Capitolo 7

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Sono un po sorpresa da questa domanda ma immagino voglia sapere qualcosa in più su chi lavora per lui. O sta semplicemente cercando di fare conversazione.
"12 anni." dico.
"12 anni? Wow! Vi siete fidanzati all'asilo?" mi prende in giro e ridacchia.
"Ci siamo conosciuti al campo estivo, avevamo 14 anni.. Due bambini alle prime armi in amore. Diciamo che la nostra non è mai stata una relazione normale,ma più un continuo tira e molla, ci faceva sentire grandi, ci dava il senso del brivido, immagino sia stato questo a farla durare così tanto, il solito cliché della ragazzina attratta dal ragazzo stronzo e il classico ragazzo stronzo che sa che può fare qualunque cosa tanto lei sarà lì ad aspettarlo e perdonarlo. A quell'età non sai ancora bene cosa è giusto e cosa è sbagliato e con il senno di poi entri in un loop che sembra normalità. Ma a 26 anni le cose cambiano, pian piano inizi a capire che la normalità non è questa. non voglio più sentirmi grande né sento più il bisogno di quel brivido, maturando capisci che è solo una grandissima stronzata. ho altre esigenze adesso. E più rispetto per me stessa, il minimo per capire che non è giusto tutto ciò. Non abbastanza per cambiare le cose però.. Ho aspettato e sperato tanto che cambiasse e capisse, tanto. Fino a perdere le speranze. Fino a rendermi conto che forse l'amore non dovrebbe essere proprio così.. Una sorta di rassegnazione, ecco. Adesso prendo le cose per come sono. Cerco di vivere le giornate per come vengono. E poi è arrivata Isabel, un vero fulmine a ciel sereno. Non c'è l'aspettavamo proprio. Non fraintendermi, è la cosa più bella della mia vita e la rifarei altre mille volte ma ha accentuato ancora di più quanto le cose siano cambiate. Quanto così non vada bene." dico sovvrapensiero.
"Non sembri felice." dice.
"È complicato." rispondo.
"L'amore non dovrebbe esserlo." si fa serio e continua:
" E se questa cosa non ti fa stare bene perché farti del male? tutti hanno il diritto di essere felici." mi solleva il viso e mi guarda negli occhi.
"anche tu. Cosa ti frena?" mi chiede.
"Isabel" rispondo seria senza neanche pensarci un attimo. Dio solo sa quanto ho paura per lei.
"Non potrei mai farle questo. Non ne avrei mai il coraggio. Non l'ho mai detto a nessuno, non so neanche perché te lo sto raccontando.." spiego. In verità lo so. È perché ho un disperato bisogno d'aiuto. E Andrea è la prima persona che sembra accorgersene.
"puoi parlare con me. Sarò una tomba." mi dice gentile e mi accarezza il braccio.
"Emily, ho fame." mi chiama Liam dal suo lettino.
"Ben svegliato biondino, ora mangiamo." dico. Sveglio Isabel e Andrea va a chiamare Elena e Adam.
I suoi occhi però rimangono fissi su di me. È come se volesse farmi altre mille domande. E se da una parte ho un infinita paura vorrei davvero che me le facesse. Per la prima volta in 12 anni qualcuno sembra cogliere le mie richieste d'aiuto. Non so cosa fare.
"che ne dite se ordiniamo dei poke? Isabel li mangia?" mi chiede Elena.
Prendo la mia borsa frigo ed esco un contenitore di pasta fredda, piatti di plastica e posate.
"Non scherzavo quando ho detto che ho portato anche il pranzo, ho fatto della pasta fredda spero vi piaccia, i bambini la mangiano?" sorrido e chiedo. Non ha senso andare nel panico. So bene che non ho il coraggio di fare questo passo. Ho troppa paura per Isabel. Se proteggerla vuol dire sacrificarmi è quello che farò.
"sei incredibile! Grazie Emily, non dovevi, sul serio. Però promettimi che la prossima volta ci permetterai di occuparcene noi." mi dice Elena.
"va bene, va bene." mi arrendo. Non voglio passare per quella che se ne approfitta ma non voglio neanche che si infastidiscano perché mi porto dietro le cose. Ci tengo al mio lavoro.
Faccio i piatti per tutti e mangiamo qui sui nostri lettini. Elena prende delle bibite per tutti al bar e la ringrazio.
"È buonissimo Emily." mi dice Adam, tutti concordano.
"sono felice vi piaccia." sorrido.
Finiamo di mangiare e mentre i bambini giocano un po sulla sabbia Andrea prende tre caffè per noi, lo bevo, mi accendo una sigaretta mi siedo nella sabbia in disparte e ci rilassiamo tutti un po.
Mentre sono distratta nei miei pensieri sento una enorme palla di sabbia piombarmi addosso, mi giro e vedo Andrea con le mani sporche di sabbia che parla con Elena facendo finta di niente. Prendo il secchiello di Isabel, lo riempio di sabbia e me lo nascondo dietro le spalle, Elena se ne accorge ma non dice niente. Mi avvicino ad Andrea e lui si gira verso di me divertito, lo fisso e mi avvicino pericolosamente al suo viso. Lui è stranito ma non si sposta. Quando i nostri corpi si toccano e lui sta quasi per baciarmi lì svuoto il secchiello in testa sotto gli occhi divertiti di tutti, la sua faccia è impagabile! Il suo evidente interesse per me ha giocato a mio favore. È bello godere di questi attimi di spensieratezza, non ricordo più quando è stata l'ultima volta che mi sono sentita così.
"Stai giocando sporco, così non vale." sogghigna.
"hai iniziato tu." li faccio l'occhiolino.
