«Fatemi entrare. Adesso.»
«Dallo spioncino vedo che hai una valigia...»
«Si e allora?»
«Problemi in Paradiso Clarissa?»
«Io e tua sorella non ci andremo mai lassù. Adesso apri.»Ora, per colmare i numerosi dubbi che saranno venuti a tutti gli essere umani, agli alieni, agli animali, ai demoni, ai santi, agli dei e ai cugini e ai nipoti dei vicini di casa degli amici alieni, spiegherò brevemente l'accaduto. La linea di comunicazione veloce tra me e quella puzzola di Evelin è stata interrotta a tempo indeterminato. Quindi sì, abbiamo litigato.
Samuele apre la porta ed io lancio la mia valigia addosso a Federico, gli rubo il panino dalle mani e ci dó un morso. Fa schifo. Ci ha messo il ketchup. Sputo il pezzo di cibo e faccio centro nella pattumiera peggio di quei cowboy nei film western che sputano nella sputacchiera. Quante volte avrò ripetuto la radice sputo-?
Mi lancio sul divano sicura che non ci sia nessun animale pronto a miagolare o a infilzarmi le sue unghiette sotto pelle, ma appena mi appoggio delicatamente (ovvio cosa lo specifico a fare) sento un suono di lamento. Sono sdraiata su una forma vivente di non so quale genere. Dall'odore di sott'aceto presumo sia un pesce arcobaleno dell'Isola d'Elba, famoso per la sua dieta a base di cetrioli sottomarini. Guardare Focus qualche volta serve.«Clarissa, gentilmente potresti alzarti da sopra Mattia? Non riesce a respirare.»
«Ah lo avete chiamato così il pesce?»
«Quale pesce?»
«Questo»
Dico indicando con fare ovvio l'animale su cui sono sdraiata.
Federico mi prende le braccia e mi solleva come se nulla fosse. Io mi appiccico come un koala a lui e assaggio il sapone con cui è stata lavata la sua maglietta. Niente. Sa di sudore, altro che lavaggio.«Quindi questa è la tua ragazza Fede?»
Ah, quindi sa pure parlare questo pesce. Siamo nel remake della Sirenetta o in una puntata speciale delle Winx con trasformazione Sirenix?
«Si... Di solito non è così...»
«Bugie. Lei è sempre così, fidati di me.»
Certo, continuate pure a parlare di me come se niente fosse. Non sono incollata come una cozza a Federico il quale è seduto sulla poltrona verde più brutta del mondo.
«Criceti, io sono qua.»
Mi indico e metto il broncio. Mi giro sedendomi su Federico come i bambini con i genitori. Tanto la differenza di altezza fra me e uno di quei pargoli non si nota.«Allora, cosa è successo?»
«Ho il diritto di rimanere in silenzio, tutto quello che dirò potrà essere utilizzato contro di me in tribunale. Se non posso permettermi un avvocato me ne verrà assegnato uno d'ufficio.»
«Non siamo ad una puntata di Law&Order Clar.»
Rimango zitta. Mimo il segno della chiave che chiude la bocca e nascondo l'oggetto invisibile dentro una fossa immaginaria appena scavata, poi sopra ci costruisco una casa che chiudo a sua volta. I due mi guardano e alzano gli occhi al cielo sbuffando. Mattia rimane interdetto e propone di vedere un buon film poliziesco visto che mi piace il genere.---------------------------🎞️-----------------------------
Ora sta piovendo a catinelle. Ho spento il cellulare due ore fa e ho deciso di non rispondere a nessuna chiamata. Non parlo da due ore, probabilmente è il mio record. Di solito quando sto troppo zitta inizio a ripetere ad alta voce tutti gli scoglilingua che conosco, poi le preghiere in italiano, poi quelle in latino e dopo canticchio "Call me maybe" come canto finale del rituale. Ora sto seduta sul pavimento con Federico che mi accarezza i capelli e Mattia che racconta una storia su una qualche rissa causata da un ombrellone viola nel centro di Bergamo. Non chiedetemi nulla vi prego.
«Quindi il vicino di casa di mia cugina gli grida "quello è un posto pessimo proprio come te!" e questo tizio con le crocks gli risponde di rimando "le tue lasagne al forno fanno più pena della mia Pinto gialla!"»
«Mia madre aveva una Pinto gialla Mattia.»
«Mio padre un'orribile maggiolino arancione fluo, mi vengono ancora i brividi.»
«Mia nonna un Monster truck lilla.»
Mattia ride, ma io sono serissima. Quella donna era il terrore di tutto il quartiere francese ad Atlanta. Poi quando si metteva gli occhiali da sole e il vestito a fiori anni cinquanta era ancora più temibile. Le mancava solo il matterello in mano.
«Dove ero rimasto? Ah sì. Allora il vicino gli tira un infrandito, ma lo sanno tutti che in Bolivia il lancio di un infradito equivale ad una dichiarazione di guerra. E allora...»Mi estraneo dal discorso appena vedo Samuele alzarsi per rispondere al telefono. Origlierò la conversione. È quello che fanno le vere amiche. Se è Evelin, butterò giù il telefono. Nel senso che lo butterò giù dalle scale in modo che nessuno possa richiamare.
«Non ne ha voglia... Sì sì lo so che è da bambini... Dai dovete fare le adulte...»
Sento una voce provenire dall'altro capo.
«Ma perché non mi richiama?»
«Ma non so, sta parlando di un ombrellone viola a Bergamo... Ho capito che è una cosa stupida... Senti non puoi chiedere ad altri? No?»
La voce si ripresenta.
«E a chi eh? A Leo che stava pomiciando con Andrea dieci minuti fa? O ad Alice che è chissà dove con Edo a parlare di chissà che cosa? Aspetta ce l'ho. Chiamerò sua nonna. Sì sì faccio così.»
«No. NO EVE. MA COSA FAI.»
«Ho avuto un'idea migliore aspetta e spera.»
Evelin riattacca il telefono e dopo una ventina di minuti squilla quello fisso. Santo cielo. Prendo la cornetta pronta a dirle di tutto, ma la voce non è la sua. È una voce più profonda e mistica.«Parlo con Clarissa Joy Della Rosa?»
«Io... Sì, ma chi è lei?»
I ragazzi mi guardano strano ed alzano le spalle.
«Sono qualcuno con cui cerchi di parlare da molto tempo, ma sai avevo sempre la linea occupata. E quel sito... Diamine non ci so fare con i computer.»
«DIO?!»
«Certo Clarissa, sono io. Volevo farti i complimenti per essere un'ottima attrice. La tua soap comica ci fa sempre ridere.»
Arrossisco al complimento. Mica capita tutti i giorni di avere una chiamata diretta con Dio.
«Ma come facevi a sapere che ero qua? Io ti ho lasciato il mio numero di cellulare.»
«Clarissa, io so ogni cosa. So che a cinque anni hai rotto tu il posacenere in porcellana bianca di tua zia Melinda, so che a dieci anni avevi ancora paura ad andare in bicicletta, so quante volte hai fatto pipì nel letto e quale cibo mangi più spesso. So tutto.»
«Sei peggio di uno stalker. Perché mi hai chiamata?»
«Per dirti di fare pace con Evelin. Non potete davvero aver litigato perché lei ha preparato gli gnocchi pur sapendo che non ti piacciono.»
«Me li ha anche tirati nei capelli gli gnocchi...»
«Era in buona fede però. Lo sentivo.»
«Okay... Ci proverò. Ma vorrei farti una domanda visto che sai tutto.»
«Clarissa il tempo sta finendo... »
«Solo una.»
«Va bene, ma niente domande sul futuro.»
«Se un insegnante laico di religione mettesse incinta una sua alunna, la farebbe abortire per non avere problemi o la convicerebbe a tenere il bambino nonostante metta in pericolo la sua carriera?»
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Le Bozze di Dio
Novela JuvenilAvete presente l'aria fresca che ti scompiglia leggermente i capelli, il calore del sole che ti bacia la pelle e i rumori dei bambini che giocano in sottofondo? Nel Caso di Clarissa e Evelin sarebbe un getto d'aria dritto in faccia e su per le naric...