𝟑𝟓

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                               𝑨𝒎𝒆𝒍𝒊̀𝒆


«Facciamo il bis?»
Credo sia la quarta volta che Haruto me lo chiede, più che bis, sarebbe giusto dire quater, se non quinquies.

«È buonissimo, ma non credo sia il caso.» declino l'offerta.

Ho già bevuto due calici di spumante e il ricevimento è iniziato da nemmeno un'ora.
Certo, devo dire che per come sono psicologicamente messa, prenderei l'intera bottiglia e fanculo tutti.

Provo vergogna solo nel guardare la mia mano destra.
Dove fino a poco fa c'era il, va beh, l'arnese di Rui.

Che stupida.
Mi son fatta prendere dalla foga e-, no, basta stronzate.
Chiamiamo le cose per nome.
Quella non è più foga.
A me, Rui piace.

Sul fattore estetico, non ho mai potuto dire il contrario, dato che gli salterei addosso ogni tre per due.
Ma a me inizia a piacere anche per com'è dentro.

E sarei una masochista perché effettivamente, è quello che sono.
Ed è una fottuta eresia, so bene anche questo.

La maggior parte delle volte, vorrei solamente farlo fuori per quant'è scorbutico e antipatico, ma non è più solo quello.
Stando perennemente con lui, ho capito che il suo carattere è questo.
È fatto così.
Stonerebbe se un giorno si svegliasse e se ne uscisse fuori con un «Hei splendore, come stai? Vuoi che ti prepari una tazza di caffè? Con dello zucchero magari, o preferisci il dolcificante?»

Cioè, mai.
Ma proprio mai.

Lui è così.
Rozzo.
A volte cavernicolo.
Sempre imbronciato.
E sono le cause principali per cui sia così maledettamente attraente.

Ma non solo, lui ha tanto da dare e io, in parte, sono riuscita a vederlo.
Piccoli, impercettibili gesti, che mi hanno portato a pensare che lui, a me, un pochino-ino, sembra tenerci.

Non posso ovviamente metterci la mano sul fuoco ma, dai: chi avrebbe avuto la pazienza di restare accanto a un'acida come me?
E non lo dico tanto per dire, so benissimo che a volte sono proprio insopportabile.

Per di più, chi verrebbe a salvarti il culo praticamente sempre?
Rinunciare alla propria quotidianità per proteggere il proprio capo.
Che poi, tanto capo con lui non mi ci sono mai sentita, anzi.

Ma mettendo da parte anche tutte queste piccole e scontatissime considerazioni, lo percepisco dai suoi rari complimenti, dai suoi occhi che non si staccano mai da me.
Mai.

Però, poco fa...
Il modo in cui si è allontanato, come mi ha guardato...
Sarò sincera con me stessa, avevo e ho tuttora voglia di lui.
Compiere quel passo, che per ogni donna dovrebbe essere importante, indimenticabile e soprattutto, se fatto con la persona adatta. Io ero pronta. Lo sono.

Non credo a tutte quelle stronzate della prima volta fatta con il primo amore.
E pensare che ci scrivo anche dei romanzi, pubblicandone poi dei libri a riguardo.
Incoerente sì, ma soprattutto razionale.
Io credo più alle situazioni.

Mi piace?
Sta per succedere?
E che succedesse, vaffanculo!

Ma evidentemente sono io quella non adatta.
L'ho letto nei suoi occhi il passaggio dall'eccitazione, alla paura.
Dal desiderio al ripensamento.
Come se ciò che gli stavo trasmettendo io, non fosse bastato.

E quindi, niente.
Con la coda tra le gambe e un gran senso di vergogna, mista alla rabbia, eccomi qui.

«Ma li conosci proprio tutti?» chiedo a bassa voce, approfittando della pausa del gruppo jazz che ha smesso da poco di suonare.

𝐂𝐎𝐂𝐎𝐍𝐔𝐓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora