𝟕

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𝑨𝒎𝒆𝒍𝒊̀𝒆


Lunedì mattina trovo come sempre Yuri fuori dal locale.
Credo sia il caso di darle una copia delle chiavi.

«Buongiorno Yuri.»
«Hey! Allora, che hai fatto domenica?»
«Sono stata in biblioteca e credo di essermene innamorata!» faccio scattare la serratura.

Quella struttura è qualcosa di inimmaginabile, per non parlare della gentilissima signora Lya.
Milioni e milioni di libri suddivisi accuratamente per genere.
Incredibile la precisione e l'ordine in cui sono esposti, addirittura per colore.

Continuiamo a chiacchierare fino all'arrivo degli altri due.
La situazione è alquanto tesa dato che Yuri e Toshiba diventano subito rossi ed io, disagiata la quale sono, deglutisco davanti al sorrisetto di Haruto.

«Ragazzi,» fingo un colpetto di tosse appena mi schiocca un occhiolino. Dio... «A breve dovrebbero arrivare le stampanti e i computer quindi oggi ci occuperemo principalmente della loro sistemazione.»
«Oh, finalmente si inizia!» esclama Yuri, sfregandosi le mani.

Due ore dopo, la tensione iniziale è vaporizzata, lasciando spazio solo all'emozione dato che gli scatoloni sono arrivati e abbiamo appena finito di sistemarli.

Stappo una bottiglia di spumante, che mi sono portata giustamente per l'occasione.
«Alla nostra! E ancora grazie per il vostro aiuto.» sorrido nel vedere in loro il mio stesso entusiasmo.
Anzi, forse un po di riposo se lo meritano.

«Facciamo una cosa,» dico guardandomi l'orologio al polso «Siete in pausa fino alle 14, poi inizieremo a fare la prima prova stampa.»
«Ma sono appena le 11!» si lamenta Haruto.
Lo guardo con un sopracciglio alzato.
Per tutta la mattinata ho cercato di evitare il suo sguardo perché per quanto provassi a nasconderlo, il complimento e il gesto di quella sera continua a ronzarmi in mente e non so davvero come gestire la situazione.
Che ci sia un interesse?
Dio, sono così imbranata in queste cose.

«Non ti preoccupare, se eravamo in ritardo con i lavori, vi avrei fatto fare gli straordinari quindi adesso,» sorrido iniziando a spingerli letteralmente fuori dalla porta «Bye bye!» e non so con quale forza, ma riesco a chiuderla con loro fuori.
Mi appoggio a quest'ultima, sentendo il biondino borbottare e gli altri due ridersela.

Passo lo sguardo su ciò che mi circonda.
Tutto quello che ho sempre voluto è qui, davanti a me.
Presa dall'emozione, inizio a correre per tutta la stanza, saltellando da una postazione all'altra.

Un altro motivo per cui li ho cacciati, è per via delle lacrime di gioia che prendono a scendermi giù per le guance.
Non è da me mostrare le mie debolezze, le mie sensazioni.
Mostrare me.

🥥

Mordicchio una penna mentre controllo alcuni fascicoli e sussulto quando sento in contemporanea due suoni.
Il bip di una mail e il campanello.

Mi avvicino al portatile, giusto per vedere chi fosse il mittente, ma due possenti tonfi rischiano di buttarmi giù il portone.

Allargo le narici e stringo i pugni.
Centosedicimila yen di portone, vedi di darti una calmata, chiunque tu sia.

Mi avvio all'ingresso, rassegnata al fatto di dover passare un po di tempo da sola con Har-

Oh.
Mio.
Dio.

Spalanco le palpebre, sbattendole ripetutamente.

Calma.
Pensa e soprattutto, rifletti.

Mi alzo sulle punte, fissando e socchiudendo gli occhi in un unico punto preciso, proprio alle sue spalle, come se stessi cercando qualcosa.
Non appena lo vedo girarsi, per seguire la mia traiettoria, chiudo la porta alla velocità della luce.

𝐂𝐎𝐂𝐎𝐍𝐔𝐓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora