Mi svegliai di soprassalto e questa volta non era colpa del pettirosso che suonava le campane. Bensì di uno stridulo rumore proveniente dal tavolo di quella che non si può definire cucina.
Mi alzai ed indossai quelle meravigliose ciabatte con i gatti disegnati sopra che mi aveva regalato mia nonna. Erano orrende a dire la verità, ma comode e calde. Mi avvicinai al tavolo senza accendere la luce però, perché non volevo rovinarmi gli occhi con quella specie di neon ad energia demoniaca che mi ritrovavo al posto di un lampadario.
Quando posai lo sguardo sul tavolino non credetti ai miei occhi. Sdraiato a pancia in su c'era Polpetta che stramazzava e miagolava come se fosse posseduto. Forse usare il libro non era stata una buona idea ed aveva ragione Evelin. Abbiamo provato a richiamare uno spirito disegnando con i suoi pastelli sul tavolino un pentagono per contenere il mostriciattolino. Inutile. Nessuno é arrivato per servirmi pancetta e uova.
Non capivo perché stesse male, quel gatto aveva sempre rotto le ovaie più del dovuto ma gli volevo bene. Poi spostai lo sguardo di poco e proprio accanto a Polpetta vidi gli evidenziatori che avevo usato per rifinire il disegno. O meglio vidi il tappo degli evidenziatori, perché quel coglione di un gatto aveva provato a mangiarseli visto che sopra c'erano disegnate diverse torte. Sì ho un certo gusto in fatto di evidenziatori.
Rantolava e miagolava e sputacchiava saliva ovunque. Provai con un massaggio cardiaco, ma visto lo spesso strato di grasso e pelo che lo avvolgeva non servì a molto. Dovevo portarlo dal veterinario e anche velocemente, prima che mi accusassero di omicidio felino. Afferrai il cellulare e chiamai Evelin.
«É una strega?»
«Cosa?»
«Cosa?»
«Sono Clarissa.»
«Quindi é una sfigata.»
«Ehm, sì.»
«Perché mi chiami a queste ore improponibili?»
«Perché tu mi rispondi?»
«Va bene va bene, ho capito.»
«Il mio gatto si é mangiato gli evidenziatori. Tu con la tua magica macchina devi accompagnarmi dal veterinario.»
«Non pensavo che i veterinari fossero aperti a quest ora... La macchina é da mio fratello, io sono a casa e stavo guardando uno di quegli horror poco sanguinosi.»
«MA IL MIO GATTO.»
«Ho capito. Chiamo Samuele. Di sicuro é sveglio, ubriaco ma sveglio. Uno dei suoi amici é sobrio di sicuro, perché deve fare da autista a tutti. Ti accompagna con l'auto di Samu e poi arrivo io. »
«Oh sì grande mettimi nelle braccia del mio stupratore. Avrai la mia vita sulla tua coscienza.»
«Fantastico a tra poco.»---------------------------🎞️---------------------------
Ero ferma su una panchina con quella palla di carboidrati chiusa nella gabbietta da almeno trenta minuti. Giocavo a Candy Crush e all'improvviso suonarono le campane. Guardai l'orologio. Erano le tre. E gli esorcismi dei pettirossi proseguivano bene. Nulla di rassicurante.
Una macchina nera si fermò davanti a me e si abbassò il finestrino.
«Buonasera sconosciuta.»
O quanto desideravo in quel momento che ci fosse un vero sconosciuto che mi stuprasse. Invece c'era quel concentrato di simpatia e limone acido rimasto in frigo per settimane di quel razzista contro i bassi di Federico.
Mai una buona. Risi per non piangere. In senso letterale.«Secondo me Dio ha una bella lista di avvenimenti divertenti e li testa su di me per vedere se fanno ridere davvero. Beh spoiler, no non fanno ridere.»
«Oh su non puoi essere triste se passerai la tua serata con me ed il tuo grasso gatto mangia evidenziatori.»Alzai gli occhi al cielo e lo guardai malissimo. Mentre guidava aveva un braccio fuori dal finestrino come quelli che nei film si credono troppo fighi. Una volta mia mamma mi raccontò che ad un uomo facendo così era rimasto impigliato il braccio in un camion della spazzatura e se lo era portato via. Sperai vivamente di incontrare uno di quei camion.
«Quindi di solito ti diverti ad assassinare i gatti?»
«No, mi ci vesto da gatto.»
«Mh, sexy. Ti ci vedo già con un completino attillato da la Gatta Nera. Sai una delle ragazze di Spiderman.»
«Sai io ti vedo invece senza un braccio e senza la protesi di metallo però. Come il Soldato d'Inverno se hai presente.»
«Aspetta aspetta, abbiamo una che legge i fumetti qua?»
«Abbiamo una che é capace di fare esplodere una cucina soltanto friggendo della carne se ti interessa.»
«Non devi essere una chef molto abile.»
«E tu non devi essere molto intelligente se non rallenti agli stop.»Finalmente arrivammo davanti al veterinario scesi e lo ringrazia svogliatamente correndo dentro all'atrio tenendo la mia gabbietta vicino. Dentro erano seduti un vecchietto mezzo addormentato, una signora sulla cinquantina con un pappagallo poggiato sulla spalla ed un colibrì sull'altra, una ragazzina di tredici anni o forse quattordici che teneva un furetto sulle gambe. Che schifo il veterinario. Capisco gli animali.
«Allora dove ci sediamo piccina?»
Sobbalzai e poi mi venne voglia di vomitare. Di nuovo.
«Io mi siedo lì, tu ti fai crescere le ali e ronzi da qualche altra parte.»
«Non sì lasciano le donzelle da sole dal veterinario.»Sorrise ed é in quel momento che capii che non desideravo altro che l'arrivo di Evelin. Sprofondai sulla sedia e tirai fuori il cellulare, mentre il mio fastidioso accompagnatore continuava a parlare di come avessimo sconfitto un cartolaio che aveva voluto avvelenare il mio gatto con i suoi evidenziatori alla ragazzina con il furetto.
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Le Bozze di Dio
أدب المراهقينAvete presente l'aria fresca che ti scompiglia leggermente i capelli, il calore del sole che ti bacia la pelle e i rumori dei bambini che giocano in sottofondo? Nel Caso di Clarissa e Evelin sarebbe un getto d'aria dritto in faccia e su per le naric...