𝟑𝟖

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                                  𝑹𝒖𝒊

«Che stai facendo?» sorride, mentre cammino per il corridoio, con lei ancora in braccio.
E ancora completamente nuda.

Arrivo in cucina, apro il frigorifero e la sento rabbrividire per il freddo che ne fuoriesce.
Prendo una bottiglietta d'acqua e, dopo averlo richiuso, la faccio sedere sopra al ripiano dell'isola, mettendomi in mezzo alle sue gambe.

Gambe lunghe, lisce, che mi hanno mandato in panne il cervello quando stringevano i miei fianchi.
«Avevo sete.» rispondo iniziando a berne più della metà.

«E dovevi per forza portare anche me?» chiede allungandosi di poco all'indietro, con un sorrisetto birichino.
Nemmeno lei si rende conto di cosa riesce a scatenare in me con quell'espressione innocente.

Chiudo la bottiglia, buttandomela alle spalle sotto il suo sguardo scioccato.
La sento schiantarsi non so dove e non mi importa, affondo i miei palmi in quei fianchi dannatamente morbidi.
«Forse ancora non ti è chiaro che non ho alcuna intenzione di staccarmi da qui per un bel po'.» mi avvicino al suo orecchio, iniziando una scia umida che termina sul suo seno.

Cristo...
Rimarrei beatamente con la bocca attaccata a quelle tette, non troppo grandi ma fin troppo sode e soprattutto naturali, a vita.

Finora, mai avevo visto e toccato un seno del genere.
Morbido.
Niente silicone.
Perfettamente modellabili sulle mie mani.

«A-aspetta... Hmh-» ansima tirandomi i capelli. Divento un'animale ogni volta che lo fa.
«Cosa?» sussurro tremendamente eccitato mentre sposto i suoi all'indietro, baciando subito dopo il collo ricoperto da macchioline viola.

Mi abbraccia, spiaccicando le sue curve al mio petto, «Non qui.» lecca il mio orecchio.
Un brivido mi attraversa la spina dorsale, portandomi a stringerle con forza i fianchi.
«Ovunque, vorrai dire.» ribadisco in un ringhio, entrando in lei con una spinta decisa che toglie il fiato a entrambi.

Prendo fin da subito a muovermi con foga.
Come un maledetto bastardo ed egoista che pensa solamente al suo di piacere.
Ma,«Merda.» sussurro.
Non riesco a ragionare.
Se volesse fermarmi, sarà costretta a chiamare qualcuno per iniettarmi un sedativo.

I dannati sensi di colpa, iniziano a svanire appena circonda le mie spalle con le sue braccia, iniziando a baciarmi con avidità il collo. Le piace.
Allungo la testa all'indietro, cercando di respirare a polmoni pieni dato l'affanno sempre più pesante.

Prima ci sono andato con calma, o per lo più lo spero, sapendo che per lei fosse la prima volta.
Ma, adesso...
Ora è il mio corpo che decide per me, come se volesse dimostrarle il significato che abbia per me il sesso.

«Di-» prova a dire qualcosa, ma le mie spinte non glielo stanno permettendo.
«Cosa?» domando rallentando il giusto per perdermi in quei occhi lucidi e socchiusi.
Deglutisce prima di sospirare, poi mi uccide con due semplici parole.

«Di più.» si avvicina, mordendomi il labbro inferiore.

«Cristo.» con gli occhi fuori dalle orbite, e un attacco cardiaco in corso, la faccio sdraiare sopra al marmo freddo, prendendole poi le ginocchia per portarmele sopra le spalle.

Sorrido quando, abbracciando le sue cosce unite, riprendo a muovermi con un andatura più lenta, ma intensa.
Profonda.

E ricambia anche lei quello stato di pura euforia mentre nell'aria iniziano a sentirsi solamente le forti stoccate, seguiti dai miei sospiri e i suoi lamenti. «Ti sento—troppo.»
A chi lo dici...

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