Mi sono chiesta spesso quale potesse essere stato il giorno peggiore della mia vita, ma questo qua li ha superati tutti dal primo all'ultimo. Si partiva già male.
La mattina mi trovavo all'università e stavo parlando con una mia compagna di corso quando all'improvviso vidi venire nella mia direzione quel cretino di Gabriele che frequentava la facoltà affiliata alla nostra. Avrei voluto scappare a gambe levate, ma sarebbe stato poco gentile e scommetto che il karma mi avrebbe ripagato.
Il ragazzo dalla lingua biforcuta fece due sorrisoni alla mia amica, due battutine ed uno sfarfallio di ciglia di troppo e questa sì ritrovo alla macchinetta del caffè per prendergliene uno. Falso principe azzurro.
«Clarissa ho bisogno di parlarti.»
«Ed io ho bisogno di uno stura lavandini firmato da Charlie D'Amelio ma non tutti possiamo avere ciò che desideriamo.»
Feci per girarmi e scappare ma nel giro di mezzo secondo me lo ritrovai di nuovo davanti. Quanto odio gli insetti.«Cosa piace a Evelin?»
«Di sicuro non tu.»
«Sono serio Clarissa.»
«Anche io.»
«Se la invitassi al cinema andrebbe bene secondo te?»
«Certo come no. Magari poi porti anche la tua ragazza e fate una cosa a tre in ultima fila? Meglio il bunjijumping.»
«Non é una catt-»
«NON FINIRE NEMMENO QUELLA FRASE. EVAPORA. ORA.»----------------------------🎞️----------------------------
Tornai a casa dopo le lezioni e sulla via del ritorno mi fermai a sfogliare dei depliant su un idromassaggio gonfiabile. Ne volevo assolutamente uno, magari combinato ad una casa con il giardino e ad una villa a Malibú.
Quanto mi mancava l'America cavolo. Quanto mi mancavano i miei parenti laggiù. Quei due amici che mi ero fatta. Quanto mi mancava mia mamma.
Non mi mancavano invece gli sciami di api che mi inseguivano vicino al lago, la piovra che aveva cercato di mangiarmi all'interno del lago e che alla fine avevo scoperto mi aveva scambiata per sua figlia visto che indossavo un costume viola ed infine non mi mancava per niente la puzza di scarico di cui sapevano i miei vestiti quel giorno in cui caddi nelle fogne. No non ho voglia di parlarne.
Arrivai finalmente a casa e mi buttai sul divano, pescando un libro dalla borsa per mettermi a sottolineare. Polpetta stava limonando con Grigliata mista, che tra parentesi, avevo scoperto essere una gattina in cinta e per questo così grassa. Stavo per diventare nonna come mi sentivo orgogliosa.
Pensavo a cose belle come cowboy su mucche e pappagallini che fanno amicizia con i gabbiani, quando sentii un enorme botto. Non recepii subito il messaggio sapete. Pensai che magari con la mia fortuna un terrorista sì era fatto esplodere sotto casa mia. Ma stava succedendo di peggio.
MI STAVANO DEMOLENDO LA CASA. Ed io feci la cosa più naturale del mondo inizia a strillare, presi Polpetta e Griglia e mi nascosi sotto il tavolo mentre pregavo Dio di non fare cadere nessun masso sulla mia tavoletta del cesso. Ci tenevo a quegli adesivi me li aveva regalati la mia cuginetta.
Feci un salto acrobatico e afferrai la borsa dove tenevo cellulare, portafoglio e documenti. Volevo piangere. Questo non faceva ridere. Però sentivo qualcuno ridere.
«Seb figurati se c'è qualcuno, é un campanile ed il prete se n'è già andato.»
«Al se questo era il campanile, perché sento suonare delle campane?»
Saltai fuori all'improvviso, Dio si prendeva gioco di me di nuovo.«SIETE RINCRETINITI?! QUESTA ERA CASA MIA! ME L'AVETE BUTTATA GIÙ?!»
Dissi infuriata che sarei tornata dopo e che adesso dovevano uccidere i figli di un pettirosso addestrato poco capace a volare fuori dalle campane. Ci capirono poco, ma andava bene così.Corsi verso casa di Evelin l'unico posto dove potevo rifugiarmi, ma prima passai dentro la Basilica di Sant'Ambrogio. Un complesso di origine romanica facente parte del sistema delle quattro basiliche ambrosiane. Ma sto divagando, le informazioni di arte una volta tanto nella vita dovevo usarle. Mi recai di fronte all'altare e presi un foglio di carta dalla borsa ed una penna. Scrissi un bigliettino di lamentele.
"Se ti va di risolvere i nostri problemi Dio, mi troverai a casa di Evelin. Il mio numero di cellulare é 339 432 670. Non mi chiamare se non intendi scusarti."
Lo posai vicino ai lumini sotto la croce e poi uscii di corsa. La mia vita faceva proprio schifo.
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«Quale buon vento ti porta da me Clarissa?»
«Un tornado. La mia casa é stata demolita al posto del campanile. Sì sono confusi, dicevano "era brutta come quel coso abbiamo pensato fossero gemellati"... Io volevo solo rispondere "Io pensavo che l'omicidio fosse un reato ed invece guarda caso mi é venuta voglia di commetterne uno".»
«Quindi ti trasferirai qua. »
«L'ho appena fatto.»Prese la mia borsa ed io lasciai i gatti per terra. Griglia puntava a Nachos, volevo evitare che si strozzasse con quella sottospecie di pennuto, ma non avevo voglia di alzarmi. Mi tolsi una scarpa e gliela lanciai. Stupido gatto. Stupido canarino. Stupido prete. Stupido campanile. Stupidi operai.
«Le hai prese tutte le tue cose? Dove sono i vestiti? Ed i libri? Le lucine del water?»
«IL WATER! LE MIE LUCINE, DEVO PRENDERE QUELLA BLU.»
«Clarissa dove corri...»
«La mia vestaglia con i panda Evelin la devo riprendere, oh la mia tavoletta con gli adesivi di Ironman e il pupazzo gonfiabile a forma di formica?»
«Portami la tazza mucca ne ho bisogno.»
«Prendo anche le pantafole a forma di fagiolo e la caffetteria con i girasoli.»
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Le Bozze di Dio
Fiksi RemajaAvete presente l'aria fresca che ti scompiglia leggermente i capelli, il calore del sole che ti bacia la pelle e i rumori dei bambini che giocano in sottofondo? Nel Caso di Clarissa e Evelin sarebbe un getto d'aria dritto in faccia e su per le naric...