"Elena dai uno sguardo ad Isabel per favore" dice Andrea ma io non capisco.
Non faccio in tempo a proferire parola che mi ritrovo a penzoloni sulle sue spalle.
"Mettimi giù!" dico dandoli dei colpetti sulle spalle.
Entra in mare, mi fa scendere dalle sue spalle e mi butta in acqua.
Risalgo in superfice e lo affogo a mia volta. Per un attimo mi sento libera e leggera. È tutto così normale e bellissimo. L'opposto della mia vera vita.
"Non farlo più, o la prossima volta potrei baciarti per davvero." dice pericolosamente vicino alle mie labbra, così vicino da sentire il calore del suo respiro.
Mi tiro via rossa in viso e lui sogghigna.
Torniamo in spiaggia e mi siedo tra Isabel e Adam. Elena mi sorride.
"Qui le cose si fanno bollenti! Hai un talento naturale per far innamorare chi non si sbilancia mai, prima i miei figli, ora mio fratello. È perso di te" ci prende in giro.
"ma se ci conosciamo da due giorni. " mi metto a ridere.
"e poi io ho una famiglia." dico guardando per terra in imbarazzo.
"ti stalkera sui social da quando ti ho chiamata io la prima volta su Skype" ridacchia.
"sta delirando, come ti ho già detto hai del talento e ti ho studiata per un pó, tutto qui. Non sono uno stalker." mi dice imbarazzato.
"Bagnetto?" mi chiede Isabel salvandomi da questo momento di disagio generale.
Annuisco e andiamo tutti in acqua.
Sono passate un paio d'ore e si sono fatte quasi le 17,00, è ora di andare via. Nel frattempo è arrivato anche Victor, il marito di Elena. Molto simpatico e con una tendenza al ringraziare molto simile alla mia, mi sento meno sola. Mi avrà ringraziata almeno venti volte per aver giocato con i bambini.
"Emily noi rimaniamo ancora un pó qui al mare, ti accompagnerà Andrea a casa. Ci vediamo stasera tesoro!" mi saluta mentre torno ai lettini con Isabel e Andrea.
Ricambio il saluto e metto l'asciugamano ad Isabel.
Comincio a preparare le borse per andare via, dopodiché cambio Isabel e le metto un pannolino e dei vestiti asciutti. La siedo sul lettino e le do la merenda. Le rubo un lampone e lei sorride.
Mi siedo sul lettino di fronte al suo, mi accendo una sigaretta e ne offro una ad Andrea che è rimasto in piedi vicino ad Isabel.
"Se hai fretta prendo tutto e andiamo via, ho pensato che volessimo asciugarci per non entrare in macchina con i vestiti bagnati." dico.
"oh, per me va benissimo, a dire il vero credevo avessi tu fretta di andare via dopo una giornata di lavoro." mi risponde gentile.
"Tieni, stai tremando." mi passa la sua camicia. I miei vestiti sono zuppi d'acqua ed anche le asciugamani. I bambini hanno fatto un disastro giocando a gavettoni.
"Grazie." accetto e me la infilo. Mi arriva poco sotto il sedere e mi fa sembrare nuda al di sotto. Andrea deve star pensando la stessa cosa perché mi guarda con uno strano luccichio negli occhi.
"Sei dannatamente sexy con la mia camicia." sussurra al mio orecchio. sghignazza divertito quando mi vede arrossire.
Accetta la sigaretta e si siede a fumare affianco a me. Poi si gira verso Isabel e la guarda incantato cambiando discorso.
"È meravigliosa. Siamo rimasti tutti incantati da lei, mia madre è impazzita. " sorride e continua
"immagino non sarà stato facile per i nonni e gli zii separarsi da lei." mi dice. Ormai ho un po' capito il suo modo di fare per sapere di più su di noi.
È da ieri che fa cosi: la butta lì così cercando di fare conversazione, raccogliendo pezzi della nostra storia qua e là.
"Isabel non ha parenti all'infuori di me e del suo papà. Siamo entrambi figli unici.
I genitori di Thomas hanno tagliato i ponti con lui da anni, hanno sempre avuto un rapporto burrascoso, io non li ho nemmeno mai conosciuti.
Io sono orfana dalla nascita. Sono nata un mese prima del previsto e sono rimasta in ospedale una ventina di giorni. i miei genitori sono morti in un incidente stradale il giorno delle mie dimissioni, stavano venendo a prendermi." una lacrima mi riga il volto e continuo:
"ho vissuto tutta la vita con mia nonna. È venuta a mancare quando io avevo 20 anni.
Per questo quando ho scoperto di essere incinta ho voluto tenere Isabel a tutti i costi: i miei genitori mi hanno desiderata con tutta l'anima e non hanno potuto vivermi, sarei stata un ingrata a non apprezzare la vita che mi era appena stata donata.
Ed è anche per questo che metto la sua felicità prima della mia. Ha solo la sua mamma e il suo papà nel mondo, non posso toglierle questo. È mio dovere proteggerla, a qualunque costo." dico tutto d'un fiato. Mi viene un nodo in gola al pensiero di quello che potrebbe accadere se io tentassi di lasciare Thomas e inizio a tremare. Faccio dei respiri profondi e cerco di calmarmi. Ho imparato a tenere sotto controllo i miei attacchi di panico anni fa, ma fa sempre schifo quando si presentano.
"Mi dispiace davvero tanto Emily, la vita non è stata buona con te." mi dice sinceramente dispiaciuto.
"Mi ha dato Isabel, questo vale ogni dolore." dico seria.
Andrea ha gli occhi lucidi e mi abbraccia.
Sembra capire molto più di quello che li dico. È come se percepisse il mio dolore.

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