Cassetta LVII

3 1 0
                                    

"Guarda sotto la lavatrice"
"Non c'è"
"Sotto lo stendipanni"
"Ne abbiamo uno?"
"Sotto il portachiavi"
"Clarissa perché deve essere sotto e non mimetizzato?"
"DEVE INSEGNARMI ALLORA"

Stavamo cercando Polpetta da quattro ore e non trovavo neanche un pelo sul parquet.
Avevo sculacciato personalmente Griglia, gatti mestruati qui non ne volevamo.

"Clar, tanto non è in casa"
"QUEL GATTO LO VOGLIO"
"MA TI HA FATTO RUZZOLARE GIÙ DA UN PONTE"
"Dettagli"
"Pietro come ha fatto a vederlo scappare?"
"Stava prendendo il sole sul terrazzo con una maschera facciale all'aloe vera e i cetrioli sugli occhi, quando sono caduti di sotto ha visto Polpetta"

Ed ecco svelato cos'era quella cosa putrefatta sul marciapiede.
E io che volevo darlo a Nachos.
Visto che quel gatto l'avremmo scambiato per un castoro, cosa che io e Clar eravamo capaci di fare, decisi di chiamare il resto dei nostri amici per aiutarci a cercarlo.
Forse ci serviva un cartello stradale e quelle giacchettine super chic che facevano sembrare una zucca evidenziata da Dio.

"Vorrei dire delle preghiere ma non me le ricordo"

Clarissa era disperata, come quando io finivo i carboncini bianchi. Non fidatevi di chi vi dice che sono inutili. MENTONO.

Mio fratello stava scavando il terreno sicuro di trovare Polpetta sepolto vivo, Serena si era rifiutata di aiutarlo perché aveva appena finito la manicure.
Io mi ero arrampicata su un albero grazie a Nicola, in modo da scrutare il tutto dall'alto. Mi sentivo Batman.
Alice, Edo e Irene erano andati a chiedere in giro se avessero visto un buco nero per strada. E detto così era davvero brutto.
Gabriele e Martino sniffavano il terreno come cani da caccia, nella speranza di sentire tanfo di bava.

"PENSO DI AVERLO TROVATO"
Leo era dietro un cespuglio del parco, accovacciato come una gallina nei momenti di 'depurazione'.
"Coccodè"
Io e Clarissa eravamo diventate telepatiche, ma forse aveva sbagliato animale.

Lo circondammo, vedendolo tirare su un ammasso di foglie appicicate.
"Polpetta è nero."
"Da oggi è verde vomito"
"Non mi nominare il vomito"
"Clarissa sono sicuro! Pesa da morire"

Mi avvicinai a Leo prima che posasse la palla di foglie su una panchina.
"Leo hai il raffreddore?"
"Si, perché?"
"Perché è una palla di merda"

Come sotto scariche elettriche, lanciò il tutto verso Giove, per poi strusciare le sue mani sporche su una corteccia, prendendosi pure una scheggia.
"Questa si chiama sfiga"
"Scusate. È colpa mia e di Clar"

"SO DI ESCREMENTO"
"Beh non cambia tanto"
Leo andò ad accarezzare Gabriele. In faccia.
"MA CHE SCHIFO"
Ci allontanammo tutti da Lele facendo un passo indietro. Io due per sicurezza.

Affiancai Andrea, che stava parlando con Federico sulla differenza tra lecca lecca e chupa chupa .
"Alla fine per il gay club?"
"E tu come f-"
"CIA. Paga bene dopo tutto"
"Tu non sei invitata"
"MA PERCHE NO"
"Sei un uomo?"
"No. Non credo, almeno. Asp-"
"NO CHE NON LO SEI"
"Le tette non le ha"

Feci lo sgambetto a Federico che diede una facciata sull'asfalto.
"Prova a fare altre battute sulle mie tette e ti ritrovi senza scroto. Chiaro?"
Si alzò con una mano sul naso.
"NO MI SERVE PER QUALCOSA DI UTILE" "Per mettere l'infradito con i calzini?"
"Per fare sesso con Clarissa"

Come richiamata dalle forze del cielo, Clar gli fece un'altro sgambetto dall'altra gamba.
"Non ci credo"
"Tranquilla Eve. Glielo strappo prima io"
"Bene"
Presi a braccetto Andrea.
"TORNANDO AL GAY CLUB"

---------------------------📼----------------------------

Dopo un caffè rigenerante, preso da tutti tranne me e Clarissa accompagnate da un muffin doppio strato cioccolato pralinato al limone mano di Buddha, stavo intavolando un piano d'azione.

Le Bozze di  DioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora