𝟐𝟓

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                                   𝑹𝒖𝒊


Ho sudato freddo.
Sto sudando freddo.
Sentire Eva ululare in quel modo, mi ha fatto capire che ciò che avevamo appena fatto, o meglio dire, quello che aveva fatto lei, lo aveva portato all'extacy.

E forse, mi ci sono avvicinato anche io a quella sensazione.

Dirmi di stare zitto per poi baciarmi.
Così, all'improvviso.
Non mi aspettavo quella presa di posizione e non posso negare che non mi abbia intrigato.
Ma so benissimo il motivo per cui lo abbia fatto.
Adrenalina.

È stata sicuramente l'euforia del momento e dato che ora stiamo salendo le scale per sapere il dannatissimo verdetto, tale deve rimanere.

Non può e non deve riaccadere.
Non dopo l'ultima volta in camera.

«Rrrragazzi!» esulta il colosso davanti a noi, dalla sua egregissima postazione.
Un piano rotondo e sospeso in aria con un piccolo bar al centro, una poltrona e un tavolo.
Tutto in marmo nero e tutto esclusivamente suo.

«Allora?» chiedo andando dritto al dunque.
«Frena, signorino.» mi ammonisce «Tre di questi, Jin.» ordina al barista, alzando un bicchierino di rum.
«A cosa devo tutta questa impazienza?» ghigna, curioso.
«Pura curiosità.» alzo le spalle mentre lui in automatico le sopracciglia.

Mi scruta e so benissimo che è stupito dal mio comportamento, ma la verità è che sono per davvero impaziente.
Voglio mettere un punto a questa infinita giornata e tornarmene a casa.

«Prego signori.» Jin, un signore sulla quarantina con i capelli color avorio, compare davanti a noi con un vassoio, passandoci i bicchierini.
«Non è di tuo gradimento mia cara?» Eva guarda l'espressione accigliata di Amelìe con divertimento.
La osservo anche io con la coda dell'occhio e vedo che ne annusa il contenuto, arricciando subito dopo il naso.

«Kanpai!» alziamo il bicchiere tutti e tre e ne mandiamo giù il liquido.
Eva scoppia a ridere per la faccia disgustata della ragazza.
Ed è vero, in questo momento è davvero buffa, ma preferisco distogliere lo sguardo dal suo prima che i nostri occhi possano incontrarsi.

È capitato due o tre volte da quando siamo saliti che l'ho vista arrossire, ma non c'era solo imbarazzo nel suo sguardo, sembrava rimproverarmi o che so, rammaricata.
Che se ne sia pentita?

«Mh, interessante,»
Mi giro verso di lui e lo vedo intento ad osservarci con il bicchierino appoggiato sotto al mento e gli occhi socchiusi.

«Cosa?» domanda Amelìe.
«Il vostro atteggiamento lo è, mi incuriosite molto voi due, siete strani e tu, ragazza mia, alquanto imprevedibile.»
«Ed è un male?» chiede timorosa.

Ride, «Assolutamente no, io amo la curiosità! Specialmente ciò che hai fatto alla fine, quello è stato, Wow! » scuote la testa «Sei andata decisamente fuori da ogni mia aspettativ- Ecco, di nuovo!» urla, «Anche in questo momento che stai arrossendo: che spettacolo!»

Eva e la discrezione non vanno di pari passo.

Lui sa come metterti in difficoltà e le attuali gote di Amelìe, stanno chiedendo pietà.
La sento borbottare qualcosa a bassa voce, mentre si porta le ciocche dietro le orecchie e vedo lo sguardo di Eva addolcirsi.

«Non ti devi imbarazzare così, mia cara,» si avvicina mettendole una mano sotto al mento «Qui nessuno si scandalizza per un bacetto,» e si gira verso di me, con un sopracciglio alzato «Dico bene, Rui?»

Che coglioni.

Rimango in silenzio, con le mani in tasca.
E dietro la sua domanda, ci leggo molto altro.

𝐂𝐎𝐂𝐎𝐍𝐔𝐓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora