Cassetta LXII

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Evelin correva per casa alla ricerca della rotella mancante per far girare gli ingranaggi del suo cervello. Stava guardando sotto il divano, nella credenza delle tazzine di mia nonna Joy, nella lettiera di Griglia e nel portaombrelli. Sembrava non trovarla, così le consigliai di guardare nel quinto cassetto partendo da sinistra della cassettiera per mutande e pigiami ma nulla comunque. Era davvero introvabile. Saltai sull'isola in cucina ed usai un cannocchiale per osservare gli angoli oscuri della casa, trovai: una palla di pelo di gatto, la pallina di stagnola con cui giocavo a calcio insieme a Samuele, il cucchiaino rosa delle Winx di Leo e l'orecchino a forma di tartaruga di Alice. Ma niente rotella.

«L'ho trovata!»
«Finalmente, dove l'avevi messa?»
«Era nel cassetto dei jeans, dove non la metto mai anche se sarebbe il suo posto.»
«Ma il suo posto non sarebbe nella tua testa?»
«Di cosa stai parlando, Clar?»
«Di cosa stai parlando tu, Eve.»
«Ma della salopette che devo indossare per uscire con le ragazze no?!»
«Ma non cercavi la rotella per far funzionare il tuo cervello?!»
Si sbattè una mano sulla faccia e sussurrerò qualcosa simile ad un "chi me lo ha fatto fare".
«Clarissa, mi sa che le tue di rotelle hanno bisogno di essere oliate...»

Si tolse i pantaloncini di Hello Kitty per indossare la salopette e ci abbinò un top rosa antico, non il top fucsia delle troie, davvero carino. Poi partì alla ricerca di un paio di orecchini decenti da abbinare, perché devo dire che, seppur stilosi, non mi sembrava il massimo abbinare gli orecchini del Pulcino Pio con quel look.

Poi mi guardai io nello specchio dell'armadio. Due occhiaie profonde come il mare, dei capelli crespi e unticci che manco la friggitrice del McDonald mi batte, le mie solite cosce a prosciutto di Parma e la pancetta gonfia di una che ha appena spazzolato una pizza e una focaccia al formaggio. Facevo davvero paura.
«Evelin vado in doccia a vedere se trovo un chirurgo plastico, torno tra poco.»
Mi lanciò uno sguardo strano e poi annuì. Mi chiesi per la milionesima volta cosa ci vedesse Federico in me. Di sicuro stava con me per la mia strepitosa personalità.

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Eravamo sopravvissute anche a questo. Nessuna tubatura era esplosa, l'unica pecca era stata quando avevo aperto la porta in accappatoio pensando fosse Irene ed invece avevo scoperto che alla porta si trovava Pietro. Dopo avermi vista in quello stato aveva iniziato a lanciare acqua santa su di me e su se stesso per "cancellare il peccato della lussuria" come diceva lui. A dire la verità non conosco nemmeno il significato di "lussuria", quindi gli avevo detto che non avevamo mobili di lusso ma solo prefabbricati dell'Ikea.

La serata girls out si era trasformata nella serata girls out without Serena but with Martino. Serena doveva studiare per non so quale esame visto che era vicina alla laurea triennale, così avevamo invitato la persona più vicina a lei che ne avesse potuto assimilare il comportamento. Poi si può anche discutere sul fatto che Martino sia molto più simile a noi ragazze di Leo o Andrea, ma non andremo nei particolari. Sì offende sempre quando gli diciamo che alcuni colori non gli stanno bene.
E poi bisogna anche mettere in conto che Martino, Evelin ed io avevamo formato il trio di Suor Maria Assuntina. Quando avevamo raccontato ad Alice la storia aveva cercato di strozzarmi con la cravatta di Edo.

Di terzetti mistici ne eravamo pieni: Samuele, Andrea ed Edo formavano il trio delle camice hawaiane, detto anche delle camicie orrende, Irene, Alice e Evelin formavano il trio delle sorelle omicide nei confronti dei fratelli, io,Leo e Andrea formavamo il trio delle cover glitterate ed infine Martino, Gabriele e Serena che formavano il trio incestuoso. La loro storia era ormai un leggenda per tutta l'università che frequentavamo io, Serena e Gabriele. Poi fra tutti i letterati che ci girano sono sicura che qualcuno si metterà a scrivere un poema epico cavalleresco sulle loro avventure notturne. Lancillotto e Ginevra qua ci fanno un baffo.

«Avete mai pensato che magari la teoria della Falsa Storia è vera?»
«L'unica cosa vera Marti', è il rumore dello stomaco quando hai fame.»
«Per me di vero c'è anche il prosciutto di San Daniele con il melone.»
«Ragazze di vero c'è anche quella canzone di Rihanna, quella sui diamanti.»
«Se si parla di diamanti, Irene entra subito in azione.»

Martino si lanciò in un discorso complicato su come alcuni eventi storici a parere suo fossero falsi e inventati dal governo. La Rivoluzione Francese? Bazzecole, era solo uno che aveva la sindrome della regina di cuori di Alice nel paese delle meraviglie. Il voto per la repubblica in Italia? Tutto falso, la monarchia era caduta da tempo e noi eravamo in mano agli americani dalla fine della Prima Guerra mondiale. Il ragazzo era convintissimo, agitava la mano in aria, gesticolava e tirava fuori eventi sconosciuti al genere umano come l'invenzione dell'apriscatole. Lo sanno tutti che il cibo in scatola si apre sbattendolo sul bordo di un tavolo possibilmente non di vetro.

«Ma cosa ti sei bevuto questa sera Marti'?»
«Clarissa non cercare di parlare romano solo per farlo sentire a casa. Odio quel dialetto.»
«Ehi!»
«Zitto, la tua voce non conta in questa discussione fra coinquiline.»
Mise sul broncio ed incrociò le braccia. La visuale dalla nostra panchina sulla strada era perfetta. Dall'altro lato c'era un bambino che si stava facendo una doccia con l'idrante. Poi la vista venne oscurata da una grossa macchina nera che si fermò davanti a noi.
«Ehi belle ragazze, vi va di salire sopra? Scommetto che ci divertiamo.»
Ci chiese il guidatore dai capelli castani che aveva un pessimo gusto in fatto di tatuaggi.
Evelin stava per rispondere con una delle sue battute, ma Alice la precedette.
«Per adesso è un no. Prova una proposta più sconcia e magari ci pensiamo.»
«Ehi belle ragazze, vi va di salire? Vi scoperchieremo come mia nonna con le pentole.»
Affermò capelli castani.
«Pessimo. Chiedilo a qualcun altro, figlio adottivo di Michael Jackson.»
« Se non lo possiamo chiedere alle ragazze allora a chi lo dovremmo chiedere? Ai ragazzi?»
Un ragazzo con la pelle ambrata sul sedile del passeggero entrò nella conversione.
«Perchè no?»
Disse Alice tutta impettita.
«Ehi tu dai capelli biondi con gli occhi verdi, cugino del principe azzurro, vuoi salire in macchina con noi? Ci andiamo a divertire. E se vuoi ti scoperchiamo pure.»
Il passeggero nel parlare indicò Martino che arrossì fino alla punta delle orecchie. Probabilmente era lui a fare le proposte sconce di solito e non era preparato a questo.
«È fidanzato con un coccodrillo femmina. Ora evaporate.»
«Carlo andiamo, le persone che fanno sesso con gli animali mi mettono paura.»
Il ragazzo dalla pelle ambrata fece un gesto di saluto verso Martino e quello alla guida sorrise ad Irene.

«Marti' posso dirtela una cosa?»
«Ah adesso lo usi l'accento romano Eve? Tanto se dico di no, parli comunque.»
«Sei proprio un cazzo di gay represso. Perché non ti unisci alla comitiva delle Pink Ladies?»
«Ma non è vero...»
«Chi si è lamentato perché non vendevano lo zaino rosa antico della Easpack?»
«Io...»
«Chi ha insistito per usare il correttore e la cipria alla festa elegante dell'università di Alice?»
«Io...»
«Chi mi ha fottuto lo smalto blu oltremare?»
«È stata Evelin!»
«Martino, sappiamo tutte e due che sei stato tu visto che il tuo colore preferito è quello.»
Mise su il broncio nuovamente e sussurró dei lamenti.

Alla fine scoppiammo tutti a ridere, Martino compreso, e ci incamminammo verso un locale che faceva i popcorn della forma che volevi. Io li presi a forma di fenicottero, Irene ed Evelin a forma di infradito, Alice e Martino optarono per un classico zoccolo di legno olandese. Non fate domande che è meglio.

«Sapete sono orgogliosa, dopo mesi di lavorazione mentale sono riuscita finalmente a trasformare Alice. Tra poco la vedrete rispondere per le rime a tutti con qualche battuta strana.»
«Oh ma stai zitta Evelin, l'unica cosa con cui hai lavorato di sicuro è stata la zip dei pantaloni di Nicola.»
«Irene tengo a precisare che quella che emette rumori molesti in compagnia in casa è Clarissa. 3P è stato costretto a purificare l'appartamento con l'incenso.»
«Ma come fai?»
«Ad essere così meravigliosamente gnocca? Basta usare la farina del proprio sacco.»
«Non hai fatto una battuta sulla pasta pessima vero?»
«L'ho fatto eccome.»
«Manipolatrice»
«Impastatrice»
«Investigatrice»
«Calcolatrice»
Si girarono verso di me.
«Non stavamo giocando a dire parole che finiscono per -atrice?»
Sospirarono. Gli avevo fatto perdere il fiato a causa della mia bravura.

«Giuro sulla mia tazzamucca che quando Clarissa capirà qualcosa alla prima mi iscriverò all'università di psicologia per usare le mie doti.»
Disse Evelin. A quanto pare però non avevo vinto il gioco.
«Ormai hai giurato e non ti puoi tirare indietro.»
«Se non lo faccio ti regalo la tazzamucca Marti'»

Le Bozze di  DioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora