8.11
Ce la potevo fare.
Mi alzai contro voglia, devo ammetterlo.
Non mi sprecai neanche ad aprire gli occhi, talmente conoscevo ogni centimetro del mio appartamento.
Una cosa mondana, niente di speciale.C'era qualcosa però, in quell'ammasso di mobili, che spiccava più del dovuto, una vetrata di quadrati di diverso colore che alla luce del sole riflettevano milioni di sfumature di gradazioni per tutti i muri della cucina.
Avevo richiesto personalmente quella parete che dava sul parco in modo che ogni volta fosse stata una bella giornata me ne sarei accorta dai colori sparsi qua e là.
Il che era ironico.Odiavo il sole e soprattutto le belle giornate. Ma a prendere l'iniziativa era stato il mio lato artistico; quello triste e serio era stato esiliato in quel momento.
Stava pensando probabilmente a come sarebbe stato il mondo solo con nuvole e niente sole...privo di vita magari, ma dettagli.
Dopo essermi seduta sul piano della cucina aprii gli occhi.Inizialmente vidi una macchia rossa, poi una verde e gialla, una blu sulla foglia di una pianta e una arancione sul mio naso. Accipicchia.
Era appena ottobre ma il sole non voleva dare la possibilità all'autunno di divulgarsi per Milano. E io odiavo questa cosa.
In verità odiavo un sacco di cose: le persone che biascicano quando mangiano, i piedi, i pasticcini, il prosciutto cotto, il velluto, la spiaggia, le persone che mi fissano... Loro sono le peggiori.Presi il latte dal frigo e aprii l'anta della credenza per prendere una ciotola.
Appena fu aperta, una zanzara delle dimensioni degne di un fottuto fiore iniziò a svolazzare liberamente per la stanza facendo un rumorino che mi fece venire voglia di esplodere.
Non potevo farcela.
"Nachos"
Era già sveglio e si confondeva con l'ombra di una piastrella gialla.
"Mangiala"---------------------------📼-----------------------------
Ho cercato per anni di entrare all'accademia d'arte.
Era il mio sogno fin da bambina mettermi a dipingere sulla piazza degli artisti a Parigi, ritraendo gli innamorati che camminavano per les Chances Élysée o per mano presso la Vie en Rose.In fondo Parigi era la città dell'amore e al tempo ci ero fissata con quella parola. Crescendo ho capito che non faceva per me, odiavo ogni tipo di smanceria e dimostrazioni d'affetto.
Posso sembrare anaffettiva ma in fondo al mio cuore c'è una scatola, dentro quella scatola c'è n'è un'altra, dentro un sacchettino e lí, lí si che c'è il mio bene che riservo per i miei affetti, se solo ne avessi.
Come ho detto prima, ho cercato di entrare perché quella scimmia proboscidata che si occupava della selezione mi accusò di essere troppo eccentrica.
Eccentrico era il suo naso spropositato. Sembrava una saiga tatarica, animale fortemente a rischio di estinzione e solo per lei, li avrei sterminati io. Adesso disegnavo solo per passione ed ero al mondo senza uno scopo preciso. La mia vita era inutile come le istruzioni degli ovetti Kinder.
Stavo giusto attraversando il parco per comprare dei carboncini nuovi quando qualcuno mi venne addosso.
Di prepotenza.
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Le Bozze di Dio
Novela JuvenilAvete presente l'aria fresca che ti scompiglia leggermente i capelli, il calore del sole che ti bacia la pelle e i rumori dei bambini che giocano in sottofondo? Nel Caso di Clarissa e Evelin sarebbe un getto d'aria dritto in faccia e su per le naric...