Dall'alto dei cieli

5 1 0
                                    

Dall'alto dei cieli,
Quel giorno d'estate era particolarmente caldo e Clarissa ed Evelin, al fianco di Alice, intenta a tenere in mano un discutibile mazzo di fiori di bombo e Dracula Simia, stavano chiedendo pietà.

"Clar, secondo te, posso mettermi sotto le sedie degli invitati?"
"Sei pronta a prenderti tutte le scorreggie?"
"Dici che è maleducato?"
"Da quando ti importa?"

Intanto, i due sposi, muniti di tanta voglia di non svenire, stavamo uno davanti all'altro ascoltando le parole di Padre Pietro.

"Siamo oggi qui riuniti per unire in matrimonio questa graziosa fanciulla con...ehm... Lui? Siamo sicuri? No perché fa davvero schif-"
Evelin gli tiró un tacchetto.
"Dicevo, codesti ragazzi in nome di Dio"

Oh ma parla di me, che carino, così mi fa arrossire. Stavamo per entrare nel clou dell'ultima puntata della quarta stagione di Clarissa's Life. Avrebbero inaugurato lo spin-off su Clarissa in una di quelle palestre con le signore di cinquant'anni che fanno aerobica e salgono e scendono a tempo dal cubo di legno. Step. Fanno step ecco. Con la mia età a volte tendo a dimenticarmi le cose. A parte quando mio figlio ha deciso di duplicare il cibo senza il mio permesso. Ma io dico, almeno duplica le pizze non il pesce.

«Lo sai che portare sette cappelli in Pennsylvania è illegale?»
«Anche cullare un coniglio in Michigan.»
Sì, lo avevo chiesto io di approvare quella legge. La regina Elisabetta nel 1847 aveva messo certi cappelli improponibili uno sopra l'altro e non potevo permettere ad altri di ripetere questo errore.

Padre Pietro stava continuando un monologo su quanto fosse importante la sicurezza sulla scelta del proprio partner, quando Evelin lo interruppe consigliando agli sposi di iniziare un bel discorso. Oh sì, adoro i discorsi soprattutto quelli del matrimonio dove si ricordano cose imbarazzanti.


«Amore mio, avevo scritto un discorso, ma me lo sono dimenticata appena ho visto Clarissa ballare intorno a un fuoco con Federico. Quindi improvviserò.»
Evelin ed Irene mangiarono uno dei fiori dei loro polsini. Una camelia credo.
«Ci siamo conosciuti ai tempi del liceo, tu suonavi il mandolino con Cosimo, quel figo spaziale del quarto anno, ed io leggevo un libro sul giardinaggio. Volevo provarci con Cosimo, avevo una cotta per lui, un giorno però non si é presentato all'appuntamento per fare colazione tutti e tre insieme. Siamo rimasti noi due da soli ed io volevo solo piangere. Dopo tre mesi finimmo per fidanzarci non so ancora come, quella sera ero ubriaca devo confessarti. Ma penso che io non abbia mai preso decisione migliore. Per te ci sarò sempre, anche quando mi chiederai di massaggiarti i glutei e quando vorrai farmi tagliare le carote a cubetti invece che alla julienne. Forse mancherò quando mi invierai al mio funerale, assicurati che piangano tutti o prendili a frustate. Sappi che ti amerò per sempre, tranne nel caso che tu appoggiassi la deforestazione dell'Amazzonia.»
Evelin si asciugò una lacrimuccia, era così fiera della sua bambina. Ora era il turno di Edo, padre Pietro gli fece cenno di parlare prima che Nicola starnutisse.

«Io ti ho scritto una poesia:

I tuoi capelli sanno di incanto
come il tetto della nostra vecchia scuola in amianto.
Il tuo sorriso rende il mondo più luminoso
ma il modo in cui cucini la minestra é oltraggioso.
Quando ti ho vista la prima volta stavo pensando a Cornelia, la figlia della professoressa di arte che non ascoltavo,
ma la tua presenza mi ha inebriato
e poco dopo mi sono abbassato.
Mi era caduta la matita
vicino alla tua piantina appassita.

Ti amo non perché sei perfetta, ma perché di prosciutto non ne lasci una fetta.
Ti amo perché mi fai ridere, ma a volte metti più paura delle vipere.
In questo lungo percorso ci aiuteremo, speriamo solo di non finire come Romolo e Remo.
Passeremo tanto tempo insieme, ovviamente delle giornate supreme.
Per piacere dí di sì all'altare,
perché mia madre non si può disperare.

Le Bozze di  DioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora