«Quindi come hai detto che si chiama il tuo canarino?»
«Non l'ho detto.»
«Ma a me sembrava...»
«Okay scherzo si l'ho detto, si chiama Nachos. »
«Il mio gatto Polpetta.»
«Deduco che l'unica compagnia di entrambe sia il cibo.»Risi alla battuta di Evelin, sempre che si possa chiamare battuta visto che l'aveva detta con una faccia così seria da fare paura. Eravamo sedute su una panchina lungo i Navigli ed osservavamo due piccioni tubare in modo sospetto come se stessero litigando. Uno dei due si avvicinò a noi in modo poco rassicurante, emisi un verso biascicato per scacciarlo e mentre allungavo il braccio per allontanarlo dal mio zaino dove tenevo segretamente nascosta una scorta di patatine San Carlo, il suo compagno poco amichevole mi diede una beccata sulle nocche. Emisi un urletto e poi ringhiai ai pennuti di smammare. Gli animali scapparono, ma sollevarono un polverone di foglie che si schiantò addosso a me e alla mia vicina.
Bene o la maledizione faceva già effetto o era la mia solita sfiga, ed ero più che convinta che fosse la seconda. Come si può notare io e i volatili non abbiamo un buon rapporto.
«Cacchio ti devi disinfettare, non fa bene a nessuno essere beccati dai piccioni.»
« Ora che ne hai le prove annulli la maledizione? Ti prego...»
«Cretina non ti ho lanciato nulla contro, stavo solo mormorando chiedendomi perché le persone cadono sempre a terra come delle pere e non come delle arance»Mi squillò il telefono e chiesi a Evelin di rispondere, visto che stavo fasciando le mie dita con un vecchio elastico ritrovato in fondo allo zaino. Finito di medicarmi la guardai interrogativa e lei mi disse che una mia compagna di università voleva che le portassi dei libri. Cavolo. Me ne ero quasi dimenticata. Dovevo portare i libri a Serena.
«Dov'é adesso?»
«Ha detto che si trova al parco di questa mattina, dove ci siamo incontrate.»
«Oddio no non di nuovo lì.»
«Hai paura che ti voli un piccione fra i capelli?»
«Ho paura che si aprano i cieli e che Dio mi dica che é arrivato il momento di smetterla di rovinare il mondo con la mia penosa presenza.»
Misi su un broncio disperato ed iniziai a fare una lista dei motivi per i quali la mia vita poteva ancora andare peggio. Almeno niente sarebbe stato una sorpresa.«Ti accompagno.»
«Cosa?»
«Hai sentito benissimo. Non dirmi che oltre sfigata sei anche scema.»----------------------------🎞️-----------------------------
Finalmente arrivammo al parco dopo una quindicina di minuti in autobus che a me sembrarono un inferno. Possibile che ogni dannato sconosciuto dovesse fissare la le mie dita fasciate da un elastico di Hello Kitty? Eh non ne avete mai visto uno? Peggio per voi.
Camminammo ancora una decina di buoni minuti dove parlammo di cose normalissime. Tipo dei regali di compleanno che volevamo quando eravamo bambini. Mi ricordo che all'età di cinque anni il mio più grande desiderio era fare un giro dentro l'asciugatrice, ma mia mamma non me lo ha mai permesso.
Quanto vorrei che me lo avesse lasciato fare.Evelin invece voleva fare un tatuaggio a dieci anni. Mi ha detto che odiava i compleanni, ma quell'anno desiderava tatuarsi Flora delle Winx sulla spalla sinistra e sul fianco destro una tavolozza di colori per contraddistinguere il proprio talento. Aveva copiato l'idea dai My Little Pony di sicuro.
Poi la vidi. Vidi Serena, che per la cronaca di sereno non ha niente visto che é una delle ragazze più paranoiche ed ansiose del pianeta dopo di me, mentre aveva attenti scambi di saliva con il suo ragazzo. Gabriele. Non so molto di lui a parte il fatto che ha messo la sua lingua in gola ad almeno metà delle universitarie prima di mettersi con Serena durante l'estate.
Sono più che sicura che stessero compiendo un atto per la scienza, testando il loro sistema immunitario mischiando le loro salive per vedere chi si sarebbe preso prima una malattia terminale o forse solo la mononucleosi.
Clarissa? Sfiga!
Pizza? Mozzarella!
Hotel? Ma vi prego prendetevi una camera.
I tre pensieri principali che vagavano nella mia mente ogni volta che respiravo o sbattevo le palpebre, quindi sempre.«Ehm... Ciao Serena non volevamo interrompervi ma, sai mi hai chiesto quei libri quindi...»
La ragazza alzò lo sguardo scocciata. Poi mi vide e mi sorrise, senza badare Evelin di uno sguardo. Gabriele invece gliene riservava anche troppi di sguardi per averla appena incontrata.
«Oh sì grazie mille, ne ho bisogno per il prossimo esame. A te come é andato l'ultimo?»
«Oh io ho preso 27.» dissi un po' imbarazzata per la domanda. Non si interessava mai nessuno del mio andamento scolastico. Anzi non si interessava mai nessuno a me e basta. E perché qualcuno avrebbe dovuto farlo?
Una comune ventiduenne, con una comune vita, che di comune aveva solo il fatto che cercassi di spazzolarmi i denti senza soffocare con il dentifricio. Mi accadevano sempre le cose più impensate.Gabriele guardava ancora Evelin. Serena non ci aveva ancora fatto caso, altrimenti non ci avrebbe invitato in un caffè tutti e quattro.
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Le Bozze di Dio
Ficção AdolescenteAvete presente l'aria fresca che ti scompiglia leggermente i capelli, il calore del sole che ti bacia la pelle e i rumori dei bambini che giocano in sottofondo? Nel Caso di Clarissa e Evelin sarebbe un getto d'aria dritto in faccia e su per le naric...