𝟐𝟖

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                               𝑨𝒎𝒆𝒍𝒊̀𝒆

«Ehm, so che sarò ripetitivo ma... perché hai la sciarpa di lana se sei in canottiera e a piedi nudi?»

È già la terza volta che Hiro me lo fa notare.
E ho sempre sviato in modo alquanto elementare la sua domanda.

È arrivato una decina di minuti dopo che Rui era entrato nella doccia.
E per fortuna.

Ho ancora la tachicardia se ripenso a cosa diamine abbiamo fatto su quel divano.
Non rispondevo delle mie azioni, ero come strafatta.

Le sue mani, il suo sguardo...
Volevo fermare tutto per via dell'imbarazzo, ma allo stesso tempo non riuscivo ad allontanarlo.

Non capisco perché mi sia lasciata andare in quel modo.
Attrazione?
Madre santissima, ne provo molta.

Ma non voglio che sia un pretesto per lasciarmi andare in quel modo.
O per lo meno, non proprio con lui.

Parliamoci chiaro.
Io non lo tollero e lui non tollera me.
È un controsenso incredibile.

Anche se...
Giuro di essere molto curiosa di scoprire quali altre sensazioni si potrebbero prov-
«Iu-hu?» vedo la mano di Hiro sventolare davanti ai miei occhi.

Oh merda, nemmeno mi ricordavo più di lui.

«Beh,» -diamine!
Quale era la domanda?

Fa un cenno alla mia sciarpa col mento, per poi indicare i piedi nudi.
Ah, già!

«Ho paura di avere problemi alla cervicale... sai, ne soffro,» cerco di arrangiarmi «E dormire in macchina tutte quelle ore, non devono avermi aiutato.» sorrido come un'ebete.

Ma la realtà dei fatti è che ho il collo e il seno foderato da macchioline rossastre.

Lo vedo annuire con una strana espressione confusa mentre Rui, che è al suo fianco, nasconde il ghigno con un finto colpo di tosse.

Da quando è uscito dalla doccia, è ritornato di nuovo la persona più apatica che possa esistere.

È proprio questo il punto.
Lì per lì mi ha fatto sentire desiderata.
Mi guardava più intensamente, in modo diverso.
Mentre ora se ne resta lì, tranquillo come se nulla fosse accaduto.

Come diavolo fa?
A me basta guardare di sfuggita il divano per avvampare ogni tre per due.

«Comunque ragazzo mio, ho letto ciò che mi hai inviato e ti dirò che la tua ipotesi non è da scartare.»
«Quale ipotesi?» mi incuriosisco.

Vedo Rui alzare gli occhi al cielo «Non ti riguarda.» asserisce.
Ma è serio o incredibilmente allucinato?

«Non mi riguarda? Ma ti senti? Non ci vuole mica un genio per capire che ti stavi accordando con lui per qualcosa che sicuramente ha a che fare con me!» coglione.

Bene, adesso mi sta anche uccidendo con lo sguardo.

«Tranquilla,» Hiro mi appoggia una mano sulla spalla «Quello che ci siamo detti non è una cosa rilevante, tutto quello che dobbiamo fare adesso è permettere all'attività di riaprire, giusto?»
Annuisco.
Certo che è giusto.
Ho perso fin troppo tempo.

«Bene, allora facciamo così,» Hiro si alza appoggiando entrambe le mani sul tavolo «Per prima cosa, non dovrete parlarne con nessuno. Non una parola! Nakamura è stato incarcerato da poco e i mass media saranno agguerriti.»

E la domanda mi sorge spontanea: «Incolpato per cosa? Per aver cercato di stuprarmi?» chiedo sarcastica.
Rabbrividisco solo al pensiero, ma non credo che Eva fosse a conoscenza dei particolari.

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