𝟓𝟓

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  Rui

«Sto meglio Yuri, ho solo bisogno di... aria.» appoggia la schiena sul muro di un edificio.
Gli occhi distratti, il tono di voce basso e cupo.

Dopo averla trovate in quelle condizioni, l'ho caricata sulle spalle e con Hiro e Yuri alle calcagna, siamo andati dall'altra parte del marciapiede, decisamente più libero e isolato.
E non può nemmeno immaginarselo quanto io sia nervoso in questo momento.

«Cielo che spavento! Come potevo pensare che fossi in quelle condizioni? E fortuna che ora hai ripreso colorito! Cosa ti avrà fatto male?»
Eccola un'altra che non sputa un attimo.

«Credo quel cocktail...» le risponde, mandandomi una veloce occhiata.
«Sicura che non vuoi andare a farti vedere da qualcuno?»
«No. Adesso va un po' meglio, tranquilla.»

Stronzate.
La smorfia che le esce appena termina la frase, ne è la prova.
Ho memorizzato tutte le sue espressioni facciali, avendo trovato come miglior passatempo quello di osservarla accaventiquattro.
Qualcosa in quel bagno, è successo eccome.

«E tu non guardarmi in quel modo.» si acciglia, «Che cavolo ci fate voi due qui?»
Ed eccola che adesso cerca di deviare l'attenzione da lei perché sa che la sto scrutando.
Lo sa benissimo che ho capito che c'è qualcosa che non va.

«Beh noi... cioè, io glielo avevo detto che non era giusto ma lui—»
«Sta zitto Hiro. Questa è la chiara e limpida dimostrazione che non può uscire senza l'accompagno.»
«Rui non—»
«Rui un cazzo, Yuri.»
«Hei, vedi di darti una calmata.» difende l'amica, assottigliando lo sguardo.

Una calmata?
Darei volentieri fuoco al locale per l'assurdità degli eventi che sono successi in neanche dieci minuti.

Prima lei che si sente male.
Poi Ituo, che improvvisamente risuscita dalla sua tana depressiva.
Per finire, il tassista che spero e mi auguro che non c'entri nulla con tutto questo.

E tanto per la cronaca.
«Prendi,» lancio le chiavi della mia auto ad Hiro «Portale a casa, io vi raggiungo appena finisco di fare una cosa.» faccio per girarmi ma il suo tono acido, mi porta a serrare i pugni.
«Non ti scomodare Hiro, cercherò volentieri un taxi.»

Certo, un taxi.
Né tanto né quanto, mi giro incontrando la sua espressione non solo turbata, ma adesso anche arrabbiata.
Dio quando mi guarda in quel modo.
Mi fa andare il sangue al cervello.
Come se la causa di ogni suo problema, dipenda sempre da me.

«Per una sola cazzo di volta.» faccio un passo.
«Solo per una.» un altro.
«Farai come ti dico io.» grugnisco, arrivandole a una spanna dal naso.
«È chiaro?» assottiglio gli occhi, quando le mie narici si imprimono del suo profumo.

Vedo la sua fronte aggrottarsi, ma prima che possa aprire bocca, porto una mano sopra la sua, stringendogliela appena «Per favore. Ascoltami e vai a casa con Hiro.» abbasso di qualche nota il tono perché deve capire che di me può fidarsi e che non mi piace ripetermi.

I secondi passano mentre osserva prima un occhio e poi l'altro, come per assicurarsi che non stia bleffando e che il mio invito, è realmente sincero.
Perfino io mi stupisco di come il tutto sia uscito dalla mia bocca, in modo calmo e premuroso.

Ma nonostante tutto, lo vedo lo stesso la voglia che ha di ribellarsi.
Le labbra strette tra i denti e le rughe tra le sue sopracciglia, è il chiaro segno che cerca di trattenersi.

La mano di Hiro si appoggia sulla mia spalla «Ci penso io a portarle a casa tua, ci vediamo lì.»
Annuisco non staccando ancora gli occhi dai suoi azzurri ma è quando lo sento dire: «Usa la testa.» serro la mascella e la rabbia si ripresenta.

𝐂𝐎𝐂𝐎𝐍𝐔𝐓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora