𝟓𝟎

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                            𝑹𝒖𝒊



«Sì. Allora manderò il mio manager per le 15. No, nessun problemi si figuri.»
Merda.

Lo so dannazione, so che dovrei concentrarmi su ciò che sta dicendo.
Soprattutto perché sta parlando di quello che dovrei fare io, ma non riesco a non guardargliele.
Sono cinque minuti che pendo dalle sue labbra.

Si muovono lentamente quando parla, si allungano quando sorride e mi ritrovo ad inspirare pesantemente, quando le arriccia o le mordicchia.
Le stesse, che ieri notte, erano strette in un altro posto.

Cinque fottuti minuti in cui fingo di scrivere sul mio portatile, seduto sulla poltrona, mentre lei è al telefono con un cliente.
Quel cliente della YuiMei che tra un paio d'ore manderà un suo collaboratore all'aeroporto, il quale, mi dovrà lasciare dei documenti per un nuovo progetto.
Ma la verità, è che non ho concluso una sega da stamattina.

È da quando sono uscito da casa sua, ieri notte, che non riesco a pensare ad altro.
Giorni, nottate intere passate a bramare il suo corpo. E in un modo o nell'altro, ero anche riuscito a contenermi.
Ero. Appunto.
Tutto questo, prima di vedere quelle dannate autoreggenti bianche sulle sue lunghe gambe.
Ma anche grazie a quell'aria da finta innocente, che ha mandato al creatore il mio autocontrollo.

«Va bene, gli darò un'occhiata, se vuole ci possiamo accordare per lunedì.» si alza dalla sedia, facendo il giro della scrivania.
Cammina a passo lento fino alla finestra, poi appoggia una spalla al muro, volgendo lo sguardo fuori e dando la schiena a me.
Più che schiena, qualcos'altro.

Scuoto la testa e riporto per l'ennesima volta gli occhi sulla scheda bianca del monitor.
Allora, concentrati. Mancherebbe l'aggiunta del marchio aziendale e il codic-
«Beh, in realtà questa sera avrei già un impegno...»

«E che cazzo allora!» sbotto, strattonando il portatile.
È già il terzo cliente della giornata che le chiede di andare a cena fuori e, sì cazzo, mi stanno incredibilmente sulle palle tutte queste attenzioni.

Si gira ammonendomi con lo sguardo e mimando un 'stai zitto' con il labiale.
E lo leggo quel leggero divertimento nei suoi occhi, una sorta di compiacimento causato dalla mia reazione.
Alzo un sopracciglio.
Io non sarei proprio divertito.
Ghigno e sposto di poco il computer da sopra le mie gambe «Io gli consiglierei di farsi una ricca seg—»

Spalanca le palpebre «CERTO Signor Fujio.» urla, interrompendo il mio dolce invito, prima di affrettarsi a portare una mano sulle labbra per non scoppiare a ridere «Rimaniamo per lunedì mattina.» mi da nuovamente le spalle.

Appoggia i gomiti sulla mensola della finestra, chinandosi di poco.
Quel poco che mi porta a mordere le labbra quando il tessuto della gonna aderisce e mette in risalto la curvatura dei suoi glutei.
E io dovrei lavorare, così?
In questo modo?

Guardo lei e poi il computer.
Il computer e poi lei.
Culo, display.
Display, culo.
Merda.

«Perfetto allora, arrivederci e buona giornat-Ah!» sussulta quando l'afferro per le cosce, facendola sedere sopra la mensola.
Prendo il telefono, chiudo la chiamata e lo lancio sopra la scrivania.
«Ma sei cretino?» cerca di fare l'autoritaria ma le intravedo comunque quelle rughette introno alle labbra rosee ed arricciate, che fanno di tutto per non regalarmi quel bel sorriso.

«Hai spiegato al Signor Fujio come ci si masturba?» le chiedo, abbassandomi sul suo collo, che annuso come un drogato, prima di iniziare una scia di schiocchi che finiscono sulla sua guancia contratta dal solletico.
«Ok sì, sei decisamente un cretino.» annuisce ed infine cede, regalandomelo se pur incastrato tra i suoi denti.

𝐂𝐎𝐂𝐎𝐍𝐔𝐓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora