Cassetta XXXIII

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La storia della vacca era divertente, un po' meno il fatto che la MIA mano fosse in quella di Nicola.
Clarissa sta sera me l'avrebbe pagata cara. Le avrei fatto lavare i piatti per un mese, pulire la lettiera di polpetta per due e cu-
No. Cucinare assolutamente e categoricamente NO.

"Quindi.. noi andiamo a dare da mangiare ai fenicotteri al parco..Ci si vede!"
Ci lasciarono soli.
"Ma non ci sono fenicotteri al parco".
Grazie Nicola. Osservazione davvero acuta.
Avevo la bocca spalancata mentre il sedano al mio fianco stava guardando malissimo Fede allontanarsi con Clarissa mentre si tiravano delle spallate.
Speravo che cadessero su una merda di cane o che un asteroide li prendesse in pieno.
"Bene se ne sono andati, mollami la mano"
Il ragazzo mi guardò confuso.
"Te lo scordi. Io ho vinto e adesso tu taci."
"MA LA TUA MANO SUDA"
Mi trascinò, anzi, tirò fino ad arrivare ad una caffetteria TUTTA gialla.
"Tra un po' mi staccavi il braccio"
"Tra un po' ti stacco la bocca"
"Ma così non potrò più esprimere il mio umile disgusto verso di te"
"Allora dovrai tenerla accupata"
Si girò verso di me.
"NO TE LO SCORDI IO NON TI B-"
"Dicevo con qualcosa da bere"
Nicola 1 Evelin 0
"Perché non ho mai notato una caffetteria gialla?"
"Perché non ci vieni mai"
"E perché no?"
"Perché ci lavoro io"
"Tu lavori? Ah non sei un barbone che abita per strada?"
Mi ignorò completamente.
"Stai per incontrare il mio capo, quindi vedi di non farmi fare figure di merda o cose strane come tuo solito"
"Ma dai lo sai che sono una persona seria e rispettabile"
"Ma se prima di starnutire urli PIKAAA"

-

"Ehi Davide!"
Un uomo sulla cinquantina stava stritolando Nicola.
"Ciao Nic! Oggi non è il tuo giorno libero?"
"Si si. Solo che lei doveva stare zitta e ho pensato di riempirla di cibo"
"Così divento grassa idiota"
"Bravo, è così che ci si comporta con una donna. E tu cara chi saresti?"
Che maleducata che sono. La Disney non mi ha insegnato proprio niente?
Gli porsi la mano.
"Evelin Renaldi"
"Sei la sua ragazza? Nic non porta mai nessuno"
Guardai Nicola e per mia sorpresa mi guardava a sua volta curioso di sapere la risposta.
Ora mi diverto io.
"No si figuri. Non so se glielo ha detto ma il nostro Nic è gay"
"CHE?!"
"LO SAPEVO"
"Allora non ero l'unica a pensarlo, vedi?"
Nicola mi stava incenerendo.
"No Davide non è come pensi"
"Non negarlo ragazzo. Siamo nel ventunesimo secolo, non ti licenzieró per questo. Ora sedetevi , vi porto qualcosa"
Una volta seduta davanti a Nicola mi sporsi verso di lui.
Nicola 1 Evelin 1
" Sto recuperando"

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"MA SONO ORRIBILI"
"Lo so"
"MA GUARDA CHE SCHIFO"
"Lo so"
Stavamo portando avanti un discorso di un certo spessore sulle tartarughe senza guscio.
"Quindi fammi capire. Se non frequenti l'università, cosa fai nella vita?"
Oh no. Domande personali perché esistete?
Dio stacca stacca ci hanno tracciato.
Bevvi un sorso del mio cappuccino.
"La spogliarellista stripper ai compleanni dei bambini"
"E dovrebbero essere un lavoro?"
"Serio e rispettabile si"
"Evelin"
"È il mio nome non me lo sciupare"
"Quindi non lavori? Sei una piattola!"
"Inanzitutto non posso controbattere se non so cosa significa. Secondo, che razza di persona pensi che sia? Lavoro in una casa per anziani"
Mi guardò a lungo per poi scoppiare a ridere.
Bei denti. Aveva messo l'apparecchio?
"Tu. Con degli anziani? Acida come il limone, il latte scaduto, la-"
"Si grazie. Che grande considerazione hai di me, lo apprezzo, davvero"
"È divertente?"
"Una volta un vecchietto ha sputato la dentiera nel mio bicchiere, ha tossito la sua pastiglia sotto la mia scarpa e sono scivolata sul suo purè di patate, roba più molla del mio intestino"
"Oh sì. Molto divertente."
Gli lanciai una bustina di zucchero.
"Mi hai preso nell'occhio!"
"Te lo meriti"
"So pochissimo su di te"
"Questo perché devi sapere poco"
"Questo perché non parliamo mai"
"Questo perché non racconto le mie cose"
"Questo perché sei troppo misteriosa"
"Questo perché sono fatta così"
"Facciamo un gioco"
"HAI APPENA INTEROTTO UNA CATENA.
SENTITI IN COLPA."
"Dimmi una cosa su di te, qualsiasi, e io faccio lo stesso."
"Non mi piace questo gioco"
"Vai"
Spero ti venga un attacco di diarrea.
"Quando ero piccola leccavo le palette al mare perché erano salate"
"All'asilo non riuscivo a pisciare"
"Odio le rose"
"Solo alla vista del gorgonzola potrei morire"
"Non metto mai il profumo"
"Mi fanno paura i criceti"
"Sono sola"
Ecco. Lo sapevo che sarebbe finita così.
Mi guardò confuso.
"Cosa intendi"
"Quello che hai capito"
"Ho capito 'sono sola', ma sono solo due parole senza significato se non le spieghi"
"Nah, non è così importante"
Era eccessivamente serio e solo in quel momento pensavo a quanto starebbe stato bene con un paio di baffi a manubrio e un costume colorato.
"Voglio saperlo"
"E io voglio una mongolfiera a fiori. Non si può avere tutto nella vita"
Torniamo alle tartarughe?
"Evelin se non me lo dici ti ficco le dita nelle orecchie"
"Non lo faresti mai"
In tutta risposta si lanciò su di me sbattendo una gamba contro il tavolo.
"CHE MALE"
"Il karma"
"Parla o ti ribalto"
Come poteva farlo? Oh. OH NO.
"Non dare in escandescenza, niente espressione commosse o niente gesti affettivi altrimenti ti taglio le dita una a una e ci girò il mio cappuccino".
Alzò le mani in segno di resa per poi inviare le braccia sul tavolo e poggiarci la testa.
Presi un respiro.
"In realtà sono un alieno"
Mi lanciò un'occhiata stufo
"E questo, è quello che dici agli altri. Ora dillo a me"
"C'è un motivo se sono così"
"Anaffettiva e con un sarcasmo così esagerato con cui potresti riempici un canyon, un cesto di frutta e una vasca da bagno?"
"Senti, non fare il formichiere"
"Il che?"
"Il mio nome c'entra con la mia storia"
"Lo sapevo che era speciale"
"Ti sto per raccontare la storia di Lilly e il vagabondo Biagio. Ma senza Lilly e solo con Biagio.
"La Disney ti ha fatto male"
"Stai zitto.
Mio padre è morto quando ero entrata in pieno periodo ormonale. Lavorava come operaio su una piattaforma petrolifera quando esplose.
Evelin viene da Evelina Borea, storica dell'arte italiana. Mia madre lo ha scelto perché era una nostra antenata ma voleva darle un tocco straniero. Una volta che è morta per cancro, avevo 6 anni percui non mi ricordo molto, ho deciso di seguire la passione della Borea in onore di mia madre.
Io e mio fratello andammo a vivere a Genova dai nonni".
Tirai un sospiro, avevo detto tutto in apnea.
" Lo so è una storia triste"
Mi girai verso di lui. Non stavo piangendo ma questo discorso lo avevo ripetuto così tante volte nella mia testa che lo sapevo a memoria come le canzoni di Natale.
Mi guardò negli occhi e non disse niente per un po'.
"Per essere un vagabondo te la sei cavata bene"
Aveva davvero fatto una battuta?
Non vedevo la solita compassione nei suoi occhi.
Perché no? Aveva un cuore quest'uomo?
"Mi piace il tuo nome. È particolare"
"Se lo dici tu"
"Ti ricordi la festa d'autunno?"
"E la tua interpretazione penosa da cartomante? Si"
" Quando mi hai detto il nome non ti ho risposto subito. Questo perché sei stata la prima con un nome che nessun'altra persona che conosco ha. Ai miei occhi sei una scoperta."
Storsi il naso.
"Sei troppo poetico"
"E tu sei una rompi palle"
Feci un sorrisone da fare invidia alle pubblicità dei dentifrici.
"Lo so"
Dopo quella chiaccherata era cambiato qualcosa.
Forse Nicola non era come gli altri.
Forse nessuno dei miei amici lo era. Se avessero saputo la storia mia e di Samu non ci avrebbero guardato come al solito, come facevano tutti, perché loro non erano tutti.
Erano quelle persone che non si offendevano se le prendevo in giro o insultavo. Anzi ci ridevano sopra.
Non sono scappati quando hanno capito che ero una stronzetta stile intervistatori televisi. E c'era una persona che si meritava di sapere la mia storia prima di tutti.

-

Corsi a casa, trovando Clarissa intenta a leggere un cruciverba.
"Sette lettere, con una C e una F. CARCIOFO."
"Clar, mettia via"
"Cos- perchè?"
"Ti devo raccontare la storia di Biagio"

Le Bozze di  DioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora