorina devo passare!!»
Anche io devo passare. Oltre magari, verso un mondo migliore.
«Signorina perderò l'autobus dopo!!!»
«MA SE É ANCORA SU QUESTO DI AUTOBUS! Non cambia se mi sposto oppure no, giusto?»
«I giovani di oggi sono così maleducati...»
«Oh sì scommetto che ai suoi tempi i nazisti le regalavano le torte vero?»
«Ma come si permette-»
«Ora si calmi, tutto passa tranne l'autobus che stiamo aspettando diceva un saggio.»

Il signore mi tirò la valigetta in testa e poi passò oltre. Ero riuscita ad appiccicarci un adesivo delle Sailor Moon.

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«Ma se faccio la brava mi danno delle caramelle?»
«Credo che tu abbia oltrepassato l'età delle caramelle da un po' Clar...»
«Almeno il giocattolino me lo danno?»
«Non credo...»
Misi su una faccia da cucciolo e feci gli occhi dolci a Federico. Non poteva resistere a lungo, infatti dopo un paio di abbracci e di "nessuno mi vuole bene" cedette e mi promise di comprarmi le caramelle dal negozio di fronte all'ospedale. Il motivo della presenza di un negozio di caramelle di fronte all'ospedale, mi é ancora oscuro. Forse vendono di contrabbando le mele caramellate avvelenate da dare ai pazienti lagnosi.

«Buongiorno signorina! Allora cosa abbiamo qui?»
Disse il dottore indicando il mio gesso.
«La firma di Evelin ed il rossetto vecchio di Serena, qua il vomito di Giacomo il Maggiore e... Ah sì questa dovrebbe essere una ragnatela se non sbaglio...»
«Ma no, io intendevo... No. Lasciamo stare mi allunghi il braccio, così posso praticare un'incisione nel gesso.»
Tirò fuori una sega di almeno trenta centimetri. Non ci volevo credere.

«Cristo benedetto sceso con i sandali.»
«Qualche problema?»
«Oh guardi, il gesso é molto bello direi che me lo tengo.»
Mi alzai e corsi verso la porta, la aprii sbattendola sulla faccia di Federico e mi diressi verso le sedie dove avevamo atteso il nostro turno. Feci qualche finta a destra, qualche a sinistra e alla fine riuscii a scartare il dottore. Iniziai a trotterellare come un cavallo imitando io verso degli zoccoli e mi nascosi dietro una pianta. Per confondere i miei nemici imitai la cicala.
«Cri cri, cri cri, cri cri...»
«Non frinire come le cicale Clarissa!»
«Ecco era frinire la parola che cercavo!»
Una ragazza esclamò seduta su una delle sedie rosse e poi alzò le braccia al cielo.

«Patria del reggeton, sei lettere»
«É un tipo di pasta no? Italia.»
«Ma no Clar, sei scema? É ovvio che parla della zuppa. Scozia.»
Il dottore alzò gli occhi al cielo ed intervení.
«Ma vi siete bevuti una camomilla? Spagna.»
«Le mangiano i conigli, inizia per C, sei lettere.»
«Celibi! Questa é giusta!»
«No no, parla di cefali é ovvio!»
La ragazza non capiva i nostri discorsi, così si rivolse di nuovo al dottore.
«Carote, sono le carote...»
«Taglia i capelli, undici lettere, finisce per E»
«Abominevole, il soprannome dell'abominevole uomo delle nevi, é così ovvio.»
«Zavorattore, chiaro come l'acqua!»
«Ragazzi voi siete piuttosto scarsi con le parole crociate vero? Parrucchiere...»

«Mi dica sua moglie mangia una mela ogni giorno?»
«Beh, lei no, ma mio figlio si...»
«Allora stia attento, perché "una mela al giorno toglie il medico di torno".»
Gli risposi piccatamente.

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Dopo le nostre esperienze culturali, ci eravamo rifugiati dentro il negozio di caramelle. Federico stava raccontando a Samuele della nostra esperienza con le parole crociate, mentre io ed Evelin tastavamo le caramelle a forma di foca per vedere se erano morbide come quelle vere.
Niente da fare. Dure come scarpe.

Acquistati circa una decina di pacchetti fra caramelle varie tra cui quelle al limone frizzante e delle caramelle al mou, uscimmo dal negozio e ci sedemmo su una panchina aspettando Leo ed Andrea. Erano in ritardo palese, ma io ed Evelin eravamo le ultime a poter parlare visto che l'ultima volta avevamo perso non uno, ma ben due treni.
Mi annoiavo e nell'attesa puntai le dita formando un coltello alla gola di Samuele.
«Ora prendi quelle caramelle all'amarena.»
«No, lo sai che le odio Clarissa, ti prego...»
«Fai finta che ti piacciono e mangiane almeno tre o quando arriviamo a casa ti lancio Bartolomeo.»
«Fai come dice lei o dirò ad Irene che non ti piacciono le caramelle che hanno il nome simile al suo.»
Io ed Evelin ci battemmo il pugno e poi muovemmo i capelli a rallentatore come nei film. La coppia che scoppia.

«Buongiorno lattine di Coca-Cola!»
Leo era arrivato. Lui aveva un'ossessione per la Coca-Cola e tutti gli oggetti brendizzati. Bisogna infatti portare onore alla sua moto con l'adesivo vintage della Coca-Cola.
«Pensavo fossimo d'accordo che avremmo nominato più spesso la Pepsi no?»
Andrea era in seri guai ora.
«Prova a dire di nuovo una cosa del genere e ti stacco le orecchie a morsi.»
«Staccagli il terzo capezzolo.»
«Io non ho un terzo capezzolo okay?!»
«Okay okay, non fare la principessa isterica su.»
Andrea fece una linguaccia a Federico ed io tirai uno scapelloto a Leo. Tanto per fare qualcosa.

Condividemmo le nostre caramelle anche contro la mia volontà, passeggiamo, allontanandoci dall'ospedale, anche sulla pista ciclabile e finii investita quasi tre volte.
«Ragazzi, ora é arrivato il momento di parlare.»
«Perché stavamo ballando prima?»
«Dico di parlare davvero.»
«Allora la smetto di fare finta scusate.»
Leo lanciò ad Evelin una caramella che le si appicicó nei capelli. Lo incitai a cominciare il discorso prima che Evelin se ne accorgesse.
«Su Giovanni Pascoli, comincia.»
«Allora ragazzi, ci sono momenti della vita in cui... Sapete, capiamo di essere pronti per un grande passo...»
«Oddio no, non mi dire che ti compri una camicia decente!»
«Le mie camicie sono bellissime!»
«Una ha dei cani con il tutú disegnati sopra...»
«Comunque dicevo, che ci sono momenti in cui si ci sente pronti e bisogna cogliere quei momenti. Altrimenti dopo ti viene ansia e finisci per essere la Clarissa della situazione. Quindi abbiamo deciso di cogliere la palla al balzo e buttarci in questa nuova avventura.»
«Tutto questo per dirci che tu e Andrea avete deciso di praticare il bondage?»
Leo fece una faccia disgustata.
«No Eve. Io ed Andrea andiamo a convivere, siamo arrivati in ritardo perché eravamo a firmare i contratti per l'acquisto di una casa.»
Mi caddero tutte le caramelle ed imprecai in latino. Era una lingua morta e Dio era vivo. Non mi avrebbe potuto punire.

Le Bozze di  DioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora